sabato 17 febbraio 2007

17 Febbraio: giornata della libertà religiosa.

Consigliere FERRARI - Grazie Presidente. Sì, non tutti lo sanno, per la verità, ma da molti decenni il 17 febbraio è la giornata della libertà religiosa, lo è non soltanto per quei cittadini italiani, sono relativamente numerosi anche nella nostra Città, che aderiscono alle confessioni che furono direttamente interpreti ed eredi di quell’antica Chiesa valdese che re Carlo Alberto emancipò il 17 febbraio 1848 dopo secoli non tanto e non solo di schiavitù e di negazione delle stesse caratteristiche fondamentali di pari dignità della persona umana, ma veri e propri massacri che le principali potenze cattoliche, bisogna dirlo, fecero a gara nei secoli per portare nei territori delle valli a dimostrazione della loro potenza e fedeltà. Non solo per questi cittadini, ma anche via via il 17 febbraio è diventato importante per tanti altri cittadini di altre confessioni religiose, alcune vicine, altre distanti, altre molte distanti da quella valdese protestante, che però hanno riconosciuto l’importanza delle manifestazioni che in tante città d’Italia, così è stato nei giorni scorsi anche a Bologna, si svolgono per approfondire i temi attuali legati alla libertà religiosa. Voglio ricordare l’iniziativa che mi sembra significativa, che ha già raccolto numerosissime adesioni tra intellettuali, docenti, ricercatori, esponenti di varie realtà ecclesiali **** CRI ****
anche cattoliche, affinché il 17 febbraio di ogni anno diventi qualcosa di riconosciuto anche dallo Stato e dalla Repubblica, diventi per tutti la giornata della libertà religiosa. Qual è il punto ancora oggi più doloroso? Alcuni sono noti, l’insegnamento che differenzia ancora fin dalla primissima età i bambini a seconda delle confessioni a cui appartengono le loro famiglie, diritti matrimoniali, diritti funerari, ma qualcuno ha ricordato anche nella nostra città, proprio nella settimana che abbiamo alle spalle, che per tutti coloro che non hanno né concordato né intesa non valgono nemmeno le garanzie che lo Statuto Albertino confermò dopo le lettere della monarchia savoiarda a emancipazione dei valdesi, laddove si parlava di culti tollerati. No, tutti coloro che non hanno né intese né concordati sono semplicemente, quando va bene, riconosciuti come culti ammessi, e questo termine non a caso venne introdotto dalla legislazione fascista e post concordataria. E non è poco, si tratta, guardate, lo dico io per primo, che non faccio parte di questo novero, di centinaia di migliaia di cittadini, centinaia di migliaia, cioè di molti più di quelli che appartengono alle confessioni storiche ma minoritarie nel nostro Paese, che hanno già ottenuto l’intesa. Si tratta quindi, considerate le famiglie, di una realtà ormai quantificabile statisticamente, cioè un pezzo di società italiana. Spesso non ha voce, spesso non è facilmente interpretabile, ma è qualcosa che fa ben capire perché è così importante che tutti, non più solo chi ha vissuto questa esperienza nella storia, riconosca il valore della libertà religiosa che per la prima volta sul suolo italiano uno degli Stati, quello principale, da cui poi nacque l’unità d’Italia, riconobbe tanti anni fa ma davvero sembra a mi è interessato a queste questioni soltanto ieri. Grazie signor Presidente.