lunedì 29 gennaio 2007

Una prospettiva per gli istituti Aldini-Valeriani e Sirani.

Intervento in Consiglio comunale, 29 Gennaio 2007

Consigliere Davide FERRARI:
Si tratta di uno di quegli argomenti che, chi da molti anni "milita" nel movimento, di persone e di idee, per la riforma della scuola, per la valorizzazione delle istituzioni scolastiche e qui a Bologna per l’ampliamento del ruolo, storicamente così rilevante, degli Istituti medi comunali non può non affrontare senza mescolare alcuni aspetti, vorrei dire, persino sentimentali a quelli più direttamente politici e programmatici.
Ho visto alcuni titoli di giornale, ho poi ascoltato la voce di alcuni colleghi molto preoccupati, gli insegnanti di quegli istituti e posso bene comprenderli.
Devo dire che anch’io condivido i motivi soprattutto di forte preoccupazione professionale, avendo proposto per molti anni una incisiva riqualificazione ed espansione dell’impegno del Comune di Bologna, sempre però con la grande avvertenza del nodo delle risorse e segnalando fin da un decennio fa il fatto che senza l’entrata in campo di altri soggetti - sia pubblici, lo Stato, sia privati - era impossibile pensare di mantenere quel livello di espansione e di qualificazione.
Oggi, tuttavia, vorrei ancora cercare di vedere quello che si può fare.
Non è detto, non deve essere detto, che, recuperando il meglio della progettualità che quegli istituti esprimono e anche quello che ha saputo esprimere negli anni - forse non negli ultimi anni - il dibattito sugli istituti medi comunali e la riforma della scuola, non sia possibile, trovare una bussola, un indirizzo che ci faccia fare alcuni passi in avanti.
Primo passo: io credo che sia molto molto importante il fatto di avere nello Stato oggi un’interlocuzione avanzata e positiva.
In altre passate occasioni quando si parlava di statizzare gli istituti comunali lo facevamo di fronte a una scuola senza riforma, una scuola bloccata, una scuola secondaria superiore assolutamente più indietro della prospettiva formativa che gli istituti medi comunali di Bologna offrivano.
Oggi la situazione è diversa: la prospettiva concreta che il governo indica è quella della realizzazione di poli formativi di eccellenza nell’istruzione tecnica superiore che vedano accanto agli istituti tecnici statali, recuperati nella loro vocazione - al di là della ridicola versione liceale dell’ex ministro Moratti - una articolata serie di servizi, come quelli che le Aldini già hanno, pensiamo alla Fondazione, al museo, allo "sportello lavoro".
Oggi quindi rivolgersi allo Stato non vuole dire tornare indietro, vuole dire inserirsi in un meccanismo di riforma che in qualche modo recupera un dibattito pluridecennale, nel quale più di una volta l’esperienza Aldini-Sirani è stata un punto di riferimento.
Io credo che questo sia un elemento da richiamare con forza.
Ma non basta dire soltanto "statizziamo"; proprio perché l’occasione è data da una riforma aperta della scuola statale e questa riforma prevede il ruolo delle comunità locali, io credo che sia molto importante recuperare il forte impegno della realtà locale bolognese: un ruolo innanzitutto della comunità docente e delle associazioni imprenditoriali, degli altri Enti locali.
Le risposte dal mondo dell’impresa furono avare quando, qualche mese fa, ci fu un dibattito sulla chiusura di alcune classi, ma oggi io penso che se si arriva ad un patto serio fra Stato, Regione e Comune che avvii la statizzazione ma però mantenga la pluralità dei servizi, compresi quelli in capo al Comune che prima ho ricordato, ci possa essere lo spazio in questo polo formativo, in questo "consorzio", per un intervento significativo delle forze produttive bolognesi.
Anzi vorrei quasi dire loro "se non ora quando?", dal momento che la proposta ad essi da fare non riguarderebbe più la gestione diretta di una scuola ma la compartecipazione, ovviamente anche finanziaria, di alcuni servizi, direttamente qualificanti rispetto alla realtà produttiva.
Questo credo che sia un punto essenziale.
Infine - non so se ho ancora un secondo, spero di sì, un secondo solo, ma è la cosa più importante – vorrei dire "attenzione" al patrimonio umano degli Istituti medi comunali.
Voglio ringraziare quei lavoratori del Comune, a cominciare dal preside Sedioli, come già lo scorso anno



il vicepreside Dall’Omo, i professori Brillante e Stagni e altri che via via vanno in pensione ma che io spero vengano fino in fondo ricompresi nell’itinerario di decisione di questa Amministrazione.
Voglio ringraziare particolarmente il dirigente prof. Giovanni Sedioli che ha compiuto una straordinaria esperienza che gli è riconosciuta dal mondo della scuola, anche a livello nazionale
Così pure dico: "attenzione": attenzione verso coloro che oggi lavorano, anche coloro che lavorano oggi e da tempo in una condizione di precariato. Sono una forza lavoro intellettuale qualificatissima, che ha completato sul campo il suo itinerario, in una scuola che funziona oggi, non solo funzionava ieri, e quindi è molto importante non lasciarsi trascinare da un discorso generico circa la dequalificazione degli Istituti.
Fino ad ora, nonostante tutto, si è stati in grado, pur con sofferenze, e alcuni tagli, di mantenere alta la qualità.
Quindi anche nella prospettiva di un passaggio graduale allo Stato è essenziale la valorizzazione della forza lavoro, compresa – perché è molto numerosa – la forza lavoro precaria attualmente presente nel ruolo dei docenti all’istituto Aldini Valeriani.
Perché altrimenti che cosa si passa, i muri?
Ecco, credo che questo sia un punto che ha un suo valore, che deve rientrare in un processo, ripeto, concertativo, come ho detto con le istituzioni ma anche coi lavoratori stessi e con le organizzazioni sindacali.
In sostanza: quando cominciò il dibattito sul sistema Aldini-Valeriani-Sirani, più di vent’anni fa, c’era allora l’assessore Cammelli, posso dire che il quadro era davvero molto diverso e forse di immediata e più comprensibile speranza, ma tutti i termini che allora vennero proposti possiamo io credo non dare per scontato che anche oggi non vengano - ripeto, con altre gestioni, con altre forme di direzione gestionale – ripresi e rilanciati, nell’attualità, nel quadro mutato della società bolognese e metropolitana ma senza rinunce alla progettualità ed allo strumento del sapere come leva del cambiamento e del progresso della nostra comunità.