martedì 27 luglio 2010

Un poeta al governo

In provincia, tempo d’Estate, i giovani delle famiglie bene scivolano alle marine, in club tinteggiati di bianco, “proprio come in California”. Si fa palestra, un tuffo, si chiacchiera della bellezze al bagno, si ironizza sulle corna altrui, liberi liberi, grazie ai bigliettoni di papà.

Dev’essere questo l’ambiente nel quale è cresciuto l’On. Gianfranco Miccichè. Sottosegretario della Presidenza del Consiglio, ma con il cuore sempre da “caruso”, da ragazzino. Già di Lotta Continua, poi di Berlusconi, oggi vorrebbe fondare un partito del Sud, e intanto crea, compone.

Sì, il Miccchè si sente poeta, almeno paroliere, ed ha pubblicato sul suo Blog un rap sul PDL, i “finiani”, i “berluscones” ecc ecc.

Ritmo e doppi sensi. Non c’è il braccio destro di Fini? Si chiama come un’ atto impuro, una famosa grappa del Mike, e il Miccichè, quell’originale, non se lo lascia scappare.

Le famiglie comprano meno latte, senza lavoro qualcuno insiste a suicidarsi, ma Lui segue l’ispirazione. Come gli scorre fluida la vena, cita la Bongiorno, e saluta, cita Lupi, e dice che nel PDL ci si azzanna.

Insomma è un talento. Il Premier deve perdonarlo e promuoverlo a poeta di corte, come Metastasio. Corona di lauro in testa, su è giù per i transatlantici di Montecitorio. E se la vena cala? Niente di grave. “Hai uno zippo?”. A Roma con questo caldo basta una fiammella e si imita Nerone.


Segnali di fumo
rubrica di Davide Ferrari
Quotidiani Epolis