domenica 10 gennaio 2010

Lettera a noi stessi, dopo Rosarno

Segnali di fumo
di Davide Ferrari

Lettera a noi stessi, dopo Rosarno

Cari amici,
ho l'impressione che a Rosarno, come altrove, la verità sia ancora più dura- e più "banale"-di quanto viene descritta.
Pare che la paga giornaliera di un nero sia di circa 25 euro-probabilmente senza altri oneri per chi li "assume". Considerato che ci viene detto che lavorano 12 ore al giorno, il loro costo medio è di 2 euro e qualcosa. Le produzioni dove vengono impiegati, olive, pomodori ecc, sono pregiate e rendono bene. Il "plusvalore", cioè quanto prende chi li sfrutta è davvero enorme. Questo "incasso" sulla pelle dei neri non va solo a pochi, O SOLO ALLA MALAVITA, che credo c'entri ma soltanto in parte. Va, indirettamente, a tutto il paese. Tutto. Anche ai suoi bianchi poveri. Anche ai poverissimi.
E' difficile da confessare ma un pezzo di economia sociale, un territorio, non solo i suoi proprietari, vive, rientra nel mercato, perchè c'è mano d'opera sfruttata e segregata in tali dimensioni. Non è tanto un clima di guerra fra poveri, o una generica ignoranza dei poveri-quelli bianchi- ad aver portato agli spari che hanno fatto partire l'incendio. E' che a Rosarno come in mille altre situazioni, attuali e storiche, allo sfruttamento selvaggio si unisce sempre una cultura che tiene assieme la società sfruttatrice, chi prende moltissimo e chi prende solo briciole, basandosi sul senso di superiorità, dal linguaggio alla violenza esplicita. Così impariamo che i colpi di arma ad aria compressa che avrebbero innescato, insieme alla falsa notizia di omicidi per fortuna non avvenuti, la violenta reazione dei neri non erano che l’ultimo fatto di uno stillicidio quotidiano di violenze, minacce, dileggi cui-così pare- partecipa una parte rilevante, ad esempio, dell’intera popolazione giovanile del paese.

Questo non giustifica i “neri con bastone”, apparsi nei video e nelle foto. Anzi, non mi stupirebbe se fra i violenti ci fosse stato anche qualche Kapo, qualche sub-caporale nero, anelli intermedi della catena di sfruttamento.
La realtà è davvero molto preoccupante.
L'Italia è percorsa dall’ insofferenza, e spesso, dall’odio verso gli stranieri e dopo Rosarno prevedo altri gravi scivolamenti. Qualcosa possiamo fare , anche qui, nelle nostre città. Proviamo a parlarne sul serio, guardando in faccia alla realtà. Un caro saluto da un bolognese di origine calabrese.

Davide Ferrari

www.davideferrari.org