lunedì 18 dicembre 2006

L'Italia in cui viviamo
di Davide Ferrari

Bologna, il prof. Pavarini nel mirino di Report. E il mio dissenso.

Ho guardato ogni settimana, in Tv, Milena Gabanelli ed il suo "Report".
Ho goduto delle sue deunce sentendomi un cittadino vendicato dalle ingiustizie dei potenti.
Mi sono stupito delle argomentatissime individuazioni di malaffari e zone grigie della responsabilità pubblica.
Mi hanno deliziato le parole e le immagini rubate nei supposti fuori onda, le godibilissime piratate con la telecamera appoggiata dall'intervistatore sulla scrivania della vittima di turno.
Però, esattamente all'ultima puntata del ciclo del 2006 mi è spiaciuta, e moltissimo, una parte del servizio speciale sui "costi della politica".
Dopo un lungo exursus sulle infinite consulenze nella Regione Lazio, l'indagine è arrivata in Emilia. In Regione non ha trovato nulla, e ne ha dato atto, anche se un poco a mezza bocca.
Il mirino si è poi spostato su Bologna. E qui ecco trovato lo scandalo !!! La consulenza assegnata, con relativo compenso, dal Comune a Massimo Pavarini. Il prof. Pavarini, una brava persona, un uomo acuto e generoso, che si è impegnato per il Comune di Bologna sul difficilissimo tema della sicurezza è stato messo da Report alla berlina, indicato come un gaudente approffitatore delle risorse comunali.
Persino la validita scietifica del rapporto da lui consegnato al Comune ed alla città è stato ridicolizzato.
Giudici un cittadino impegnato nei Comitati contro il degrado, mandato in onda senza nome, e la Gabanelli medesima.
I cittadini hanno la mia solidarietà. Fra loro ed il rumore ed il vagabondaggio io scelgo sempre loro. Non tutti lo fanno.
Cè da dire che bisogna poi passare ai fatti, a risolvere i problemi, e propro indicazioni non banali e non genericamente permissivistiche o demagogiche forniva la relazione di Pavarini.
Ad ogni buon conto il cittadino ha espresso un parere, da confrontare, non una sentenza. Inappellabile, com'è apparsa nel montaggio del servizio Tv.
Il Sindaco ha avuto la parola per spiegare, con evidenza, non tutti gli aspetti della ricerca di Pavarini ma quelli che hanno richiesto un immediato lavoro di messa a punto delle forze dell'ordine e del loro coordinamento.
Anche questa apologia, pure dignitosa e calma, è stata presto archiviata come risibile e tautologica.
Ipse dixit. La Tv ha deciso: tutti i politici sono uguali, arraffoni e in cerca di consenso. E ancora: tutti i professori consulenti, anche se di altissimo livello, come Pavarini, sono un po' furbacchioni, apparati occulti dei politici.
Ma il risultato di campagnesiffatte sarà che sempre meno ricercatori saranno "ingaggiati" dal pubblico e sempre più da committenti privati, magari proprio su temi di rilevanza pubblica.
Non credo che l'interesse generale ne avrà beneficio.
E poi, sul caso specifico dico "No". Così non va. L'ingiustizia non mi piace anche quando colpisce "in alto".
Cara amica Gabanelli, il mestiere della denuncia civile è il più difficile. Fare giornalismo d'inchiesta è arduo e assolutamente meritorio.
Ma se alle spalle pesa una ideologizzazione, degli apriori, la cosa "non viene vagliata"- come direbbe Totò.
Mi creda: scrivere queste poche righe ha richiesto un poco di coraggio.
Tanti mi hanno espresso un pensiero simile a quello che qui esterno. Ma, come dire, "meglio tacere". Non si sa mai. Fantasmi , a voler cercare, si può finire per trovarli.
Mglio sgattaiolare via. Tanto più che la trasmissione è molto valida, nel complesso, anzi fra le più valide.
Inoltre mi sono chiesto se fosse il caso di criticare dei giornalisti "all'assalto", quando i più sono seduti e alcuni persino proni.
Ma, veda, cara Gabanelli, mi sono ricordato di aver incontrato Massimo Pavarini, a notte fonda, due inverni addietro, intento a vedere e capire i giovani, i loro orari, i problemi del rumore, a rilevare il degrado.
L'avranno pagato bene, ma ha lavorato.
E la schiettezza del professore, il suo dire così poco politico, che già credo gli siano costati molto in questa vicenda, non ritengo debbano essere motivo di una gogna mediatica nazionale senza una voce a sostegno. Una.
La mia, flebile, è qui.
Ognuno pensi quello che vuole.
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