sabato 23 giugno 2012

Scuole dell'Infanzia. Lettera ai referendari.


Cari amici promotori del referendum contro le convenzioni fra il comune di Bologna e le scuole dell’infanzia paritarie, chi scrive condivide i valori che vi ispirano.
Sono evidenti: la passione civile per la scuola pubblica, il senso di giustizia e di eguaglianza, la difesa della laicità dell’insegnamento.
Non vogliamo che, ancora una volta, il confronto sui temi che proponete termini in una polemica astiosa e burocratica sulla legittimità formale della vostra iniziativa.
Ciò scritto, con franchezza, devo dirvi che non condivido ed anzi sono preoccupato dal modo con il quale avete scelto di dare battaglia.
La scuola dell’infanzia, tutta, non va confusa con altri gradi di istruzione. La presenza delle scuole paritarie, in massima parte, data da decenni, ha una storia decorosa ben diversa dalla realtà dei diplomifici e degli  stampatori di titoli fasulli ad uso delle trote.
Se si sospendesse ogni finanziamento pubblico non è affatto vero che i bambini troverebbero posto nelle scuole comunali. E’ vero invece che aumenterebbe, moltissimo, il numero di quelli senza scuola. Basta fare due conti per verificarlo.
Questa verità dovete considerarla, finalmente. Continuare a non farlo non solo vi espone all’accusa di poca onestà intellettuale ma soprattutto potrebbe essere causa di un isolamento da chi deve decidere e governare, a Bologna come in tutti i comuni d’Italia che hanno proprie scuole. Non crediate si tratti di un problema trascurabile (“stiamo con i diritti, non stiamo con la “casta”). Al contrario dividere radicalmente il fronte della scuola “per tutti“, ideologi e movimento da un lato, amministratori pubblici dall’altro porta solo acqua ad un ulteriore arretramento della coscienza civile e rischia di far fare passi in avanti al “privatismo“, a chi dice e opera per un ritiro dell’intervento pubblico. Bisogna chiedere, e l’Assessore Pillati se ne è già fatto interprete, una verifica delle convenzioni. Chi fa scuole con rette alte, selezionando la “clientela” deve farle bene, il dovere gli resta, non ha bisogno di fondi pubblici. Intestatevi questa volontà del Comune. Chiedete partecipazione, vera, costituite, con le altre famiglie un polo di osservazione e spinta per la qualità della scuola. Chiedete, con il Comune allo Stato, che qui fa meno che in ogni parte d’Italia, di assumersi le proprie responsabilità.
Non cedete, sempre, alle lusinghe del politicismo. Il referendum fa notizia, conquista posto sui media. Ma i bimbi non ne hanno bisogno. Hanno bisogno di tutte le scuole. Tutte e ancora di più, non una di meno.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 21 Giugno 2012