lunedì 8 gennaio 2007

Ricordo di Alessandro Parronchi (Stenografico)

$$Consigliere FERRARI$$%%Grazie, signor Presidente. Ho ritenuto importante ricordare qui Alessandro Parronchi d’intesa con un gruppo di amici e letterati bolognesi, ricordo Niva Lorenzini, Eugenio Mastrorocco, Gregorio Scalise ed altri, perché alle volte la veneranda età - è morto Alessandro Parronchi a 92 anni il 6 di gennaio - non aiuta a ricordare tutti i contributi di una vita, ci si abitua ad avere sempre un punto di riferimento e quando manca certamente alla sua Firenze che proprio in questi momenti, con la presenza commossa dell’Amministrazione comunale, del Sindaco e del Presidente della Regione lo sta ricordando, ma anche all’intera Italia; belle le parole del presidente Napolitano e anche ad una città amata, vicina e amica come Bologna. Un ricordo breve ma non per questo meno intenso, questo vorrebbe essere il mio, perché con Carlo Betocchi, con Piero Bigongiari, con Mario Luzzi ma anche per altri versi per l’attività critica con Carlo Bo, Alessandro Parronchi è stato il protagonista soprattutto come poeta di quel periodo in cui il tentativo che poi fu detto da flora dell’ermetismo era innanzitutto non tanto come qualcuno ha scritto in questi giorni la volontà di ritirarsi in una torre senza contatti altri che non con la intima forza della poesia, ma viceversa per utilizzare la specificità della parola poetica contro la parola retorica dei regimi totalitari, che Parronchi fu tra i più avvertiti della sua generazione a rifiutare e a condannare. La sua attività quindi è di quelle epoche ma è proseguita dal dopoguerra fino ad oggi con una produzione inesausta e sempre ricca, fino a raccolte di versi che hanno superato la soglia del nuovo millennio. I premi furono numerosissimi, sia per l’attività di ricercatore e di studioso anche di storia dell’arte, come dirò tra breve, ma anche e soprattutto come autore e come poeta, fino a raggiungere al recente premio Dino Campana per l’opera complessiva di una vita, preceduto l’anno prima dal Librex Eugenio Montale. Sì, Parronchi fu anche un uomo legato alla dimensione classica ed inarrivabile, quasi etica in questa sua specificità della parola ma anche dell’immagine. I suoi studi su Donatello e su Michelangelo sono molto ricordati ma più di tutti io penso resterà il famoso studio sulla cosiddetta “dolce prospettiva” dove per la prima volta si cercava di indagare l’arte anche con la forza specifica del gusto estetico della poesia, senza quindi rinnegarla, senza metterla a fianco di un’attività scientifica, ma facendone uno strumento. In questo Parronchi fu consapevolmente, pur essendo così lontano da quelle avanguardie che hanno segnato il ‘900, un protagonista anche del tentativo di miscelamento, di contaminazione tra le arti e la letteratura. Per questo il suo interesse anche da vegliardo fu ricchissimo e costante per tutti i tentativi di nuova utilità della parola. Da qui la sua amicizia con Edoardo Sanguinetti e con tanti altri poeti protagonisti dagli anni ’60 in poi proprio di quella ricerca che ha teso ad allargare la forza della parola. Era un uomo molto amato e molto stimato, che ha saputo andare oltre una generazione per viverne tante. È importante io penso da questo punto di vista, che il ricordo di un esempio vada citato.%%