sabato 26 giugno 2010

Abituati

Il mondiale è finito. Non sento molte grida di dolore. A Bologna, a Ferrara, a Modena, dove giro io, dai bar ai taxi agli uffici, l'accaduto dispiace a tutti ma non più di tanto.
Forse perchè questi modesti azzurrotti in fondo si sono impegnati. Era la palla ch'era troppo rotonda. E' andata, più di così non si poteva. Non si cava sangue da una rapa. E poi la testa pensa altrove: alla crisi che morde, al lavoro che si è perduto, ai figli che, uno decente, non lo troveranno mai. Fatto sta, la gelata infinita, i silenzi boreali del dopo Corea non si sono avuti. Non si sente l'eco di un solo suicidio, per fortuna. L'angoscia del dopo partita si è stemperata in fretta in un clima di delusione soffice, uno strato di malinconia aggiunto a tanti altri.Non credo che i giovanissimi di questo presente ricorderanno il piccolo disastro come un attimo indelebile, rappreso nella memoria.
Da oggi, in questa estate povera che ci attende, le donne saranno meno sole, senza il calcio della TV a rapirgli i mariti. E i nostri ragazzi potranno fraternizzare ai giardinetti con i pakistani che, beati loro, pensano solo al cricket. Anch'io faccio così, dopo Caporetto mi sembra bello anche il badminton.
"Attilio: Siamo più maturi" dico all'ARCI Benassi di fronte a un'acqua e limone schivadiabete. "No. Siamo più abituati. A essere gli sconfitti".

"Il contrario"
rubrica settimanale di Davide Ferrari
L'Unità Emilia-Romagna
Sabato 26 Giugno 2010