domenica 25 gennaio 2009

Ma cos'è questa crisi..?

La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari


Della crisi si discute molto.Il Comune di Bologna si è mosso. E' un fatto positivo ed importante l'accordo con le Organizzazioni sindacali per usare il sistema di welfare a sostegno dei lavoratori che hanno una condizione più difficile sul mercato.Ora il confronto procederà sulle scelte per sostenere il sistema produttivo. Molti dicono che è necessario fare interventi anti-ciclici o, meglio, sollecitare allo sviluppo settori anti-ciclici.Per la verita, in una crisi a 360°,che influirà indubbiamente sul monte delle risorse fiscali disponibili alla mano pubblica, bisogna essere molto realisti.E' difficile ipotizzare un programma di opere pubbliche o un'allargamenteo della spesa sociale di rilevanti proporzioni.Certo è profondamente ingiusto che, in tutto il mondo, solo per salvare le banche i soldi si siano trovati, anche se il crollo del sistema bancario avrebbe travolto tutti, non solo i colpevoli delle speculazioni finanziarie.Comunque bisogna fare, e molto, con poche risorse.Bisogna mettere la qualità al primo posto e insistere su quello che, nel ciclo, abbiamo di più forte.Bisogna ad ogni livello-anche sul piano locale- puntare a far partire con investimenti mirati una economia migliore.Non si potrà solo immettere denaro-e quale poi ? - per sostenere un sistema che non ha retto.Qui l'Emilia-Romagna e Bologna hanno molto da dire.Si cerca di nasconderlo, ma tutti guardano ad una nuova centralità dell'intervento pubblico,. I liberisti si sono estinti in un attimo, come i dinosauri all'arrivo del meteorite.Allora più che ritornare ad interventi anti-ciclici tradizionali (esempio è l'edilizia. E il consumo del territorio, già sfruttatissimo?) bisogna dare la massima forza ad una politica per lo sviluppo capace di orientare, sì orientare, con la programmazione pubblica il sistema produttivo, e di farlo ripartire.Sappiamo da anche troppo tempo quali sono le priorità: incrementare l'innovazione, creare distretti a più alta tecnologia, riconvertire verso la sostenibilità ambientale le produzioni ,creando a questo fine nuovi prodotti e nuove imprese.E creare canali, molti, di formazione di base, nella e accanto allla scuola pubblica, e per adulti,retribuita, per innalzare il livello della forza lavoro e ricollocarla.La Regione Emilia.Romagna sta facendo, da anni una politica di grande respiro proprio sull'asse della qualità del sistema produttivo.I piani programmatici delle Province, più o meno, a questo puntano.Ma ciò che manca è dare a queste politiche una nuova visibile centralità.Non può essere che basti un progetto Romilia perchè, con la pallottola avvelenata dell'incremento occupazionale, decenni di programmazione vadano sulla difensiva e chi li porta avanti venga fatto sedere sul banco degli accusati.Sembra passato un secolo ma questo teatrino ha tenuto banco, a Bologna, pochi mesi addietro e oggi il protagonista principale, a trombe squillate, scende nell'agone politico.Eppure tutti sanno e dicono che non basta il mercato, non basta il valore e l'interesse degli imprenditori.Il campo è più aperto di ieri. E' l'ora che la cultura di governo dell'Emilia e di Bologna rivendichi un maggiore protagonismo. E anche le forze politiche, innanzitutto, il PD, che ne reggono le sorti.Un Keinesismo orientato alla qualità? E' questo l'asse delle risposte da mettere in campo?Si' la strada è questa ed ha poche alternative. Ed il tempo e' poco.Questa prospettiva, dai libri bianchi dei migliori assessorati e dai pamphlets di Ruffolo, deve passare nelle parole e nei programmi dei candidati alle massime responsabilità. E il patto, a questo fine, con la società, la nuova concertazione che tutti invocano devono essere proposti come asse della richiesta di un voto per governare.Buona occupazione e sviluppo che tiene, questa la parte democratica. Dall'altra parte, la destra, le promesse di soldi a tutti, che poi non arrivano, e le social card scariche.Forse così torniamo ad andare avanti.

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