Una lettera di Ferrari
Lunedì 24 Ottobre 2005
Car* compagn*,
invio un testo tratto dal lancio DIRE che ha riportato una mia dichiarazione
di questa sera sulla giornata odierna in Consiglio ed in Piazza Maggiore.
Ovviamente il cronista mette in rilievo gli accenti polemici. E' normale.Per
quanto mi riguarda sono convinto che bisogna porre un freno ad una escalation
nel confronto politico sulla sicurezza che non può che produrre guasti politici
e sociali rilevanti.
Davide Ferrari
................................................................................
COMUNE BOLOGNA. FERRARI: BASTA LITIGI, SERVE DIALOGO
QUESTA ESCALATION E' PERICOLOSA
-----------------------------------------------------------------
BOLOGNA- Una tensione politica e sociale "che non porta a niente di
buono". Per questo Davide Ferrari chiede al suo partito di "cessare tutte le
polemiche e lavorare per ricomporre".
Una presa di distanze, insomma, quella
del consigliere della Quercia, dalla scelta del suo capogruppo,
Claudio Merighi, che oggi in aula ha attaccato frontalmente
Rifondazione comunista per la sua politica dell'immigrazione e
per l'appoggio alle occupazioni.
Secondo Ferrari (ma cosi'
sembrano orientati a pensare anche altri consiglieri della
Quercia) e' col dialogo con la sinistra radicale che si esce
dall'impasse. "Sono convinto che proprio cosi' e non amplificando
gli attacchi reciproci, come invece mi pare si sia fatto oggi in
consiglio, da tutte le parti, si e' utili a sostenere il Sindaco
di Bologna, la sua giunta unitaria e l'alleanza larga che lo ha
eletto".
"Abbiamo avuto una giornata tesa, politicamente e socialmente-
tira a sera le somme Ferrari- temo che andare avanti cosi'
provochi una escalation nel confronto fra sinistra radicale,
pezzi di societa' reali, da un lato, e sindaco e tanti cittadini
preoccupati dal degrado, dall'altro". Un'escalation che "non
porta a niente di buono". Anzi puo' fare il gioco di chi vuole
tensione e vuole oscurare l'esperienza di governo importante che
Bologna sta facendo. In questo quadro, insiste Ferrari, bisogna
tornare al dialogo. "L'ho chiesto oggi alla riunione del gruppo
consiliare e torno a chiederlo, per quanto mi riguarda, al mio
partito al termine di questa giornata".
lunedì 24 ottobre 2005
venerdì 7 ottobre 2005
Presentate le produzioni del Teatro del Navile.
Scene dal contemporaneo
Il teatro del Navile festeggia 20 anni di attività. Per celebrare l'importante anniversario, il teatro dà vita a un cartellone ricchissimo di titoli: trenta spettacoli per sessantasei giornate di replica.
Sempre molto vicino alle produzioni di autori bolognesi, di nascita o d'adozione (Davide Ferrari, Bruno Nataloni, Rito Pelusio, tra gli altri), il direttore artistico Nino Campisi spiega che «per sottolineare la centralità di questo teatro, fucina di nuovi attori e comici», è stata chiesto e ottenuta con successo, il patrocinio dell'associazione nazionale dei critici di teatro.
La grande attenzione ai giovani autori è del resto sottolineata dalle dodici novità assolute in programma, che si sposano molto bene con cinque recital poetici, sei spettacoli di teatro comico e tre nuove proposte di performance e concerti. Inoltre sono proposti importanti autori del teatro contemporaneo quali Luigi Lunari, Dorio Fo, Stefano Benni e Harold Pinter.
La programmazione prende il via questa sera con La signorina Papillon (nella foto una scena) di Benni, per la regìa di Angela Baviera, che sale in scena per 3 giorni al Navile.
La stessa Baviera ritornerà il week-end successivo,dal 4 ottobre, con Bestiario, storie d'amore e di coltello di Janna Carioli.
Ottobre proporrà poi Andrea Marzi, pesarese di nascita, già vincitore al Premio Recanati, in Amore e il resto del mondo dal 21 al 23 .
Il 28 tocca a Il movimento che ci vive accanto, poesie di Davide Ferrari, poeta, scrittore e saggista non che consigliere comunale. Il 29 e 30 Vri-il in concerto: si tratta di un trio bolognese che propone musica per campionatori, batteria synth, clarino, nastri, lamiere synth e voce.
Da segnalare dal 18 al 20 novembre, Nel nome del padre di Luigi Lunari, autore milanese che per più di vent' anni ha collaborato con Grassi e Strelher al Piccolo Teatro di Milano.
Lo spettacolo, con la regìa di Campisi (che dal 9 dicembre, per tre giorni, leggerà Pasolini su musiche originali di Giovanna Giovannini), è, come gli spettacoli citati fino ad ora, una produzione del Teatro Navile - Teatro Perché. Opera fortemente emotiva, viene riproposta come manifesto culturale del teatro d'autore. Il pretesto per affrontare il lavoro sull'attore viene proposto attraverso le vicende di Aldo Togliatti e Rosemary Kennedy, due figli schiacciati dalle personalità dei rispettivi padri.
Benedetta Cucci
da Il Resto del Carlino, 7 Ottobre 2005
Il teatro del Navile festeggia 20 anni di attività. Per celebrare l'importante anniversario, il teatro dà vita a un cartellone ricchissimo di titoli: trenta spettacoli per sessantasei giornate di replica.
Sempre molto vicino alle produzioni di autori bolognesi, di nascita o d'adozione (Davide Ferrari, Bruno Nataloni, Rito Pelusio, tra gli altri), il direttore artistico Nino Campisi spiega che «per sottolineare la centralità di questo teatro, fucina di nuovi attori e comici», è stata chiesto e ottenuta con successo, il patrocinio dell'associazione nazionale dei critici di teatro.
La grande attenzione ai giovani autori è del resto sottolineata dalle dodici novità assolute in programma, che si sposano molto bene con cinque recital poetici, sei spettacoli di teatro comico e tre nuove proposte di performance e concerti. Inoltre sono proposti importanti autori del teatro contemporaneo quali Luigi Lunari, Dorio Fo, Stefano Benni e Harold Pinter.
La programmazione prende il via questa sera con La signorina Papillon (nella foto una scena) di Benni, per la regìa di Angela Baviera, che sale in scena per 3 giorni al Navile.
La stessa Baviera ritornerà il week-end successivo,dal 4 ottobre, con Bestiario, storie d'amore e di coltello di Janna Carioli.
Ottobre proporrà poi Andrea Marzi, pesarese di nascita, già vincitore al Premio Recanati, in Amore e il resto del mondo dal 21 al 23 .
Il 28 tocca a Il movimento che ci vive accanto, poesie di Davide Ferrari, poeta, scrittore e saggista non che consigliere comunale. Il 29 e 30 Vri-il in concerto: si tratta di un trio bolognese che propone musica per campionatori, batteria synth, clarino, nastri, lamiere synth e voce.
Da segnalare dal 18 al 20 novembre, Nel nome del padre di Luigi Lunari, autore milanese che per più di vent' anni ha collaborato con Grassi e Strelher al Piccolo Teatro di Milano.
Lo spettacolo, con la regìa di Campisi (che dal 9 dicembre, per tre giorni, leggerà Pasolini su musiche originali di Giovanna Giovannini), è, come gli spettacoli citati fino ad ora, una produzione del Teatro Navile - Teatro Perché. Opera fortemente emotiva, viene riproposta come manifesto culturale del teatro d'autore. Il pretesto per affrontare il lavoro sull'attore viene proposto attraverso le vicende di Aldo Togliatti e Rosemary Kennedy, due figli schiacciati dalle personalità dei rispettivi padri.
Benedetta Cucci
da Il Resto del Carlino, 7 Ottobre 2005
venerdì 10 giugno 2005
Il Referendum e dopo.
Il Referendum e dopo. La politica di fronte all'integralismo e alla
grande pluralità delle convinzioni etiche e delle appartenenze
religiose.
Di Davide Ferrari
Il voto referendario è alle porte. La tensione fra laici e cattolici
è salita e sta salendo, nonostante la giustificata prudenza del
gruppo dirigente referendario, ed in particolare dei Ds. Si cerca di
stare al merito e di non fare salire una febbre che potrebbe
indebolire il nostro paese, non solo la coalizione di centrosinistra.
Il punto è che, proprio per evitare di passare dalla difesa della
laicità all'anticlericalismo, è necessario affrontare questioni
grandi, di merito, sul rapporto fra religione, fede , stato e società
civile, sempre finora rinviate o eluse dalla Sinistra.
C'è una strada maestra che permette di affrontare i temi senza
ripetere vecchi luoghi comuni.
L`Italia è ormai un paese, e non solo per la presenza di nuovi
cittadini di altre fedi, dove il Cattolicesimo è vicino a perdere un
ruolo di rappresentanza esclusiva, e forse persino di salda
padronanza sulla maggioranza, delle appartenenze di fede.
E' anche da qui che traggono motivo le forti tendenze integriste,
l'assalto alla politica che il Cardinale Ruini rivendica
costantemente.
"D'ora in poi bisogna abituarsi al fatto che la Chiesa parlerà a voce
alta" dice il Cardinale.
Ma quando si alza la voce è perchè il proprio parlare è più debole,
meno condiviso.
Questo "complesso di perdita della maggioranza", specchio di un
fenomeno reale, è evidente anche nella scelta dell'astensione.
Ma per tutta la società italiana un fenomeno così importate, lo
smarrimento della centralità assoluta del cattolicesimo, non può
essere in alcun modo valutato con leggerezza.
Le religioni sono l'asse identitario principale di una nazione, il
compromesso fra dogmatica e civiltà che ogni società raggiunge al
proprio interno, quando salta, richiede un nuovo esplicito
equilibrio, pena la disgregazione del patto di convivenza,
della "costituzione" intellettuale e comportamentale.
Non si può passare da un compromesso fra lo Stato e UNA confessione,
assolutamente prevalente, al puro laicismo, alla semplice
suddivisione rigida fra ciò che è Stato e cio' che è Chiesa.
Occorre una nuova mediazione, che rafforzi il contenuto laico di
garanzia della Stato, ma che sia capace di includere anche le nuove e
rilevanti presenze confessionali, talvolta certamente non meno
aggressive e problematiche di quella cattolica dell'epoca di
Ratzinger.
Non è una questione solo di prospettiva. Influisce anche sulla
valutazione delle implicazioni del Referendum.
Le principali Chiese ed organizzazioni ecclesiali non cattoliche, che
presentano una grane varietà di posizioni etiche, si sono divise fra
la comune denuncia dell'invadenza cattolica e la tentazione di
ritrarsi dallo scontro di allontanarsi ancora di più dalla sfera
pubblica.
La prima cosa è, a mio avviso, del tutto giustificata ma potrebbe
portare a nuovi conflitti e divisioni confessionali nel nostro paese,
la seconda è assai negativa e si somma , non si sottrae, al
protagonismo sui fondamentali dell'episcopato cattolico
nell'indebolire la possibilità della politica pubblica di favorire la
fattiva e collaborativa convivenza fra diversi .
La parte laica e particolarmente la sinistra può dare un contributo
per affrontare il problema, ponendo, anche con i propri atteggiamenti
in queste ore, qualche base per un discorso che in futuro sarà di
necessità sempre più ampio.
Presentiamo alcuni punti di orientamento.
1)Non si può delegare il contenuto etico alle religioni, la loro
pluralità non lo consente e non lo consente l'accelerarsi delle
identità a fronte della perdita di contenuti comuni prevalenti.
2) Non potrà e non dovrà essere la politica a supplire, elaborando
proprie etiche fondamentali. Tentazione che oggi sembra lontanissima
ma potrebbe tornare a galla, a fronte dell'offensiva integralista.
3) Occorrono luoghi e momenti di confronto, nella società, ma anche
nelle istituzioni. Luoghi sostenuti da una volontà di rispetto per l'
uguaglianza dei cittadini e dei loro percorsi che solo la dimensione
pubblica può garantire. E' in questa garanzia, che deve essere
affermata con chiarezza senza alcun cedimento, attivamente con la
promozione sociale e istituzionale -ripeto- del dialogo,che si può
identificare un compito primario della politica oggi.
4) A questi luoghi andrà affidato una sorta di lavoro preparatorio
per risposte pubbliche su temi come la bioetica, ma anche
l'educazione, il rapporto fra calendario personale e calendario
sociale, fra festa e lavoro, fra dovere civico e libertà personale.
Carlo Flamigni parla da anni, con intelligenza e lungimiranza, della
necessità di creare "isole dove confrontarsi fra stranieri morali".
Intendo esattamente questo. Non si potrà restare solo sulla retrovia
del confronto intellettuale, occorrerà arrivare alla frontiera di
nuove mediazioni istituzionali
Cominciamo dal Referendum. Niente guerre, evitare toni di generico
antioscurantismo, ma preannunciare che comunque vada, e deve andare
bene, per il Sì, per `interesse generale, non si scantonerà più, non
si metteranno più ai margini questioni così rilevanti per poter
vivere assieme.
Servono "compromessi" per garantire un futuro comune, non più silenzi
per raccogliere consenso.
Da "Il domani" 10 Giugno 2005
grande pluralità delle convinzioni etiche e delle appartenenze
religiose.
Di Davide Ferrari
Il voto referendario è alle porte. La tensione fra laici e cattolici
è salita e sta salendo, nonostante la giustificata prudenza del
gruppo dirigente referendario, ed in particolare dei Ds. Si cerca di
stare al merito e di non fare salire una febbre che potrebbe
indebolire il nostro paese, non solo la coalizione di centrosinistra.
Il punto è che, proprio per evitare di passare dalla difesa della
laicità all'anticlericalismo, è necessario affrontare questioni
grandi, di merito, sul rapporto fra religione, fede , stato e società
civile, sempre finora rinviate o eluse dalla Sinistra.
C'è una strada maestra che permette di affrontare i temi senza
ripetere vecchi luoghi comuni.
L`Italia è ormai un paese, e non solo per la presenza di nuovi
cittadini di altre fedi, dove il Cattolicesimo è vicino a perdere un
ruolo di rappresentanza esclusiva, e forse persino di salda
padronanza sulla maggioranza, delle appartenenze di fede.
E' anche da qui che traggono motivo le forti tendenze integriste,
l'assalto alla politica che il Cardinale Ruini rivendica
costantemente.
"D'ora in poi bisogna abituarsi al fatto che la Chiesa parlerà a voce
alta" dice il Cardinale.
Ma quando si alza la voce è perchè il proprio parlare è più debole,
meno condiviso.
Questo "complesso di perdita della maggioranza", specchio di un
fenomeno reale, è evidente anche nella scelta dell'astensione.
Ma per tutta la società italiana un fenomeno così importate, lo
smarrimento della centralità assoluta del cattolicesimo, non può
essere in alcun modo valutato con leggerezza.
Le religioni sono l'asse identitario principale di una nazione, il
compromesso fra dogmatica e civiltà che ogni società raggiunge al
proprio interno, quando salta, richiede un nuovo esplicito
equilibrio, pena la disgregazione del patto di convivenza,
della "costituzione" intellettuale e comportamentale.
Non si può passare da un compromesso fra lo Stato e UNA confessione,
assolutamente prevalente, al puro laicismo, alla semplice
suddivisione rigida fra ciò che è Stato e cio' che è Chiesa.
Occorre una nuova mediazione, che rafforzi il contenuto laico di
garanzia della Stato, ma che sia capace di includere anche le nuove e
rilevanti presenze confessionali, talvolta certamente non meno
aggressive e problematiche di quella cattolica dell'epoca di
Ratzinger.
Non è una questione solo di prospettiva. Influisce anche sulla
valutazione delle implicazioni del Referendum.
Le principali Chiese ed organizzazioni ecclesiali non cattoliche, che
presentano una grane varietà di posizioni etiche, si sono divise fra
la comune denuncia dell'invadenza cattolica e la tentazione di
ritrarsi dallo scontro di allontanarsi ancora di più dalla sfera
pubblica.
La prima cosa è, a mio avviso, del tutto giustificata ma potrebbe
portare a nuovi conflitti e divisioni confessionali nel nostro paese,
la seconda è assai negativa e si somma , non si sottrae, al
protagonismo sui fondamentali dell'episcopato cattolico
nell'indebolire la possibilità della politica pubblica di favorire la
fattiva e collaborativa convivenza fra diversi .
La parte laica e particolarmente la sinistra può dare un contributo
per affrontare il problema, ponendo, anche con i propri atteggiamenti
in queste ore, qualche base per un discorso che in futuro sarà di
necessità sempre più ampio.
Presentiamo alcuni punti di orientamento.
1)Non si può delegare il contenuto etico alle religioni, la loro
pluralità non lo consente e non lo consente l'accelerarsi delle
identità a fronte della perdita di contenuti comuni prevalenti.
2) Non potrà e non dovrà essere la politica a supplire, elaborando
proprie etiche fondamentali. Tentazione che oggi sembra lontanissima
ma potrebbe tornare a galla, a fronte dell'offensiva integralista.
3) Occorrono luoghi e momenti di confronto, nella società, ma anche
nelle istituzioni. Luoghi sostenuti da una volontà di rispetto per l'
uguaglianza dei cittadini e dei loro percorsi che solo la dimensione
pubblica può garantire. E' in questa garanzia, che deve essere
affermata con chiarezza senza alcun cedimento, attivamente con la
promozione sociale e istituzionale -ripeto- del dialogo,che si può
identificare un compito primario della politica oggi.
4) A questi luoghi andrà affidato una sorta di lavoro preparatorio
per risposte pubbliche su temi come la bioetica, ma anche
l'educazione, il rapporto fra calendario personale e calendario
sociale, fra festa e lavoro, fra dovere civico e libertà personale.
Carlo Flamigni parla da anni, con intelligenza e lungimiranza, della
necessità di creare "isole dove confrontarsi fra stranieri morali".
Intendo esattamente questo. Non si potrà restare solo sulla retrovia
del confronto intellettuale, occorrerà arrivare alla frontiera di
nuove mediazioni istituzionali
Cominciamo dal Referendum. Niente guerre, evitare toni di generico
antioscurantismo, ma preannunciare che comunque vada, e deve andare
bene, per il Sì, per `interesse generale, non si scantonerà più, non
si metteranno più ai margini questioni così rilevanti per poter
vivere assieme.
Servono "compromessi" per garantire un futuro comune, non più silenzi
per raccogliere consenso.
Da "Il domani" 10 Giugno 2005
mercoledì 1 giugno 2005
RIPARTIRE DALL'UNIONE, A BOLOGNA E A ROMA.
Le divisioni e le difficoltà nel centro-sinistra a Roma ed a Bologna
hanno cause e manifestazioni differenti.
Ma potrebbe essere identica la strada maestra per uscirne.
E' necessario mettere al primo posto il rafforzamento, ideale
politico e programmatico di ciò che si è convenuto chiamare "Unione".
Della coalizione larga, voglio dire, di ciò che davvero è chiamato
alla prova elettorale, di ciò che ci darà la vittoria o la sconfitta.
Il presente ed il futuro della Federazione Riformista sono importanti
per tutti ma è stato un errore scambiarli con la costruzione salda
dell'insieme dell'alleanza.
Si è fatta confusione agli occhi della opinione pubblica e dei
militanti.
Ed oggi, che la Federazione è in forte empasse per la scelta della
Margherita, sembra in crisi drammatica tutto il centro-sinistra.
Si deve evitare che così sia.
Mettendo al primo posto la scrittura di un vero programma comune di
tutta l'Unione, credibile e di governo.
Fare dell'Unione la sede del programma è importante anche per avere
più occhi su un paese impoveritio ed insicuro che chiede un vero
cambiamento.Sarà inevitabile andare oltre, se non in direzione
contraria,in alcuni casi, a quella compresenza di liberismo e
solidarietà su cui pure tutti abbiamo ragionato per anni.
A Bologna, in queste settimane, ha tenuto banco un altro difficile
confronto.
Quello tra il Sindaco e Rifondazione.
Non sta in me ipotizzare i terreni concreti di un nuovo dialogo, per
la quale mi pare si sia già al lavoro responsabilmente.
Ma occorre dire che il terreno del confronto va spostato,
radicalmente.
Deve riprendere operativitivà la grande alleanza che ha portato alla
vittoria del Giugno 2004.
L'Unione, dunque,anche a Bologna, ancora più larga qui perchè aperta
ai movimenti.
Se il confronto è politico non può che essere quella la sede.
La "Politica", se va in apnea nelle sue acque, ritorna fuori altrove,
direttamente nella sede consiliare e amministrativa, dove invece non
può che finire per trovarsi poco a suo agio.
Far vivere l'Unione, ogni giorno, a Bologna, è importante per due
questioni dirimenti.
A)Reggere la prova del governo, che vuol dire individuare assieme
l'ordine di priorità nei problemi e renderne partecipi tutti i
bolognesi.
Ad esempio: è importante salvaguardare i diritti alla dignità dei
nomadi e dei rifugiati come è altrettanto importante affrontare il
degrado che colpisce i ceti fra più popolari.Non meno, non più.
Il bandolo non sta solo nella legalità e nella forma.
Sta nella analisi esatta delle priorità, nella capacità di percepire
assieme il senso delle cose per agire e sostenere l'azione
amministrativa con il consenso.
Altrimenti il consenso si trova per via ideologica e così il dissenso
che si radicalizza.
B)Non può essere solo il Comune di fronte ai cittadini.
Un altro problema, il conflitto in seno al popolo fra chi vuole
riposare e chi vuole vivere la notte,lo esemplifica chiaramente.
Apparentemente banale è il segno di una città divisa, per generazioni
e per stili di vita. Guai a volerne rappresentare una parte sola,
frazionando la rappresentanza fra chi fa "cin cin" e chi
si "indigna". Non si troverà mai l'oggettività dall'alto di una
azione solo amministrativa. Occorre creare tavoli di confronto
sociale, seguire insieme i contenuti e la realizzazione effettiva
dell'azione amministrativa.
E' un compito difficile farlo anche per una alleanza così estesa come
quella che si era ritrovata attorno a Sergio Cofferati.
Ma e' farsesco pensare di poterne fare a meno.
Per questo oggi ognuno deve fare un passo per uscire dalla trappola
di cercare visibilità allontanandosi dal progetto comune.
No, oggi la parola d'ordine, che deve però valere per tutti,
è "insieme".
Davide Ferrari
Consigliere comunale.
Da "l'Unità", 1 Giugno 2005
hanno cause e manifestazioni differenti.
Ma potrebbe essere identica la strada maestra per uscirne.
E' necessario mettere al primo posto il rafforzamento, ideale
politico e programmatico di ciò che si è convenuto chiamare "Unione".
Della coalizione larga, voglio dire, di ciò che davvero è chiamato
alla prova elettorale, di ciò che ci darà la vittoria o la sconfitta.
Il presente ed il futuro della Federazione Riformista sono importanti
per tutti ma è stato un errore scambiarli con la costruzione salda
dell'insieme dell'alleanza.
Si è fatta confusione agli occhi della opinione pubblica e dei
militanti.
Ed oggi, che la Federazione è in forte empasse per la scelta della
Margherita, sembra in crisi drammatica tutto il centro-sinistra.
Si deve evitare che così sia.
Mettendo al primo posto la scrittura di un vero programma comune di
tutta l'Unione, credibile e di governo.
Fare dell'Unione la sede del programma è importante anche per avere
più occhi su un paese impoveritio ed insicuro che chiede un vero
cambiamento.Sarà inevitabile andare oltre, se non in direzione
contraria,in alcuni casi, a quella compresenza di liberismo e
solidarietà su cui pure tutti abbiamo ragionato per anni.
A Bologna, in queste settimane, ha tenuto banco un altro difficile
confronto.
Quello tra il Sindaco e Rifondazione.
Non sta in me ipotizzare i terreni concreti di un nuovo dialogo, per
la quale mi pare si sia già al lavoro responsabilmente.
Ma occorre dire che il terreno del confronto va spostato,
radicalmente.
Deve riprendere operativitivà la grande alleanza che ha portato alla
vittoria del Giugno 2004.
L'Unione, dunque,anche a Bologna, ancora più larga qui perchè aperta
ai movimenti.
Se il confronto è politico non può che essere quella la sede.
La "Politica", se va in apnea nelle sue acque, ritorna fuori altrove,
direttamente nella sede consiliare e amministrativa, dove invece non
può che finire per trovarsi poco a suo agio.
Far vivere l'Unione, ogni giorno, a Bologna, è importante per due
questioni dirimenti.
A)Reggere la prova del governo, che vuol dire individuare assieme
l'ordine di priorità nei problemi e renderne partecipi tutti i
bolognesi.
Ad esempio: è importante salvaguardare i diritti alla dignità dei
nomadi e dei rifugiati come è altrettanto importante affrontare il
degrado che colpisce i ceti fra più popolari.Non meno, non più.
Il bandolo non sta solo nella legalità e nella forma.
Sta nella analisi esatta delle priorità, nella capacità di percepire
assieme il senso delle cose per agire e sostenere l'azione
amministrativa con il consenso.
Altrimenti il consenso si trova per via ideologica e così il dissenso
che si radicalizza.
B)Non può essere solo il Comune di fronte ai cittadini.
Un altro problema, il conflitto in seno al popolo fra chi vuole
riposare e chi vuole vivere la notte,lo esemplifica chiaramente.
Apparentemente banale è il segno di una città divisa, per generazioni
e per stili di vita. Guai a volerne rappresentare una parte sola,
frazionando la rappresentanza fra chi fa "cin cin" e chi
si "indigna". Non si troverà mai l'oggettività dall'alto di una
azione solo amministrativa. Occorre creare tavoli di confronto
sociale, seguire insieme i contenuti e la realizzazione effettiva
dell'azione amministrativa.
E' un compito difficile farlo anche per una alleanza così estesa come
quella che si era ritrovata attorno a Sergio Cofferati.
Ma e' farsesco pensare di poterne fare a meno.
Per questo oggi ognuno deve fare un passo per uscire dalla trappola
di cercare visibilità allontanandosi dal progetto comune.
No, oggi la parola d'ordine, che deve però valere per tutti,
è "insieme".
Davide Ferrari
Consigliere comunale.
Da "l'Unità", 1 Giugno 2005
venerdì 25 febbraio 2005
Casa cambiare è stato un Bene Davide Ferrari*
di Davide Ferrari
Una cosa sola, ma precisa, si può e si deve dire fin d'ora sulla vicenda delle assegnazioni delle case pubbliche. Si deve dire che cambiare è stato un bene, come ha fatto la nuova Giunta di Cofferati, passando ad un ruolo maggiore dei tecnici comunali. Personalmente ho sempre pensato, ieri dall'opposizione e oggi dalla maggioranza, che questa fosse la giusta direzione. Leggo che, anche chi difende - in modo del tutto comprensibile - il proprio operato nei passati lavori della Commissione casa, sottolinea le responsabilità dell'apparato tecnico nel selezionare le domande. Bene. Ancor più giusto allora, se già in parte così avveniva, passare ad una totale responsabilità tecnica. I consiglieri comunali hanno molti altri modi per svolgere un lavoro proficuo sul serio problema della casa.
Non mi pare sufficiente, per cambiare opinione, l'argomento che viene talvolta portato di un ruolo promotivo dei rapporti fra istituzioni e cittadini svolto dai rappresentanti politici grazie a strumenti quali, appunto, la commissione casa, nel modello precedente.
Certamente fare relazione, raccogliere i bisogni, incanalare proteste e opinioni, sono compiti importantissimi dei consiglieri comunali, ma non appena li si traduce nella creazione di tanti cataloghi di fatti personali si possono indurre rischi.
Chi seleziona le priorità sociali individuali delle quali occuparsi?
E poi, non si determina forse che per avere riconosciute le proprie bisogna condividere anche quelle degli altri ?
E' il rischio - che io considero serio - di una pratica consociativa che, anche quando sia svolta con le migliori intenzioni non è mai positiva, non fa chiarezza, opacizza l'immagine delle istituzioni.
Su questi temi deve approfondirsi il dibattito, individuando, con serenità, senza polemiche colpevolizzanti divisive e controproducenti, anche altri luoghi e fattispecie dove serve cambiare.
20 febbraio 2005
L'Unità, pubblicato nell'edizione di Bologna (pagina 1)
Una cosa sola, ma precisa, si può e si deve dire fin d'ora sulla vicenda delle assegnazioni delle case pubbliche. Si deve dire che cambiare è stato un bene, come ha fatto la nuova Giunta di Cofferati, passando ad un ruolo maggiore dei tecnici comunali. Personalmente ho sempre pensato, ieri dall'opposizione e oggi dalla maggioranza, che questa fosse la giusta direzione. Leggo che, anche chi difende - in modo del tutto comprensibile - il proprio operato nei passati lavori della Commissione casa, sottolinea le responsabilità dell'apparato tecnico nel selezionare le domande. Bene. Ancor più giusto allora, se già in parte così avveniva, passare ad una totale responsabilità tecnica. I consiglieri comunali hanno molti altri modi per svolgere un lavoro proficuo sul serio problema della casa.
Non mi pare sufficiente, per cambiare opinione, l'argomento che viene talvolta portato di un ruolo promotivo dei rapporti fra istituzioni e cittadini svolto dai rappresentanti politici grazie a strumenti quali, appunto, la commissione casa, nel modello precedente.
Certamente fare relazione, raccogliere i bisogni, incanalare proteste e opinioni, sono compiti importantissimi dei consiglieri comunali, ma non appena li si traduce nella creazione di tanti cataloghi di fatti personali si possono indurre rischi.
Chi seleziona le priorità sociali individuali delle quali occuparsi?
E poi, non si determina forse che per avere riconosciute le proprie bisogna condividere anche quelle degli altri ?
E' il rischio - che io considero serio - di una pratica consociativa che, anche quando sia svolta con le migliori intenzioni non è mai positiva, non fa chiarezza, opacizza l'immagine delle istituzioni.
Su questi temi deve approfondirsi il dibattito, individuando, con serenità, senza polemiche colpevolizzanti divisive e controproducenti, anche altri luoghi e fattispecie dove serve cambiare.
20 febbraio 2005
L'Unità, pubblicato nell'edizione di Bologna (pagina 1)
mercoledì 9 febbraio 2005
Congresso naz. DS. Si' all'odg Ferrari sulla sicurezza del lavoro.
Cari amici,
sono lieto di comunicare che al Congresso nazionale dei Democratici di Sinistra , svoltosi lo scorso fine settimana a Roma, è stato approvato l'Ordine del giorno per un maggior impegno per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Trasmetto il testo ed un ringraziamento sia a chi mi ha consentito, con i suoi consigli, di redigerlo e presentarlo, in particolare Gino Rubini della CGIL Emilia-Romagna, sia ai tanti fra voi che mi hanno sostenuto nell'iniziativa, con lettere e partecipazioni alle iniziative di presentazione.
Un cordiale saluto,
Davide Ferrari
................................................................................
Una proposta ai DS e alla Alleanza democratica
Per la sicurezza sul lavoro, per tutte e tutti.
Un altro lavoro, un altro ambiente, contro la strage dei senza diritti.
C’è una guerra non dichiarata.
Ogni anno produce, in Italia, centinaia di morti e migliaia di feriti.
Ogni anno, infatti, sono elevatissimi i numeri degli infortuni sul lavoro, dei morti, dei feriti e dei pazienti per incidenti e/o malattie professionali.
L’Italia è il quarto paese in Europa per infortuni mortali, nonostante la ristrutturazione dell’apparato industriale e produttivo che ha eliminato o spostato all’estero alcuni dei processi storicamente più nocivi.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati in media oltre 1.300 morti sul lavoro ufficiali l’anno (più circa 300 per malattie professionali) e circa 1 milione di infortuni ufficiali.
Nel perdurare di un inaccettabile gravità e frequenza di infortuni che riguardano tutti i lavoratori, la percentuale di quelli subiti da extra-comunitari è quasi il triplo della loro incidenza sulla forza lavoro.
Non solo, la mancata prevenzione nei luoghi di lavoro ha un costo valutato dall’Inail in oltre 28 miliardi di euro l’anno.
La causa è nel modello di sviluppo.
Le forme accentuate di precarizzazione,flessibilità e intensificazione dei ritmi di lavoro sono tra le nuove ragioni di infortunio.
In particolare la pressione per l’abbassamento del costo del lavoro si traduce in una riduzione delle tutele antinfortunistiche e della prevenzione.
La salute dei lavoratori è inoltre minacciata non solo dal permanere delle "vecchie" nocività ma dall’insorgere di nuove forme di attacco alla salute connesse con le nuove tecnologie informatiche, chimiche e nuove modalità di organizzazione del lavoro.
Convivono vecchie e nuove nocività.
In conseguenza di ciò, tutte le politiche, del lavoro e per il lavoro, per l’innovazione, per l’istruzione e la formazione continua e tutti i sistemi, pensionistici, assicurativi, socio-sanitari e socio-assistenziali devono essere riviste.
Bisogna incrementarle e riorientarle in modo integrato e coerente per far fronte e governare i processi di cambiamento, salvaguardando i valori universali che caratterizzano le nostre società.
E fra le cause della specifica gravità del fenomeno, in Italia, permane la presenza nel mercato di vaste aree di illegalità e di vera e propria criminalità.
Anche per questo è utile e positiva la proposta dell’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta,
cui stanno lavorando parlamentari ed esponenti della cultura giuridica italiana.
L' impegno politico, oggi di opposizione e domani di governo, su questo tema è della massima urgenza.
Non mancano i riferimenti strategici che possono orientarlo.
A livello mondiale, l’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) si è data come obbiettivo primario dei prossimi anni l’Agenda per l' "Accesso, per ogni uomo ed ogni donna, ad un "lavoro dignitoso".
"Decent work" è l’espressione che riassume i fondamenti che caratterizzano le politiche dell’Oil: la libertà, l’equità, la sicurezza e appunto la dignità del lavoro.
E, nell’Agenda, un posto prioritario occupano la salvaguardia e la promozione della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
In Europa sia l’enunciazione delle politiche sia, soprattutto, la loro integrazione e traduzione in atti normativi e programmatici ben precisi sono ormai ad un livello avanzato.
Servono certamente, a livello europeo, politiche integrate per rendere credibili gli obiettivi strategici della Ue, definiti dal vertice di Lisbona del 2000 e da quello recente di Salonicco (2003):
e fra essi, con l'occupazione e la lotta all'esclusione sociale, "garantire un lavoro in luoghi sani e sicuri".
Ma è L'Italia di Berlusconi che ha navigato in direzione del tutto contraria.
In Italia le politiche del Governo e gli interventi sui sistemi di welfare negano in radice uno sviluppo economico e sociale basato sulla qualità, sull’innovazione e sull’estensione a tutti di un lavoro nella sicurezza.
Il Congresso dei DS impegna il partito
ad una forte battaglia contro gli intendimenti del Governo. Il Governo intende modificare il quadro dei diritti alla sicurezza oggi definito.
Vuole operare su salute e sicurezza sul lavoro-così dichiara-con la "determinazione di misure tecniche e amministrative di prevenzione" che siano in primo luogo "compatibili con le caratteristiche gestionali e organizzative delle imprese" e forme di vigilanza attenuate, non "repressive e sanzionatorie".
In sostanza il progetto del governo alleggerisce drasticamente gli obblighi e le responsabilità delle imprese secondo il principio del primato degli interessi economici immediati dell’azienda rispetto al diritto alla salute dei lavoratori.
Il governo, mentre a parole declama l’impegno per una maggiore "responsabilità sociale dell’impresa", nei fatti, con le due deleghe richieste al Parlamento su ambiente e su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e con l’intervento sul mercato del lavoro derivante dalla legge 30/03, svincola l’impresa da ogni responsabilità circa le conseguenze sociali e di sicurezza del suo operato.
Questi interventi sono la negazione stessa dell’idea di sviluppo sostenibile e danno via libera alla parte più retriva del mondo imprenditoriale, a chi continua a ritenere l’impegno per l’ambiente e la sicurezza solo un onere che riduce il profitto e danneggia la competitività.
Sono scelte molto gravi che vanno sconfitte.
La nostra Italia deve essere diversa.
Nel programma di governo dell’"Alleanza democratica" deve essere contenuto l’obiettivo della "salute e sicurezza del lavoro per tutti e per tutte".
Bisogna agire contestualmente su più terreni, integrando le diverse politiche e rendendo coerenti le normative, gli assetti istituzionali, le scelte organizzative e le relazioni sociali.
Insieme ai NO vanno affermate le ragioni positive di un’idea di sviluppo intrinsecamente sicuro per i lavoratori e per i cittadini, assumendo il principio di precauzione come fondamento dell’agire dell’impresa a partire dai luoghi di lavoro, e colmando le inadempienze normative e nella vigilanza.
Sul piano legislativo i Ds e tutta la coalizione di centrosinistra, nella prospettiva di migliorare e favorire una reale applicazione delle normative sulla sicurezza del lavoro, devono mettere al centro l'impegno per il rafforzamento dei diritti del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (di seguito RLS).
Così occorre introdurre nei capitolati per le gare di appalto l' individuazione dei costi per la sicurezza, e una disciplina di figure quali il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) e il consulente esterno alla sicurezza, che ne stabilisca requisiti professionali .
Su questo punto, come sulla necessità di superare le pratiche di gare d'appalto al massimo ribasso, vanno seguite le indicazioni contenute in recenti sentenze della Corte di Giustizia europea.
Il lavoro di riforma parlamentare, la mobilitazione politica e sociale possono concorrere a creare una situazione nuova dove si realizzi un controllo sugli appalti, contrattuale e ispettivo.
Bisogna realizzare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano Sanitario Nazionale e assicurare appropriati ed omogenei livelli essenziali di assistenza collettiva.
Vi è quindi l’esigenza di un riordino dell’assetto istituzionale, che assicuri sia a livello centrale che periferico il necessario grado di coordinamento, quanto ad obiettivi , competenze e responsabilità. Bisogna riordinare gli istituti operanti nel campo della sicurezza del lavoro valorizzando, nella loro riorganizzazione, il ruolo della ricerca applicata per assicurare alla prevenzione un supporto di alto livello scientifico.
E' necessario attuare la riforma dell’INAIL alla luce delle importanti novità introdotte dal d.lgs.n.38/2000 e promuovere una forte iniziativa perchè l’Inail riconosca le nuove malattie professionali, ma, nello stesso tempo occorre verificare la reale capacità dell’Istituto di dare attuazione agli impegni proposti in un positivo rapporto con le parti sociali.
I fondi stanziati per una politica premiante le imprese disponibili ad interventi per la sicurezza devono essere indirizzati non solo per finanziare progetti mirati, e verificabili, ma anche per promuovere il sistema di rappresentanza e di relazioni incentrato sulla figura del RLS-RLST e sugli organismi paritetici.
I Ds devono impegnare i propri amministratori affinchè le Regioni diano piena funzionalità ai servizi di prevenzione e vigilanza.
Si tratta di rafforzare la presenza e la disponibilità di risorse umane e finanziarie dei dipartimenti per la prevenzione delle Ausl, garantendone la capillare presenza su tutto il territorio.
Bisogna operare anche sul versante della qualificazione delle imprese, per limitare gli infortuni e le irregolarità, in particolare nel settore delle costruzioni.
E' positiva la proposta di prevedere una 'patente' da rilasciare all'imprenditore edile, come ha recentemente affermato la Fillea-CGIL.
Con un meccanismo a punti, infatti, si potrebbe arrivare al ritiro del permesso di condurre un'attività edile per quell'imprenditore che commette irregolarità.
Questa come altre proposte e provvedimenti mette in luce la necessità di fare passi avanti verso un meccanismo di responsabilità sociale dell'impresa.Cosi come si fa conl’ innovazione e il rafforzamento delle forme di certificazione di qualità nel Sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, tramite le quali l’azienda possa accedere con un punteggio di favore a benefici e appalti pubblici, fino a giungere progressivamente all'introduzione generalizzata del marchio di qualità sociale.
E’ necessaria una presa di posizione contro alcune norme della proposta di direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno dell'Unione.
Sulla base di questa direttiva le imprese di un altro stato potranno lavorare in Italia applicando le norme legislative e la contrattazione del Paese di origine. L'Italia, quindi, non potrà fare nessun tipo di controllo sulla regolarità delle assunzioni e sui trattamenti retributivi, con conseguenze negative sia sulla regolarità sia sulla leale concorrenza. Per questo occorre sostenere la richiesta sindacale circa la sottoscrizione di un avviso comune da far valere nelle sedi istituzionali dell'Unione europea.
Servono poi reali ed efficaci tutele per chi e’ gia’ stato vittima di infortunio.Sono alcune migliaia le persone che ogni anno vengono ad essere gravemente invalidate.E decine di migliaia a subire danni comunque permanenti.
Su questo problema insistono diverse proposte alle quali occorre dare attenzione e sostegno.
Fra queste il progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’ANMIL.
Si richiama l'obiettivo di una ampia riforma dell’assicurazione del rischio lavorativo, per dare piena efficacia legislativa al principio della completa presa in carico del lavoratore rispetto ai rischi professionali.
Va ricostruita una coerenza complessiva di sistema, oggi venuta meno, per avere una risposta positiva all'infortunio, nelle varie fasi, dalle prestazioni terapeutiche e riabilitative, al reinserimento sociale e professionale, alle forme eque di indennizzo e di rendita.
A tutela del bene comune e fondamentale del patrimonio di salute dei cittadini, si considera l’assicurazione del rischio lavorativo come una assicurazione generale, da estendersi a tutti, lavoratori privati e pubblici, civili e militari – naturalmente con la necessaria flessibilità gestionale.
Deve essere assicurata più attenzione ai familiari superstiti con interventi immediati per alleviare il loro disagio, soprattutto verso i giovani. Oggi non è così. Passa troppo tempo prima che sia garantita una rendita ai superstiti(mediamente 14 mesi) durante il quale la famiglia della vittima rimane senza risorse.
In sintesi: la battaglia per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, per un ambiente di lavoro e di impiego più sicuro e salubre, deve riunificare la lotta alle nocività del lavoro, per la prevenzione, per la solidarietà alle persone colpite ed ai loro famigliari, con la rivendicazione di una salvaguardia generale dell’ambiente.
Non è possibile difendere la salute sul posto di lavoro e, nel contempo, lasciare che i danni ambientali, prodotti da questo tipo di sviluppo, si diffondano e si aggravino.
Il partito deve riprendere una lotta per l’ambiente in senso generale per cambiare il "come" si produce ed anche mettere in discussione "cosa" si deve produrre.
Non si tratta solo di imporre minore nocività ma di perseguire un modello di sviluppo che minimizzi l’irreversibilità e i costi dei danni ambientali, unificando sostenibilità ambientale a sostenibilità sociale, coscienza della responsabilità dell’uomo verso la natura e coscienza della centralità del lavoro nella società.
sono lieto di comunicare che al Congresso nazionale dei Democratici di Sinistra , svoltosi lo scorso fine settimana a Roma, è stato approvato l'Ordine del giorno per un maggior impegno per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Trasmetto il testo ed un ringraziamento sia a chi mi ha consentito, con i suoi consigli, di redigerlo e presentarlo, in particolare Gino Rubini della CGIL Emilia-Romagna, sia ai tanti fra voi che mi hanno sostenuto nell'iniziativa, con lettere e partecipazioni alle iniziative di presentazione.
Un cordiale saluto,
Davide Ferrari
................................................................................
Una proposta ai DS e alla Alleanza democratica
Per la sicurezza sul lavoro, per tutte e tutti.
Un altro lavoro, un altro ambiente, contro la strage dei senza diritti.
C’è una guerra non dichiarata.
Ogni anno produce, in Italia, centinaia di morti e migliaia di feriti.
Ogni anno, infatti, sono elevatissimi i numeri degli infortuni sul lavoro, dei morti, dei feriti e dei pazienti per incidenti e/o malattie professionali.
L’Italia è il quarto paese in Europa per infortuni mortali, nonostante la ristrutturazione dell’apparato industriale e produttivo che ha eliminato o spostato all’estero alcuni dei processi storicamente più nocivi.
Negli ultimi 5 anni ci sono stati in media oltre 1.300 morti sul lavoro ufficiali l’anno (più circa 300 per malattie professionali) e circa 1 milione di infortuni ufficiali.
Nel perdurare di un inaccettabile gravità e frequenza di infortuni che riguardano tutti i lavoratori, la percentuale di quelli subiti da extra-comunitari è quasi il triplo della loro incidenza sulla forza lavoro.
Non solo, la mancata prevenzione nei luoghi di lavoro ha un costo valutato dall’Inail in oltre 28 miliardi di euro l’anno.
La causa è nel modello di sviluppo.
Le forme accentuate di precarizzazione,flessibilità e intensificazione dei ritmi di lavoro sono tra le nuove ragioni di infortunio.
In particolare la pressione per l’abbassamento del costo del lavoro si traduce in una riduzione delle tutele antinfortunistiche e della prevenzione.
La salute dei lavoratori è inoltre minacciata non solo dal permanere delle "vecchie" nocività ma dall’insorgere di nuove forme di attacco alla salute connesse con le nuove tecnologie informatiche, chimiche e nuove modalità di organizzazione del lavoro.
Convivono vecchie e nuove nocività.
In conseguenza di ciò, tutte le politiche, del lavoro e per il lavoro, per l’innovazione, per l’istruzione e la formazione continua e tutti i sistemi, pensionistici, assicurativi, socio-sanitari e socio-assistenziali devono essere riviste.
Bisogna incrementarle e riorientarle in modo integrato e coerente per far fronte e governare i processi di cambiamento, salvaguardando i valori universali che caratterizzano le nostre società.
E fra le cause della specifica gravità del fenomeno, in Italia, permane la presenza nel mercato di vaste aree di illegalità e di vera e propria criminalità.
Anche per questo è utile e positiva la proposta dell’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta,
cui stanno lavorando parlamentari ed esponenti della cultura giuridica italiana.
L' impegno politico, oggi di opposizione e domani di governo, su questo tema è della massima urgenza.
Non mancano i riferimenti strategici che possono orientarlo.
A livello mondiale, l’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) si è data come obbiettivo primario dei prossimi anni l’Agenda per l' "Accesso, per ogni uomo ed ogni donna, ad un "lavoro dignitoso".
"Decent work" è l’espressione che riassume i fondamenti che caratterizzano le politiche dell’Oil: la libertà, l’equità, la sicurezza e appunto la dignità del lavoro.
E, nell’Agenda, un posto prioritario occupano la salvaguardia e la promozione della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
In Europa sia l’enunciazione delle politiche sia, soprattutto, la loro integrazione e traduzione in atti normativi e programmatici ben precisi sono ormai ad un livello avanzato.
Servono certamente, a livello europeo, politiche integrate per rendere credibili gli obiettivi strategici della Ue, definiti dal vertice di Lisbona del 2000 e da quello recente di Salonicco (2003):
e fra essi, con l'occupazione e la lotta all'esclusione sociale, "garantire un lavoro in luoghi sani e sicuri".
Ma è L'Italia di Berlusconi che ha navigato in direzione del tutto contraria.
In Italia le politiche del Governo e gli interventi sui sistemi di welfare negano in radice uno sviluppo economico e sociale basato sulla qualità, sull’innovazione e sull’estensione a tutti di un lavoro nella sicurezza.
Il Congresso dei DS impegna il partito
ad una forte battaglia contro gli intendimenti del Governo. Il Governo intende modificare il quadro dei diritti alla sicurezza oggi definito.
Vuole operare su salute e sicurezza sul lavoro-così dichiara-con la "determinazione di misure tecniche e amministrative di prevenzione" che siano in primo luogo "compatibili con le caratteristiche gestionali e organizzative delle imprese" e forme di vigilanza attenuate, non "repressive e sanzionatorie".
In sostanza il progetto del governo alleggerisce drasticamente gli obblighi e le responsabilità delle imprese secondo il principio del primato degli interessi economici immediati dell’azienda rispetto al diritto alla salute dei lavoratori.
Il governo, mentre a parole declama l’impegno per una maggiore "responsabilità sociale dell’impresa", nei fatti, con le due deleghe richieste al Parlamento su ambiente e su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e con l’intervento sul mercato del lavoro derivante dalla legge 30/03, svincola l’impresa da ogni responsabilità circa le conseguenze sociali e di sicurezza del suo operato.
Questi interventi sono la negazione stessa dell’idea di sviluppo sostenibile e danno via libera alla parte più retriva del mondo imprenditoriale, a chi continua a ritenere l’impegno per l’ambiente e la sicurezza solo un onere che riduce il profitto e danneggia la competitività.
Sono scelte molto gravi che vanno sconfitte.
La nostra Italia deve essere diversa.
Nel programma di governo dell’"Alleanza democratica" deve essere contenuto l’obiettivo della "salute e sicurezza del lavoro per tutti e per tutte".
Bisogna agire contestualmente su più terreni, integrando le diverse politiche e rendendo coerenti le normative, gli assetti istituzionali, le scelte organizzative e le relazioni sociali.
Insieme ai NO vanno affermate le ragioni positive di un’idea di sviluppo intrinsecamente sicuro per i lavoratori e per i cittadini, assumendo il principio di precauzione come fondamento dell’agire dell’impresa a partire dai luoghi di lavoro, e colmando le inadempienze normative e nella vigilanza.
Sul piano legislativo i Ds e tutta la coalizione di centrosinistra, nella prospettiva di migliorare e favorire una reale applicazione delle normative sulla sicurezza del lavoro, devono mettere al centro l'impegno per il rafforzamento dei diritti del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (di seguito RLS).
Così occorre introdurre nei capitolati per le gare di appalto l' individuazione dei costi per la sicurezza, e una disciplina di figure quali il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) e il consulente esterno alla sicurezza, che ne stabilisca requisiti professionali .
Su questo punto, come sulla necessità di superare le pratiche di gare d'appalto al massimo ribasso, vanno seguite le indicazioni contenute in recenti sentenze della Corte di Giustizia europea.
Il lavoro di riforma parlamentare, la mobilitazione politica e sociale possono concorrere a creare una situazione nuova dove si realizzi un controllo sugli appalti, contrattuale e ispettivo.
Bisogna realizzare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano Sanitario Nazionale e assicurare appropriati ed omogenei livelli essenziali di assistenza collettiva.
Vi è quindi l’esigenza di un riordino dell’assetto istituzionale, che assicuri sia a livello centrale che periferico il necessario grado di coordinamento, quanto ad obiettivi , competenze e responsabilità. Bisogna riordinare gli istituti operanti nel campo della sicurezza del lavoro valorizzando, nella loro riorganizzazione, il ruolo della ricerca applicata per assicurare alla prevenzione un supporto di alto livello scientifico.
E' necessario attuare la riforma dell’INAIL alla luce delle importanti novità introdotte dal d.lgs.n.38/2000 e promuovere una forte iniziativa perchè l’Inail riconosca le nuove malattie professionali, ma, nello stesso tempo occorre verificare la reale capacità dell’Istituto di dare attuazione agli impegni proposti in un positivo rapporto con le parti sociali.
I fondi stanziati per una politica premiante le imprese disponibili ad interventi per la sicurezza devono essere indirizzati non solo per finanziare progetti mirati, e verificabili, ma anche per promuovere il sistema di rappresentanza e di relazioni incentrato sulla figura del RLS-RLST e sugli organismi paritetici.
I Ds devono impegnare i propri amministratori affinchè le Regioni diano piena funzionalità ai servizi di prevenzione e vigilanza.
Si tratta di rafforzare la presenza e la disponibilità di risorse umane e finanziarie dei dipartimenti per la prevenzione delle Ausl, garantendone la capillare presenza su tutto il territorio.
Bisogna operare anche sul versante della qualificazione delle imprese, per limitare gli infortuni e le irregolarità, in particolare nel settore delle costruzioni.
E' positiva la proposta di prevedere una 'patente' da rilasciare all'imprenditore edile, come ha recentemente affermato la Fillea-CGIL.
Con un meccanismo a punti, infatti, si potrebbe arrivare al ritiro del permesso di condurre un'attività edile per quell'imprenditore che commette irregolarità.
Questa come altre proposte e provvedimenti mette in luce la necessità di fare passi avanti verso un meccanismo di responsabilità sociale dell'impresa.Cosi come si fa conl’ innovazione e il rafforzamento delle forme di certificazione di qualità nel Sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, tramite le quali l’azienda possa accedere con un punteggio di favore a benefici e appalti pubblici, fino a giungere progressivamente all'introduzione generalizzata del marchio di qualità sociale.
E’ necessaria una presa di posizione contro alcune norme della proposta di direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno dell'Unione.
Sulla base di questa direttiva le imprese di un altro stato potranno lavorare in Italia applicando le norme legislative e la contrattazione del Paese di origine. L'Italia, quindi, non potrà fare nessun tipo di controllo sulla regolarità delle assunzioni e sui trattamenti retributivi, con conseguenze negative sia sulla regolarità sia sulla leale concorrenza. Per questo occorre sostenere la richiesta sindacale circa la sottoscrizione di un avviso comune da far valere nelle sedi istituzionali dell'Unione europea.
Servono poi reali ed efficaci tutele per chi e’ gia’ stato vittima di infortunio.Sono alcune migliaia le persone che ogni anno vengono ad essere gravemente invalidate.E decine di migliaia a subire danni comunque permanenti.
Su questo problema insistono diverse proposte alle quali occorre dare attenzione e sostegno.
Fra queste il progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’ANMIL.
Si richiama l'obiettivo di una ampia riforma dell’assicurazione del rischio lavorativo, per dare piena efficacia legislativa al principio della completa presa in carico del lavoratore rispetto ai rischi professionali.
Va ricostruita una coerenza complessiva di sistema, oggi venuta meno, per avere una risposta positiva all'infortunio, nelle varie fasi, dalle prestazioni terapeutiche e riabilitative, al reinserimento sociale e professionale, alle forme eque di indennizzo e di rendita.
A tutela del bene comune e fondamentale del patrimonio di salute dei cittadini, si considera l’assicurazione del rischio lavorativo come una assicurazione generale, da estendersi a tutti, lavoratori privati e pubblici, civili e militari – naturalmente con la necessaria flessibilità gestionale.
Deve essere assicurata più attenzione ai familiari superstiti con interventi immediati per alleviare il loro disagio, soprattutto verso i giovani. Oggi non è così. Passa troppo tempo prima che sia garantita una rendita ai superstiti(mediamente 14 mesi) durante il quale la famiglia della vittima rimane senza risorse.
In sintesi: la battaglia per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, per un ambiente di lavoro e di impiego più sicuro e salubre, deve riunificare la lotta alle nocività del lavoro, per la prevenzione, per la solidarietà alle persone colpite ed ai loro famigliari, con la rivendicazione di una salvaguardia generale dell’ambiente.
Non è possibile difendere la salute sul posto di lavoro e, nel contempo, lasciare che i danni ambientali, prodotti da questo tipo di sviluppo, si diffondano e si aggravino.
Il partito deve riprendere una lotta per l’ambiente in senso generale per cambiare il "come" si produce ed anche mettere in discussione "cosa" si deve produrre.
Non si tratta solo di imporre minore nocività ma di perseguire un modello di sviluppo che minimizzi l’irreversibilità e i costi dei danni ambientali, unificando sostenibilità ambientale a sostenibilità sociale, coscienza della responsabilità dell’uomo verso la natura e coscienza della centralità del lavoro nella società.
giovedì 9 dicembre 2004
Dopo il Congresso, a Bologna, nel 2004.
Democratici di Sinistra
Mozione congressuale n°3
"A Sinistra per il Socialismo"
9, dicembre 2004
Dichiarazione di Davide Ferrari sull'esito dei congressi di base dei DS e sulla presentazione del Congresso di Federazione fatta dal Segretario Caronna.
"Siamo più o meno al tre per cento, considerati sia i voti nelle sezioni che le adesioni politiche nelle associazioni tematiche.
Non è certo una vittoria ma è una presenza da considerare.
Presero gli stessi consensi,o meno, in congressi passati, proposte diverse come quelle di Bassolino o dei "liberal" allo scorso congresso.
Nessuna di queste mi pare sia stata ininfluente nel percorso del partito e della sinistra.
Abbiamo garantito la presentazione della mozione in quasi tutti i congressi di base. Un record, considerate le forze.
Un impegno serio di valorizzazione della discussione in corso e di rispetto per il partito.
Nelle sezioni dove vi era almeno un iscritto già impegnato nella nostra componente i risultati sono stati assai soddisfacenti, con la prevalenza in quattro congressi, Benzi-Insegnanti, Sabiem-fabbriche, Riale di Zola Predosa e Maddalena di Budrio e percentuali superiori al 10% in molte altre realtà.
Hanno aderito alla proposta della mozione, fra altri, un parlamentare, un consigliere provinciale, e consiglieri comunali di Bologna, Casalecchio e S.Lazzaro.
Considerata la grande diaspora che dal 2001 ha coinvolto tanti compagni che avevano votato per la segreteria di Berlinguer e non hanno più la tessera dei Ds, si tratta di risultati da non cancellare e che sono un contributo ai DS.
Il nosro impegno proseguirà, nel partito ma ancor più nella società civile bolognese, nelle associazioni, per vincere alle regionali e battere Berlusconi, con idee e fatti di Sinistra e programmi che guardino alle condizioni di vita e di lavoro concrte dei cittadini.
Per il congresso della Federazione:
-valuteremo la relazione del Segretario e il dibattito e poi ci esprimeremo sul voto alla sua candidatura.Lo faremo con un atteggiamento di confronto aperto e costruttivo.
Per quanto riguarda il superamento del congresso per mozioni per noi il problema è malposto e non esiste.
Si è dovuto fare, inevitabilmente, un congresso per mozioni, vista la proposta Fassino di una Federazione riformista e la non accettazione della proposta anche nostra, di una discussione politica distinta dalla elezione del Segretario che andrebbe-per noi- riportata al Congresso nazionale..
Siamo i primi a volere ed a chiedere quanto prima un vero congresso programmatico del partito, e in quella sede ci si esprimerà a tesi.
Se ivece si intende chiedere il superamento delle componenti organizzate nel partito, chiarito che apparirebbe bizzarro e autoritario farlo dall'alto di un consenso così vasto per una componente, quella di maggioranza, la quale non può certo chiedere mani ancora più libere, diciamo che dipenderà dalla linea politica che il compagno Fassino porterà avanti. Se vi saranno fatti nuovi e positivi il dissenso non si cristallizzerà certamente, se così non sarà e'' evidente che le posizioni resteranno distanti e quindi organizzate.
Abbiamo fatto due proposte che vogliamo siano discusse a Bologna, una per la sicurezza nei luoghi di lavoro, con un vero e ampio contributo di programma, l'altra per un documento unitario sulla situazione locale che contenga l'impegno alla partecipazione politica che vi è stata in campagna elettorale, contro il carovita, per bilanci degli Enti Locali rivolti ai servizi sociali, all'infanzia-quindi- e agli anziani.
Giudicheremo il congresso di Bologna e la proposta del segretario, per quanto ci riguarda, anche a partire da come si risponderà a questi temi che abbiamo posto.
Con i compagni della mozione 2, "Mussi", auspichiamo, puramente e semplicemente di lavorare assieme, il più possibile.
Le condizioni ci sono, discutiamone e andiamo in questo senso."
Mozione congressuale n°3
"A Sinistra per il Socialismo"
9, dicembre 2004
Dichiarazione di Davide Ferrari sull'esito dei congressi di base dei DS e sulla presentazione del Congresso di Federazione fatta dal Segretario Caronna.
"Siamo più o meno al tre per cento, considerati sia i voti nelle sezioni che le adesioni politiche nelle associazioni tematiche.
Non è certo una vittoria ma è una presenza da considerare.
Presero gli stessi consensi,o meno, in congressi passati, proposte diverse come quelle di Bassolino o dei "liberal" allo scorso congresso.
Nessuna di queste mi pare sia stata ininfluente nel percorso del partito e della sinistra.
Abbiamo garantito la presentazione della mozione in quasi tutti i congressi di base. Un record, considerate le forze.
Un impegno serio di valorizzazione della discussione in corso e di rispetto per il partito.
Nelle sezioni dove vi era almeno un iscritto già impegnato nella nostra componente i risultati sono stati assai soddisfacenti, con la prevalenza in quattro congressi, Benzi-Insegnanti, Sabiem-fabbriche, Riale di Zola Predosa e Maddalena di Budrio e percentuali superiori al 10% in molte altre realtà.
Hanno aderito alla proposta della mozione, fra altri, un parlamentare, un consigliere provinciale, e consiglieri comunali di Bologna, Casalecchio e S.Lazzaro.
Considerata la grande diaspora che dal 2001 ha coinvolto tanti compagni che avevano votato per la segreteria di Berlinguer e non hanno più la tessera dei Ds, si tratta di risultati da non cancellare e che sono un contributo ai DS.
Il nosro impegno proseguirà, nel partito ma ancor più nella società civile bolognese, nelle associazioni, per vincere alle regionali e battere Berlusconi, con idee e fatti di Sinistra e programmi che guardino alle condizioni di vita e di lavoro concrte dei cittadini.
Per il congresso della Federazione:
-valuteremo la relazione del Segretario e il dibattito e poi ci esprimeremo sul voto alla sua candidatura.Lo faremo con un atteggiamento di confronto aperto e costruttivo.
Per quanto riguarda il superamento del congresso per mozioni per noi il problema è malposto e non esiste.
Si è dovuto fare, inevitabilmente, un congresso per mozioni, vista la proposta Fassino di una Federazione riformista e la non accettazione della proposta anche nostra, di una discussione politica distinta dalla elezione del Segretario che andrebbe-per noi- riportata al Congresso nazionale..
Siamo i primi a volere ed a chiedere quanto prima un vero congresso programmatico del partito, e in quella sede ci si esprimerà a tesi.
Se ivece si intende chiedere il superamento delle componenti organizzate nel partito, chiarito che apparirebbe bizzarro e autoritario farlo dall'alto di un consenso così vasto per una componente, quella di maggioranza, la quale non può certo chiedere mani ancora più libere, diciamo che dipenderà dalla linea politica che il compagno Fassino porterà avanti. Se vi saranno fatti nuovi e positivi il dissenso non si cristallizzerà certamente, se così non sarà e'' evidente che le posizioni resteranno distanti e quindi organizzate.
Abbiamo fatto due proposte che vogliamo siano discusse a Bologna, una per la sicurezza nei luoghi di lavoro, con un vero e ampio contributo di programma, l'altra per un documento unitario sulla situazione locale che contenga l'impegno alla partecipazione politica che vi è stata in campagna elettorale, contro il carovita, per bilanci degli Enti Locali rivolti ai servizi sociali, all'infanzia-quindi- e agli anziani.
Giudicheremo il congresso di Bologna e la proposta del segretario, per quanto ci riguarda, anche a partire da come si risponderà a questi temi che abbiamo posto.
Con i compagni della mozione 2, "Mussi", auspichiamo, puramente e semplicemente di lavorare assieme, il più possibile.
Le condizioni ci sono, discutiamone e andiamo in questo senso."
martedì 30 novembre 2004
LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA
LA SINISTRA "CRITICA" e BOLOGNA
Un contributo.
L'esperienza politica di straordinaria partecipazione e speranza popolare che ha portato, a Bologna, al successo Sergio Cofferati e la
più ampia coalizione di partiti e movimenti è ancora oggi di un significato maggiore della dimensione locale.
Questo ci ha detto e ci dice: "E' possibile agire e scegliere uniti,
non è necessario dividersi, i moderati di qua, i radicali di là, per poi allearsi".
I muri non servono. La credibilità, agli occhi dei cittadini, la si conquista insieme.
Per questo è di grande importanza monitorarne gli esiti di governo e battersi, con coerenza e decisione perchè prosegua ed abbia successo.
Recentemente, il dibattito all'interno dei Verdi e di Rifondazione,
anche qualche spiffero congressuale nei Ds, sembrano riproporre il tema di come la sinistra "critica", quella che presenta uno spettro più esigente di necessità di trasformazione e cambiamen to possa
vivere all'interno della pratica di governo di una città come Bologna.
Sono convinto che affrontare questa questione serva a tutti, anche ai
partiti maggiori della coalizione.
Ds e Margherita non possono credere che il discorso non li riguardi, sentirsi eventualmente protetti da una consuetudine di governo che è tutta da rivedere alla luce delle attese partecipative che a Bologna si sono messe in moto.
I temi sui quali il dibattito si è acceso sono d'altra parte importanti, infrastrutture per la mobilità e futuro dei gruppi sociali più deboli.
Ma afffrontiamo il toro per le corna: è in gioco la dimostrazione che
radicalità e governo non sono incompatibili ma anzi che senza l'una, a sinistra, non c'è nemmeno l'altro.
Se non riusciremo l'impatto negativo sarà vasto. Si sentirà più forte
l'avarizia del politicismo, i "l'avevamo detto".
Per questo, oltre alla capacità di sintesi, alla grande apertura e
aql senso del limite da parte di Ds e Margherita, ci vuole nella sinistra critica la massima consapevolezza del momento, ci vogliono
atti soggettivi decisi ed efficaci.
Allora sarà concesso avanzare alcuni punti di ragionamento, da una
posizione personale che - ne ho preso atto da qualche tempo, con un
certo stupore- gli eventi e le modificazioni della politica hanno
fatto approdare all'area della radicalità.
A) In primo luogo bisogna partire dalle condizioni date, che non sono affatto negative . Vi è nella Giunta , oltre ad una guida che ha storia e orientamento per parlare a tutto lo schieramento, una vasta
delegazione delle forze e delle sensibilità crtiche, dei partiti, ma non solo.
Questo deve ricordare sempre che è possibile proporre e fare, non solo differenziarsi o aumentare il tasso di visibilità identitaria.
B) In secondo luogo gli atti di indirizzo generale della giunta, in particolare le "Linee programmatiche per il mandato" e il Bilancio sono visibilmente orientati verso u n solido cambio di prospettiva,
dalle cose alle persone, dai mattoni ai servizi.
In particolare il Bilancio, con la ricerca dell'equità sociale, la lotta al carovita, primi reinvestimenti per l'infanzia.
C) Bisogna quindi definire il perimetro dell'iniziativa "radicale" a Bologna. Non possono bastare singole campagne "differenzianti". Ci vuole un impegno massimo per la realizzazione integrale del programma
di mandato, che è un punto avanzato.
Se si è "avanguardie" si deve volere il più e non il meno, nella direzione alla quale si è partecipato, non con spirito di sacrificio mediatorio ma con un contributo di merito e di metodo ("la voglia di
grande coalizione" , appunto) che nessuno può non considerare.
Per perimetro intendo quindi le aree prioritarie dei problemi della città da affrontare con decisione, dal governo, passo dopo passo, con
una direzione chiara e leggibile di cambiamento.
Così per l'ambiente e il territorio la fine dell'era "senzapiano", la
partecipazione alla definizione con il nuovo piano strutturale di una
città che riconquisti spazi a misura d'uomo e non a misura di mercato.
Così per la scuola e l'infanzia la fine di una guerriglia confusa fra
resistenze pubbliche e privato poco qualificato. Bisogna far passare
l'idea di un futuro certo per l'intervento comunale, nelle dimensioni
possibili per consistenza del Bilancio, forse ridotto ma curatissimo
e non abbandonato alla decadenza, di una garanzia della presenza
pubblica, o Comune o Stato, in tutti gli ordini di scuola, una forte
riqualificazione del privato che privilegi le vere esperienze sociali
ed il volontariato delle famiglie.
Si dirà che ci sono tanti altri problemi.
Ma già occuparsi, con coraggio, di questi, se non riempie una vita,
impegna certo un'intero mandato.
Sapranno tutte le energie della sinistra radicale garantire così un
contributo convinto e, per questo, non trascurabile non
marginalizzab ile alla esperienza bolognese?
Questa la domanda.
Sono convinto di sì. Fallire per meno, d'altra parte, sarebbe
soltanto farsesco.
Davide Ferrari
(da l'Unità, 30 xi 2004)
Un contributo.
L'esperienza politica di straordinaria partecipazione e speranza popolare che ha portato, a Bologna, al successo Sergio Cofferati e la
più ampia coalizione di partiti e movimenti è ancora oggi di un significato maggiore della dimensione locale.
Questo ci ha detto e ci dice: "E' possibile agire e scegliere uniti,
non è necessario dividersi, i moderati di qua, i radicali di là, per poi allearsi".
I muri non servono. La credibilità, agli occhi dei cittadini, la si conquista insieme.
Per questo è di grande importanza monitorarne gli esiti di governo e battersi, con coerenza e decisione perchè prosegua ed abbia successo.
Recentemente, il dibattito all'interno dei Verdi e di Rifondazione,
anche qualche spiffero congressuale nei Ds, sembrano riproporre il tema di come la sinistra "critica", quella che presenta uno spettro più esigente di necessità di trasformazione e cambiamen to possa
vivere all'interno della pratica di governo di una città come Bologna.
Sono convinto che affrontare questa questione serva a tutti, anche ai
partiti maggiori della coalizione.
Ds e Margherita non possono credere che il discorso non li riguardi, sentirsi eventualmente protetti da una consuetudine di governo che è tutta da rivedere alla luce delle attese partecipative che a Bologna si sono messe in moto.
I temi sui quali il dibattito si è acceso sono d'altra parte importanti, infrastrutture per la mobilità e futuro dei gruppi sociali più deboli.
Ma afffrontiamo il toro per le corna: è in gioco la dimostrazione che
radicalità e governo non sono incompatibili ma anzi che senza l'una, a sinistra, non c'è nemmeno l'altro.
Se non riusciremo l'impatto negativo sarà vasto. Si sentirà più forte
l'avarizia del politicismo, i "l'avevamo detto".
Per questo, oltre alla capacità di sintesi, alla grande apertura e
aql senso del limite da parte di Ds e Margherita, ci vuole nella sinistra critica la massima consapevolezza del momento, ci vogliono
atti soggettivi decisi ed efficaci.
Allora sarà concesso avanzare alcuni punti di ragionamento, da una
posizione personale che - ne ho preso atto da qualche tempo, con un
certo stupore- gli eventi e le modificazioni della politica hanno
fatto approdare all'area della radicalità.
A) In primo luogo bisogna partire dalle condizioni date, che non sono affatto negative . Vi è nella Giunta , oltre ad una guida che ha storia e orientamento per parlare a tutto lo schieramento, una vasta
delegazione delle forze e delle sensibilità crtiche, dei partiti, ma non solo.
Questo deve ricordare sempre che è possibile proporre e fare, non solo differenziarsi o aumentare il tasso di visibilità identitaria.
B) In secondo luogo gli atti di indirizzo generale della giunta, in particolare le "Linee programmatiche per il mandato" e il Bilancio sono visibilmente orientati verso u n solido cambio di prospettiva,
dalle cose alle persone, dai mattoni ai servizi.
In particolare il Bilancio, con la ricerca dell'equità sociale, la lotta al carovita, primi reinvestimenti per l'infanzia.
C) Bisogna quindi definire il perimetro dell'iniziativa "radicale" a Bologna. Non possono bastare singole campagne "differenzianti". Ci vuole un impegno massimo per la realizzazione integrale del programma
di mandato, che è un punto avanzato.
Se si è "avanguardie" si deve volere il più e non il meno, nella direzione alla quale si è partecipato, non con spirito di sacrificio mediatorio ma con un contributo di merito e di metodo ("la voglia di
grande coalizione" , appunto) che nessuno può non considerare.
Per perimetro intendo quindi le aree prioritarie dei problemi della città da affrontare con decisione, dal governo, passo dopo passo, con
una direzione chiara e leggibile di cambiamento.
Così per l'ambiente e il territorio la fine dell'era "senzapiano", la
partecipazione alla definizione con il nuovo piano strutturale di una
città che riconquisti spazi a misura d'uomo e non a misura di mercato.
Così per la scuola e l'infanzia la fine di una guerriglia confusa fra
resistenze pubbliche e privato poco qualificato. Bisogna far passare
l'idea di un futuro certo per l'intervento comunale, nelle dimensioni
possibili per consistenza del Bilancio, forse ridotto ma curatissimo
e non abbandonato alla decadenza, di una garanzia della presenza
pubblica, o Comune o Stato, in tutti gli ordini di scuola, una forte
riqualificazione del privato che privilegi le vere esperienze sociali
ed il volontariato delle famiglie.
Si dirà che ci sono tanti altri problemi.
Ma già occuparsi, con coraggio, di questi, se non riempie una vita,
impegna certo un'intero mandato.
Sapranno tutte le energie della sinistra radicale garantire così un
contributo convinto e, per questo, non trascurabile non
marginalizzab ile alla esperienza bolognese?
Questa la domanda.
Sono convinto di sì. Fallire per meno, d'altra parte, sarebbe
soltanto farsesco.
Davide Ferrari
(da l'Unità, 30 xi 2004)
domenica 28 novembre 2004
Poeti, in ricordo di Gilberto Centi.
"La casa dei pensieri"
Amici di Gilberto Centi
Domenica 28 novembre 2004, ore 18
Casamatta, via Sampieri 3
BOLOGNA, E I SUOI POETI
In ricordo di Gilberto Centi, agitatore di poesia
Leggono:
Anna Albertano, Loredana Alberti, Vincenzo Bagnoli, Riccardo Balli, Danilo Barbi, Franco Berardi Bifo, Elisa Brilli, Bruno Brunini, Gabriella Cappelletti, Carla Castelli,Giorgio Celli, Gabriele Ciampichetti, Maurizio Colmegna, Stefano Delfiore, Andrea Di Carlo, Pietro Federico, Davide Ferrari, Mattia Fontanella, Maria Gervasio, Bruno Giorgini, Carlo Antonio Gobbato, Salvatore Iemma, Maurizio Indirli, Isabella Leardini, Claudio Lolli, Fabrizio Lombardo, Loredana Magazzeni, Alberto Masala, Jacopo Masi, Eugenio Mastrorocco, Francisca Rojas, Sergio Rotino, Gregorio Scalise, Francesco Scalone, Stefano Semeraro, Sandro Sermenghi, Francesca Serragnoli, Elio Talòn, Andrea Trombini, Pietro Zanelli
Con una lettura di un testo di Francesco Guccini.
Presentazione di Bruno Brunini, Carla Castelli, Davide Ferrari
Amici di Gilberto Centi
Domenica 28 novembre 2004, ore 18
Casamatta, via Sampieri 3
BOLOGNA, E I SUOI POETI
In ricordo di Gilberto Centi, agitatore di poesia
Leggono:
Anna Albertano, Loredana Alberti, Vincenzo Bagnoli, Riccardo Balli, Danilo Barbi, Franco Berardi Bifo, Elisa Brilli, Bruno Brunini, Gabriella Cappelletti, Carla Castelli,Giorgio Celli, Gabriele Ciampichetti, Maurizio Colmegna, Stefano Delfiore, Andrea Di Carlo, Pietro Federico, Davide Ferrari, Mattia Fontanella, Maria Gervasio, Bruno Giorgini, Carlo Antonio Gobbato, Salvatore Iemma, Maurizio Indirli, Isabella Leardini, Claudio Lolli, Fabrizio Lombardo, Loredana Magazzeni, Alberto Masala, Jacopo Masi, Eugenio Mastrorocco, Francisca Rojas, Sergio Rotino, Gregorio Scalise, Francesco Scalone, Stefano Semeraro, Sandro Sermenghi, Francesca Serragnoli, Elio Talòn, Andrea Trombini, Pietro Zanelli
Con una lettura di un testo di Francesco Guccini.
Presentazione di Bruno Brunini, Carla Castelli, Davide Ferrari
martedì 23 novembre 2004
Lettera aperta alle compagne ed ai compagni dei Democratici di Sinistra di Bologna, e alle Mozioni congressuali.
Care compagne, cari compagni,
sono iniziati i congressi di sezione. Si vedranno al termine i risultati definitivi.
Ma già ora si può affermare che emergono alcuni dati politici che riguardano tutto il partito, nella realtà di Bologna.
La grande e legittima soddisfazione per l’affermazione in città ed in tanti comuni.
L’ avvertire nei cittadini una grande attesa per una nuova qualità di governo.
C. La volontà di mantenere alta la partecipazione democratica attorno alle scelte delle amministrazioni.
"Dobbiamo continuare a fare come abbiamo fatto in campagna elettorale" questo il leit motiv che ascoltiamo dalle sezioni, una dichiarazione motivata e del tutto da condividere.
Anche il Congresso di Bologna può essere una occasione per raccogliere questo mandato.
Avanziamo quindi la proposta che l’assise federale del 10, 11 e 12 Dicembre, veda la presentazione comune ed il voto di un documento su "Bologna e l’impegno dei DS".
Sappiamo che non è una intenzione solo nostra.
La rilanciamo formalmente, a congressi di sezione aperti, per darle, per quanto ci riguarda, maggiore e chiara forza.
Il nostro partito non può essere un elemento transeunte, è la più grande forza dell’alleanza e deve sentire la responsabilità, nella limpida distinzione dei ruoli rispetto a chi ha il compito di governare, di promuovere il clima partecipativo e sostenere il tono e la qualità dei programmi.
--Per quanto riguarda la partecipazione riteniamo vadano fornite alle migliaia di cittadini che a Bologna e nei Comuni hanno partecipato alla campagna elettorale, sedi permanenti di azione comune con i partiti della alleanza democratica.
--Per quanto riguarda i programmi ribadiamo la nostra netta accentuazione della priorità dei temi sociali:
lotta al carovita,
mantenimento e qualificazione dell’apparato produttivo locale,
garantire risposte, per i nidi, le scuole, i servizi per gli anziani a tutte le famiglie.
Non sono priorità facili in tempi di bilanci ristretti dal governo e dalla crisi economica.
E’ quindi necessaria una vasta opera di mobilitazione e proposta da parte della politica e della società civile per non isolare il difficile corso del governo locale dai cittadini.
Un documento di impegno comune non sarebbe che una prima risposta.
Ma utile, innanzitutto a mantenere uno stile e una sostanza di proposte che si sono rivelate vincenti.
E’ l’unità su un campo concreto di cose da fare assieme.
E’ l’unità che è richiesta e che non offusca le divergenze serie sulla proposta politica nazionale.
Per quanto ci riguarda continueremo a proporre il confronto aperto anche in questa fase nella quale -di necessità- le diverse mozioni richiedono innanzitutto il consenso alla loro proposta generale.
Certi di una risposta,
rivolgiamo fraterni saluti,
Davide Ferrari
Care compagne, cari compagni,
sono iniziati i congressi di sezione. Si vedranno al termine i risultati definitivi.
Ma già ora si può affermare che emergono alcuni dati politici che riguardano tutto il partito, nella realtà di Bologna.
La grande e legittima soddisfazione per l’affermazione in città ed in tanti comuni.
L’ avvertire nei cittadini una grande attesa per una nuova qualità di governo.
C. La volontà di mantenere alta la partecipazione democratica attorno alle scelte delle amministrazioni.
"Dobbiamo continuare a fare come abbiamo fatto in campagna elettorale" questo il leit motiv che ascoltiamo dalle sezioni, una dichiarazione motivata e del tutto da condividere.
Anche il Congresso di Bologna può essere una occasione per raccogliere questo mandato.
Avanziamo quindi la proposta che l’assise federale del 10, 11 e 12 Dicembre, veda la presentazione comune ed il voto di un documento su "Bologna e l’impegno dei DS".
Sappiamo che non è una intenzione solo nostra.
La rilanciamo formalmente, a congressi di sezione aperti, per darle, per quanto ci riguarda, maggiore e chiara forza.
Il nostro partito non può essere un elemento transeunte, è la più grande forza dell’alleanza e deve sentire la responsabilità, nella limpida distinzione dei ruoli rispetto a chi ha il compito di governare, di promuovere il clima partecipativo e sostenere il tono e la qualità dei programmi.
--Per quanto riguarda la partecipazione riteniamo vadano fornite alle migliaia di cittadini che a Bologna e nei Comuni hanno partecipato alla campagna elettorale, sedi permanenti di azione comune con i partiti della alleanza democratica.
--Per quanto riguarda i programmi ribadiamo la nostra netta accentuazione della priorità dei temi sociali:
lotta al carovita,
mantenimento e qualificazione dell’apparato produttivo locale,
garantire risposte, per i nidi, le scuole, i servizi per gli anziani a tutte le famiglie.
Non sono priorità facili in tempi di bilanci ristretti dal governo e dalla crisi economica.
E’ quindi necessaria una vasta opera di mobilitazione e proposta da parte della politica e della società civile per non isolare il difficile corso del governo locale dai cittadini.
Un documento di impegno comune non sarebbe che una prima risposta.
Ma utile, innanzitutto a mantenere uno stile e una sostanza di proposte che si sono rivelate vincenti.
E’ l’unità su un campo concreto di cose da fare assieme.
E’ l’unità che è richiesta e che non offusca le divergenze serie sulla proposta politica nazionale.
Per quanto ci riguarda continueremo a proporre il confronto aperto anche in questa fase nella quale -di necessità- le diverse mozioni richiedono innanzitutto il consenso alla loro proposta generale.
Certi di una risposta,
rivolgiamo fraterni saluti,
Davide Ferrari
martedì 16 novembre 2004
Coppie di fatto, fare meglio, non meno.
COPPIE DI FATTO E "FAMIGLIA"
CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
FARE "MEGLIO" , NON MENO" PER AFFERMARE I DIRITTI
I recenti interventi di alcuni esponenti cattolici sull’etica e la famiglia meritano risposte non riferibili solo alla polemica immediata.
Il che non significa, necessariamente, più flebili.
E’ necessario innanzitutto rendere più chiara la sintesi di queste posizioni.
Proverò a riassumerla così: "La famiglia è un bene più prezioso dei diritti dei singoli individui. Senza Famiglia non c’è fondamento della società ed, in ultima analisi, nemmeno dello Stato, anche di quello democratico. Solo l’impedimento dello sviluppo visibile e assistito delle forme di convivenza diverse dalla famiglia tradizionale, padre, madre, avi e prole, può difenderla. Non è possibile quindi aggiungere ai diritti della famiglia- sanciti dalla Costituzione- i diritti di altre famiglie, anzi, solo negando questi ultimi si da valore ai primi."
Questo ci dicono e con molta energia.
Chi non condivide questa impostazione deve avvertire la necessità non tanto di rispondere ma di esprimere, ogni giorno, con decisione e limpidezza le proprie convinzioni.
Tacere e poi, eventualmente, replicare è cosa che innesca ogni volta polemiche maggiori, immediatamente gravide di scorrerie politiche da parte di coloro che Beniamino Andreatta definiva "gli atei devoti", i "libertini" alla caccia del voto osservante.
Sono necessarie "azioni", non "reazioni" difensive, a colpo ricevuto. Un tempo, come si sa’, i "reazionari" erano gli altri. Oggi, troppe volte lo diventiamo noi.
Quali punti di riferimento vi sono, dunque, per una azione politica ed etica efficace?
a)In primo luogo la rivendicazione del grande valore della famiglia come strumento di promozione umana degli individui. La famiglia serve l’uomo, in questo consistono la sua forza e perennità. Non è possibile porla al di sopra del rispetto della persona umana.Se lo si fa la si indebolisce drammaticamente, facendone un "modello", rigido e quindi prima o poi superabile, anzichè una conquista naturale dell’uomo.
b)In secondo luogo occorre sempre ricordare che la famiglia va protetta soprattutto da tutto ciò che ne mina la possibilità: il lavoro assente o precario, l’insufficienza del reddito a garantire dignità, i tempi del vivere che ne riducono i momenti di comunità e comunicazione.
c)In terzo luogo considerare che chi come le coppie gay chiede di poter fare una famiglia, a tutti gli effetti, non solo non attacca l’istituto famigliare, ma, anzi, in controtendenza, ne riconosce l’attrattiva, anela positivamente all’indispensabilità della vita e della solidarietà calorosa della famiglia. addirittura ne mima le forme.
E questo è molto significativo, richiede attenzione e rispetto.
Bisogna rallegrasi di questa "vittoria" della famiglia non ostacolarla .
E non deve stupirci. Vivere una forma "altra" di sessualità non implica solo gli atti di questa volontà o necessità.
Le implicazioni della personalità,i sentimenti, non possono essere considerati solo negli aspetti della "pratica del desiderio", o disprezzata come vizio o rivendicata come libero sfogo.
E’ richiesta ben altra mediazione, ben altra iniziativa per essere e fare insieme società civile.
Ridurre in iniziative legislative questi assunti è delicato e difficile.
Per questo motivo mi pare un importante passo avanti la definizione di PACS, patto civile di solidarietà . Ma la chiarezza etica e culturale deve essere netta e leggibile, andare anche oltre, verso il pieno riconoscimento della vita famigliare, e dei suoi diritti e doveri, laddove essa obiettivamente esiste senza alcuna discriminazione per orientamento sessuale.
Sollecito un risveglio.
Tutto ci riconduce all’egoismo e alla paura, tutto ci spinge ad assediarci con i nostri figli nel fortino dell’IO, del "mio", compreso il "mio modo di vivere la sessualità".
Ma è il tempo di combattere per la speranza. Non solo di predicarla.
"Meglio, non meno", altrimenti dopo quelle udite da Kerry suoneranno campane per altri, per tutti.
Davide Ferrari
da L'Unità, Martedi' 16 Novembre 2004
CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
FARE "MEGLIO" , NON MENO" PER AFFERMARE I DIRITTI
I recenti interventi di alcuni esponenti cattolici sull’etica e la famiglia meritano risposte non riferibili solo alla polemica immediata.
Il che non significa, necessariamente, più flebili.
E’ necessario innanzitutto rendere più chiara la sintesi di queste posizioni.
Proverò a riassumerla così: "La famiglia è un bene più prezioso dei diritti dei singoli individui. Senza Famiglia non c’è fondamento della società ed, in ultima analisi, nemmeno dello Stato, anche di quello democratico. Solo l’impedimento dello sviluppo visibile e assistito delle forme di convivenza diverse dalla famiglia tradizionale, padre, madre, avi e prole, può difenderla. Non è possibile quindi aggiungere ai diritti della famiglia- sanciti dalla Costituzione- i diritti di altre famiglie, anzi, solo negando questi ultimi si da valore ai primi."
Questo ci dicono e con molta energia.
Chi non condivide questa impostazione deve avvertire la necessità non tanto di rispondere ma di esprimere, ogni giorno, con decisione e limpidezza le proprie convinzioni.
Tacere e poi, eventualmente, replicare è cosa che innesca ogni volta polemiche maggiori, immediatamente gravide di scorrerie politiche da parte di coloro che Beniamino Andreatta definiva "gli atei devoti", i "libertini" alla caccia del voto osservante.
Sono necessarie "azioni", non "reazioni" difensive, a colpo ricevuto. Un tempo, come si sa’, i "reazionari" erano gli altri. Oggi, troppe volte lo diventiamo noi.
Quali punti di riferimento vi sono, dunque, per una azione politica ed etica efficace?
a)In primo luogo la rivendicazione del grande valore della famiglia come strumento di promozione umana degli individui. La famiglia serve l’uomo, in questo consistono la sua forza e perennità. Non è possibile porla al di sopra del rispetto della persona umana.Se lo si fa la si indebolisce drammaticamente, facendone un "modello", rigido e quindi prima o poi superabile, anzichè una conquista naturale dell’uomo.
b)In secondo luogo occorre sempre ricordare che la famiglia va protetta soprattutto da tutto ciò che ne mina la possibilità: il lavoro assente o precario, l’insufficienza del reddito a garantire dignità, i tempi del vivere che ne riducono i momenti di comunità e comunicazione.
c)In terzo luogo considerare che chi come le coppie gay chiede di poter fare una famiglia, a tutti gli effetti, non solo non attacca l’istituto famigliare, ma, anzi, in controtendenza, ne riconosce l’attrattiva, anela positivamente all’indispensabilità della vita e della solidarietà calorosa della famiglia. addirittura ne mima le forme.
E questo è molto significativo, richiede attenzione e rispetto.
Bisogna rallegrasi di questa "vittoria" della famiglia non ostacolarla .
E non deve stupirci. Vivere una forma "altra" di sessualità non implica solo gli atti di questa volontà o necessità.
Le implicazioni della personalità,i sentimenti, non possono essere considerati solo negli aspetti della "pratica del desiderio", o disprezzata come vizio o rivendicata come libero sfogo.
E’ richiesta ben altra mediazione, ben altra iniziativa per essere e fare insieme società civile.
Ridurre in iniziative legislative questi assunti è delicato e difficile.
Per questo motivo mi pare un importante passo avanti la definizione di PACS, patto civile di solidarietà . Ma la chiarezza etica e culturale deve essere netta e leggibile, andare anche oltre, verso il pieno riconoscimento della vita famigliare, e dei suoi diritti e doveri, laddove essa obiettivamente esiste senza alcuna discriminazione per orientamento sessuale.
Sollecito un risveglio.
Tutto ci riconduce all’egoismo e alla paura, tutto ci spinge ad assediarci con i nostri figli nel fortino dell’IO, del "mio", compreso il "mio modo di vivere la sessualità".
Ma è il tempo di combattere per la speranza. Non solo di predicarla.
"Meglio, non meno", altrimenti dopo quelle udite da Kerry suoneranno campane per altri, per tutti.
Davide Ferrari
da L'Unità, Martedi' 16 Novembre 2004
Congresso dei DS. Appunti. Lo pensavo allora.
16 Novembre, 2004
DS: Appunti per riflessione congressuale.
(Un primo articolo)
Leggo e riporto la seguente nota di agenzia:
"Sondaggio IPR: la Gad avanti e Prodi supera il premier
Secondo l´Ipr Bertinotti al 18 per cento alle primarie. Prodi in
testa in 17 regioni su 20.
MA IL LISTONE RIFORMISTA NON CONVINCE.
VALE ELETTORALMENTE MENO DEI PARTITI CHE LO COMPONGONO."
Annunciare il taglio delle tasse evidentemente non serve. Gli
elettori, anche quelli del centrodestra, non firmano cambiali in
bianco al premier Berlusconi, stando almeno al sondaggio condotto da
Ipr-marketing su un nutrito campione di italiani (10.300) proprio nei
giorni in cui più forte era il battage mediatico del governo sulla
riforma fiscale.
In un faccia a faccia virtuale per l´elezione del premier, sarebbe
oggi Prodi a vincere su Berlusconi con il 57% dei consensi contro
43%: in 17 regioni su 20, Prodi è in testa. Schierate con Berlusconi
restano Lombardia, Friuli e Veneto; mentre al centro, nel sud e nelle
isole Prodi fa man bassa, con il record di consensi (66%) in Toscana.
Ma non avanza solo il leader.
L´intera Grande alleanza democratica (Gad) risulta vincente con un
50% secco di consensi, mentre la Casa delle libertà raggiunge il
43,5%.
Tuttavia per l´Ulivo si apre una questione: capitalizza di più con o
senza la Federazione dei riformisti?
Senza il listone, i quattro partiti riformisti raggiungono il 35,5%
di voti: 21% ai Ds; 11,5 alla Margherita; 2,5 allo Sdi; 0,5 ai
Repubblicani europei. Un netto balzo in avanti rispetto alle europee
dove insieme ebbero il 31,1%. Se l´esperimento listone si
riproponesse invece, i riformisti sarebbero a quota 32,5%: sempre in
crescita, ma con margine ridotto perché ci sarebbe un travaso di voti
a sinistra, verso Prc e Pdci.
Non fa piacere riportare questa notizia.
Ma bisogna riflettere.
La proposta di dare vita ad una Federazione riformista è esattamente
il cuore della mozione presentata dal Segretario Fassino, non
l'unico -ma il più grande- punto di radicale diversità con le altre
mozioni.
Si dirà che basarsi sui sondaggi è un errore che vi sono superiori
ragioni politiche che impongono questa scelta.
Per la verità, non essendoci per nulla la sicurezza che le ragioni
programmatiche, una sfumata critica alla guerra e la disponibilità
alla ripresa dei rapporti politici con l'America di Bush, una scelta
sul lavoro che privilegia fortemente l'ottica di mercato ecc, siano
più condivise nella base, forse non solo dei Ds, è proprio con lo
strumento dei sondaggi che si perorata la causa della Federazione e,
prima decisamente, poi, dopo le Europee più sottotraccia ,
del "partito unico riformista".
Ricordiamo che fin dalla Direzione del 6 ottobre del 2003, quella
dove Fassino chbiese e ottenne un voto di consenso non solo alla
lista unica per le europee ma a questa come primo passo verso un
nuovo soggetto politico, si sprecarono le citazioni di sondaggi che
dal 40 per cento a scendere, promettevano vasti successi.
Un partito capace, se rinnovato e irrobustito, di essere analogo ai
grandi partiti socialisti d'Europa che o governano o concorrono per
il governo, esprimendo la leadership, c'è già, diciamo ci sarebbe, se
vi fosse la volontà di irrobustirne presenza, caratteri radicamento
popolare. Sono i DS.
L'Italia è certo un caso particolare, la questione cattolica è
aperta, Prodi è una grande e positiva personalità.
Ma aiutare Prodi significa garantire, come DS, il giusto
bilanciamento, a destra ma anche e soprattutto a sinistra, della
grande coalizione che lo deve portare alla vittoria.
A sinistra, dove i voti si sono perduti nel '99 e nel '01-governando-
e ancora si perdono- in dati assoluti- nonostante il disastro del
governo Berlusconi.
Li' si può andare avanti.
Al centro, inteso come area a egemonia liberista, i voti sono
comunque non riguadagnabili con politiche simili a quelle della
destra.
Anche per ottenere consenso di elettori, e sono molti nei ceti
popolari, che hanno votato Berlusconi ci vogliono proposte contro la
guerra- che è rifiutata da tanti anche in queste aree della pubblica
opinione-e per il lavoro e la capacità di acquisto, anche con
coraggiose misure oltre la logica di mercato.
In sintesi: bisogna andare a sinistra, questo si dimostra, per andare
avanti.
Non è sempre stato vero.
Oggi invece lo dice la ragione, lo dicono i numeri.
Preoccupa che si voglia andare in direzione esattamente contraria.
Tutto si copre con la crisi irresolubile di Berlusconi, ma occorre
ancora chiedere e ottenere forza dal popolo italiano non solo per
prevalere ma per governare.
Per tutta una legislatura, fra guerre, terrore e crisi.
A sinistra, dunque.
Davide Ferrari
DS: Appunti per riflessione congressuale.
(Un primo articolo)
Leggo e riporto la seguente nota di agenzia:
"Sondaggio IPR: la Gad avanti e Prodi supera il premier
Secondo l´Ipr Bertinotti al 18 per cento alle primarie. Prodi in
testa in 17 regioni su 20.
MA IL LISTONE RIFORMISTA NON CONVINCE.
VALE ELETTORALMENTE MENO DEI PARTITI CHE LO COMPONGONO."
Annunciare il taglio delle tasse evidentemente non serve. Gli
elettori, anche quelli del centrodestra, non firmano cambiali in
bianco al premier Berlusconi, stando almeno al sondaggio condotto da
Ipr-marketing su un nutrito campione di italiani (10.300) proprio nei
giorni in cui più forte era il battage mediatico del governo sulla
riforma fiscale.
In un faccia a faccia virtuale per l´elezione del premier, sarebbe
oggi Prodi a vincere su Berlusconi con il 57% dei consensi contro
43%: in 17 regioni su 20, Prodi è in testa. Schierate con Berlusconi
restano Lombardia, Friuli e Veneto; mentre al centro, nel sud e nelle
isole Prodi fa man bassa, con il record di consensi (66%) in Toscana.
Ma non avanza solo il leader.
L´intera Grande alleanza democratica (Gad) risulta vincente con un
50% secco di consensi, mentre la Casa delle libertà raggiunge il
43,5%.
Tuttavia per l´Ulivo si apre una questione: capitalizza di più con o
senza la Federazione dei riformisti?
Senza il listone, i quattro partiti riformisti raggiungono il 35,5%
di voti: 21% ai Ds; 11,5 alla Margherita; 2,5 allo Sdi; 0,5 ai
Repubblicani europei. Un netto balzo in avanti rispetto alle europee
dove insieme ebbero il 31,1%. Se l´esperimento listone si
riproponesse invece, i riformisti sarebbero a quota 32,5%: sempre in
crescita, ma con margine ridotto perché ci sarebbe un travaso di voti
a sinistra, verso Prc e Pdci.
Non fa piacere riportare questa notizia.
Ma bisogna riflettere.
La proposta di dare vita ad una Federazione riformista è esattamente
il cuore della mozione presentata dal Segretario Fassino, non
l'unico -ma il più grande- punto di radicale diversità con le altre
mozioni.
Si dirà che basarsi sui sondaggi è un errore che vi sono superiori
ragioni politiche che impongono questa scelta.
Per la verità, non essendoci per nulla la sicurezza che le ragioni
programmatiche, una sfumata critica alla guerra e la disponibilità
alla ripresa dei rapporti politici con l'America di Bush, una scelta
sul lavoro che privilegia fortemente l'ottica di mercato ecc, siano
più condivise nella base, forse non solo dei Ds, è proprio con lo
strumento dei sondaggi che si perorata la causa della Federazione e,
prima decisamente, poi, dopo le Europee più sottotraccia ,
del "partito unico riformista".
Ricordiamo che fin dalla Direzione del 6 ottobre del 2003, quella
dove Fassino chbiese e ottenne un voto di consenso non solo alla
lista unica per le europee ma a questa come primo passo verso un
nuovo soggetto politico, si sprecarono le citazioni di sondaggi che
dal 40 per cento a scendere, promettevano vasti successi.
Un partito capace, se rinnovato e irrobustito, di essere analogo ai
grandi partiti socialisti d'Europa che o governano o concorrono per
il governo, esprimendo la leadership, c'è già, diciamo ci sarebbe, se
vi fosse la volontà di irrobustirne presenza, caratteri radicamento
popolare. Sono i DS.
L'Italia è certo un caso particolare, la questione cattolica è
aperta, Prodi è una grande e positiva personalità.
Ma aiutare Prodi significa garantire, come DS, il giusto
bilanciamento, a destra ma anche e soprattutto a sinistra, della
grande coalizione che lo deve portare alla vittoria.
A sinistra, dove i voti si sono perduti nel '99 e nel '01-governando-
e ancora si perdono- in dati assoluti- nonostante il disastro del
governo Berlusconi.
Li' si può andare avanti.
Al centro, inteso come area a egemonia liberista, i voti sono
comunque non riguadagnabili con politiche simili a quelle della
destra.
Anche per ottenere consenso di elettori, e sono molti nei ceti
popolari, che hanno votato Berlusconi ci vogliono proposte contro la
guerra- che è rifiutata da tanti anche in queste aree della pubblica
opinione-e per il lavoro e la capacità di acquisto, anche con
coraggiose misure oltre la logica di mercato.
In sintesi: bisogna andare a sinistra, questo si dimostra, per andare
avanti.
Non è sempre stato vero.
Oggi invece lo dice la ragione, lo dicono i numeri.
Preoccupa che si voglia andare in direzione esattamente contraria.
Tutto si copre con la crisi irresolubile di Berlusconi, ma occorre
ancora chiedere e ottenere forza dal popolo italiano non solo per
prevalere ma per governare.
Per tutta una legislatura, fra guerre, terrore e crisi.
A sinistra, dunque.
Davide Ferrari
Vandalismo al Liceo Fermi.
Consigliere FERRARI - Grazie signor Presidente. Qualche giorno fa, i colleghi lo sanno, la città lo sa, si è avuto un grave fatto di vandalismo che ha inciso su alcuni giorni della vita di una scuola-il Liceo Fermi- con 1.300 studenti. Sono stati distribuiti,notte tempo, da ignoti vandali, quantità industriali di piccoli animali atti a essere esche per la pesca.
Ora, è pur vero che purtroppo, chi ha memoria di scuola lo sa, non è la prima volta che questo accade al Fermi. Mi pare, se non vado errato, circa dieci anni fa ci fu un fatto del tutto analogo.
Però è pur vero, colleghi, che questa vicenda non è oggi una questione isolata o isolabile da un clima più generale che vive la scuola nel nostro Paese e anche nella nostra città. Non bisogna fare di ogni erba un fascio, però è fin troppo facile andare ai fatti del Parini e ad altri gravi fatti consimili.
D’altra parte opera nella nostra città un importante centro di indagine sui fenomeni del disagio giovanile e del bullismo, il centro Minguzzi, un centro pubblico che ha messo in allarme sui fenomeni crescenti di disagiuo giovanile e di bullismo le amministrazioni e la vita culturale e intellettuale della città già da molti e molti anni.
Che cosa abbiamo di fronte a noi?
Abbiamo - io credo - un fenomeno che ha due facce: da un lato la faccia molto positiva e importante della ripresa di un interesse per i fatti del mondo esterno, della vita, da parte delle giovani generazioni.
Si sono susseguite, nello scorso anno, manifestazioni e iniziative partecipate come non era da molto tempo. Nello stesso tempo, io credo, lo stesso fenomeno del protagonismo giovanile ha assunto però anche un aspetto malato, legato a fenomeni crescenti, in più luoghi, di vandalismo, di minaccia al coetaneo e a bambini più piccoli, fino a fenomeni così gravi come quello accaduto.
Perchè questo fenomeno a due facce? E’ - io credo - la ripresa - lo uso appositamente in modo neutro - di una volontà di presenza di generazioni che per molti anni sono state date per scomparse. C’è anche chi lo ha teorizzato, chi ha chiamato queste generazioni le generazioni "x" o la missing generation.
Qui di scomparso ormai non c’è più nulla; e gli adolescenti sono sempre più presenti. Purtroppo, però, è inevitabile, non soltanto con l’aspetto di una rinnovata volontà di studio o di manifestazione sociale o addirittura politica. No, non c’è solo questo. C'è anche la parte opposta dello stesso fenomeno: il diffodersi della violenza e del venir meno del senso del proprio limite.
Siamo pronti, noi, a recuperare questo terreno di sfida? Perché, guardate, si è facili profeti, se si conosce le scuole anche di Bologna, a ipotizzare fatti consimili, in più di una realtà.
Siamo pronti? Abbiamo, io credo, anche di fronte al mondo della scuola l’autorevolezza, come Istituzione democratica, come Comune di Bologna, di una chiamata al dibattito e alla formazione civica. Abbiamo - io credo - la necessità di mettere in rete, come si dice sempre, anche a vuoto talvolta, non è questo il caso, le competenze del sistema sanitario, della ricerca pedagogica e psichiatrica, le competenze delle forze dell’ordine, e, in primo luogo, le competenze del corpo docente e della scuola.
E’ - io credo - una delle missioni più importanti che spetta alle amministrazioni, agli Enti locali, che non hanno, guardate, competenze dirette ma hanno però - lo si intuisce - grandi responsabilità.
Tenete conto una cifra: 1.300 alunni vuol dire, in sostanza, nel ciclo di una generazione, in un venticinquennio, circa un quarto delle classi dirigenti e produttive medio/alte di una città. L’impressione di vivere e studiare nell'insicurezza, di essere aperti a ogni scorreria, di essere sotto un clima di intimidazione non può non restare senza traccia nei percorsi educativi e domani anche di affermazione di sé, nel lavoro, nella vita, nelle professioni sociali dei ragazzi di oggi.
Ecco perché è molto importante discuterne e intervenire. E io ho l’impressione che spetti anche noi, e con questo concludo.
Farò poi delle proposte concrete anche in forma di documenti.
Spetta a noi non essere, come spesso capita, di necessità, al mondo della scuola e alla sua dirigenza, pur di grande valore, coloro che, magari per paura di perdere adesione e consenso in quella tacita gara che è diventata l’ondata delle iscrizioni alle scuole, coloro che accettano di mettere il problema sotto la sabbia.
Non parlo del Liceo Fermi, in specifico, ma, pure, mi preoccupano i primi commenti che ho sentito su questa vicenda: "va tutto bene, siamo perlomeno uguali ad altre realtà scolastiche".
Invece quando il problema, colleghi, si presenta bisogna affrontarlo, con i ragazzi, con la scuola, con tutta la comunità cittadina.
Trasformare la fetrita in una occasione di crescita comune.
E io penso che sia possibile farlo, se le scuole non sono lasciate sole, per prevenire, prima che la repressione diventi l’ultima arma invocata o invocabile.
Qualora di repressione si potesse parlare, scoperti e trovati i colpevoli, io credo, non per legge del contrappasso auto ironica ("Avete voluto colpire la vostra scuola, allora ci dovrete stare, magari più a lungo") ma per sostanza di posizione, l’unica repressione inaccettabile sarebbe proprio l'espulsione dal mondo della scuola. Non c’è punizione più stupida verso chi la scuola ha offeso, che quella di essere cacciati via da questa scuola. La repressione sia dura, sia esemplare, ma sia nella scuola e nella frequenza scolastica.
Ora, è pur vero che purtroppo, chi ha memoria di scuola lo sa, non è la prima volta che questo accade al Fermi. Mi pare, se non vado errato, circa dieci anni fa ci fu un fatto del tutto analogo.
Però è pur vero, colleghi, che questa vicenda non è oggi una questione isolata o isolabile da un clima più generale che vive la scuola nel nostro Paese e anche nella nostra città. Non bisogna fare di ogni erba un fascio, però è fin troppo facile andare ai fatti del Parini e ad altri gravi fatti consimili.
D’altra parte opera nella nostra città un importante centro di indagine sui fenomeni del disagio giovanile e del bullismo, il centro Minguzzi, un centro pubblico che ha messo in allarme sui fenomeni crescenti di disagiuo giovanile e di bullismo le amministrazioni e la vita culturale e intellettuale della città già da molti e molti anni.
Che cosa abbiamo di fronte a noi?
Abbiamo - io credo - un fenomeno che ha due facce: da un lato la faccia molto positiva e importante della ripresa di un interesse per i fatti del mondo esterno, della vita, da parte delle giovani generazioni.
Si sono susseguite, nello scorso anno, manifestazioni e iniziative partecipate come non era da molto tempo. Nello stesso tempo, io credo, lo stesso fenomeno del protagonismo giovanile ha assunto però anche un aspetto malato, legato a fenomeni crescenti, in più luoghi, di vandalismo, di minaccia al coetaneo e a bambini più piccoli, fino a fenomeni così gravi come quello accaduto.
Perchè questo fenomeno a due facce? E’ - io credo - la ripresa - lo uso appositamente in modo neutro - di una volontà di presenza di generazioni che per molti anni sono state date per scomparse. C’è anche chi lo ha teorizzato, chi ha chiamato queste generazioni le generazioni "x" o la missing generation.
Qui di scomparso ormai non c’è più nulla; e gli adolescenti sono sempre più presenti. Purtroppo, però, è inevitabile, non soltanto con l’aspetto di una rinnovata volontà di studio o di manifestazione sociale o addirittura politica. No, non c’è solo questo. C'è anche la parte opposta dello stesso fenomeno: il diffodersi della violenza e del venir meno del senso del proprio limite.
Siamo pronti, noi, a recuperare questo terreno di sfida? Perché, guardate, si è facili profeti, se si conosce le scuole anche di Bologna, a ipotizzare fatti consimili, in più di una realtà.
Siamo pronti? Abbiamo, io credo, anche di fronte al mondo della scuola l’autorevolezza, come Istituzione democratica, come Comune di Bologna, di una chiamata al dibattito e alla formazione civica. Abbiamo - io credo - la necessità di mettere in rete, come si dice sempre, anche a vuoto talvolta, non è questo il caso, le competenze del sistema sanitario, della ricerca pedagogica e psichiatrica, le competenze delle forze dell’ordine, e, in primo luogo, le competenze del corpo docente e della scuola.
E’ - io credo - una delle missioni più importanti che spetta alle amministrazioni, agli Enti locali, che non hanno, guardate, competenze dirette ma hanno però - lo si intuisce - grandi responsabilità.
Tenete conto una cifra: 1.300 alunni vuol dire, in sostanza, nel ciclo di una generazione, in un venticinquennio, circa un quarto delle classi dirigenti e produttive medio/alte di una città. L’impressione di vivere e studiare nell'insicurezza, di essere aperti a ogni scorreria, di essere sotto un clima di intimidazione non può non restare senza traccia nei percorsi educativi e domani anche di affermazione di sé, nel lavoro, nella vita, nelle professioni sociali dei ragazzi di oggi.
Ecco perché è molto importante discuterne e intervenire. E io ho l’impressione che spetti anche noi, e con questo concludo.
Farò poi delle proposte concrete anche in forma di documenti.
Spetta a noi non essere, come spesso capita, di necessità, al mondo della scuola e alla sua dirigenza, pur di grande valore, coloro che, magari per paura di perdere adesione e consenso in quella tacita gara che è diventata l’ondata delle iscrizioni alle scuole, coloro che accettano di mettere il problema sotto la sabbia.
Non parlo del Liceo Fermi, in specifico, ma, pure, mi preoccupano i primi commenti che ho sentito su questa vicenda: "va tutto bene, siamo perlomeno uguali ad altre realtà scolastiche".
Invece quando il problema, colleghi, si presenta bisogna affrontarlo, con i ragazzi, con la scuola, con tutta la comunità cittadina.
Trasformare la fetrita in una occasione di crescita comune.
E io penso che sia possibile farlo, se le scuole non sono lasciate sole, per prevenire, prima che la repressione diventi l’ultima arma invocata o invocabile.
Qualora di repressione si potesse parlare, scoperti e trovati i colpevoli, io credo, non per legge del contrappasso auto ironica ("Avete voluto colpire la vostra scuola, allora ci dovrete stare, magari più a lungo") ma per sostanza di posizione, l’unica repressione inaccettabile sarebbe proprio l'espulsione dal mondo della scuola. Non c’è punizione più stupida verso chi la scuola ha offeso, che quella di essere cacciati via da questa scuola. La repressione sia dura, sia esemplare, ma sia nella scuola e nella frequenza scolastica.
martedì 2 novembre 2004
Raisi attacca. Stroncatura da parte di Ferrari.
Bo., 2 Novembre 2004
Consiglio comunale. Raisi attacca. Stroncatura da parte di Ferrari.
All'inizio della seduta odierna del Consiglio comunale vi è stato un rapido scambio di battute fra il capogruppo di A.N, On. Enzo Raisi e il consigliere dei DS, Prof. Davide Ferrari.
A Raisi che, in un intervento duro contro i magistrati responsabili di non fare espatriare i nomadi ed i clandestini, aveva tirato in ballo il "Ferrari di turno" per ricordare l'opposizione dello scorso mandato, colpevole- a suo dire- di portare avanti critiche strumentali, Ferrari ha così risposto:
"Vorrei dire all'On.Raisi che ho letto recentemente una novella rumena sui Nosferatu, i vampiri, che erano principi, un po’ arroganti, in quel paese.
E' molto bella, una novella romantica, e racconta che essi scomparivano, non, come poi ci hanno raccontato, al levare del sole, ma d’improvviso, quando passando davanti a uno specchio si accorgevano di non avere consistenza, di non essere nessuno.
Siccome abbiamo molti specchi in questo Palazzo le propongo, onorevole, di cambiare atteggiamento, di diminuire l'arroganza, perché non vorrei che avessimo improvvise volatilizzazioni, la sua eventualmente.""
Per ufficio stampa
M.Busi
Consiglio comunale. Raisi attacca. Stroncatura da parte di Ferrari.
All'inizio della seduta odierna del Consiglio comunale vi è stato un rapido scambio di battute fra il capogruppo di A.N, On. Enzo Raisi e il consigliere dei DS, Prof. Davide Ferrari.
A Raisi che, in un intervento duro contro i magistrati responsabili di non fare espatriare i nomadi ed i clandestini, aveva tirato in ballo il "Ferrari di turno" per ricordare l'opposizione dello scorso mandato, colpevole- a suo dire- di portare avanti critiche strumentali, Ferrari ha così risposto:
"Vorrei dire all'On.Raisi che ho letto recentemente una novella rumena sui Nosferatu, i vampiri, che erano principi, un po’ arroganti, in quel paese.
E' molto bella, una novella romantica, e racconta che essi scomparivano, non, come poi ci hanno raccontato, al levare del sole, ma d’improvviso, quando passando davanti a uno specchio si accorgevano di non avere consistenza, di non essere nessuno.
Siccome abbiamo molti specchi in questo Palazzo le propongo, onorevole, di cambiare atteggiamento, di diminuire l'arroganza, perché non vorrei che avessimo improvvise volatilizzazioni, la sua eventualmente.""
Per ufficio stampa
M.Busi
The vigil.
Bo, 2 Novembre 2004
INTERVENTO IN AULA DI DAVIDE FERRARI SULLA MANIFESTAZIONE PER LA PACE "THE VIGIL".
Abbiamo avuto purtroppo qualche giorno fa, con una ampio eco di stampa, che poi subito è stata sopita, un dato spaventoso ,che io credo debba invece fare riflettere, sempre, ogni momento.
E’ il dato che gli studiosi della John Hopkins Bloomberg hanno estrapolato da una inchiesta sulla mortalità nel paese dell’Iraq. Da questa inchiesta ne è stato tratto un dato per difetto di circa centomila morti in questo anno di guerra.
Centomila morti, colleghi!
Se si pensa che nella prima guerra mondiale, terribile ecatombe, al nostro paese toccò in quattro anni di conflitto, di trincea, e di bombardamenti, anche allora ve n’erano, la terribile sventura di avere - se non mi sbaglio – 150.000 morti, su una popolazione circa doppia di quella dell’Iraq, possiamo pensare a che cosa siamo di fronte.
Io credo che questo dato drammatico debba essere ricordato, diffuso, forse approfondito, senza dubbio, anche scientificamente, ma in primo luogo politicamente.
Qualcuno ha detto: la guerra sia un tabù. Io mi accontento per ora di dire che ogni iniziativa per la pace deve trovare nuovo sviluppo e nuovo drammatico senso della propria urgenza.
A questo proposito ricordo che oggi, fra poche ore, inizierà a Bologna, come in tante altre città d’Europa, e del mondo, l’iniziativa così denominata: "The voigil", "vigilia", che al di là dei riferimenti al voto americano, certo importanti, ma che non mi sembrano i più cogenti, ha invece un contenuto proprio, forse drammatico,che credo meriti davvero la nostra attenzione.
Verranno in qualche modo simbolicamente richiamati, nominati, gli scomparsi. È iniziativa che rischia la crudeltà, me ne rendo conto, ma pure proprio nell’essere senza un nome sta la particolare fragilità e debolezza di queste vittime. La fragilità della memoria. Una fragilità che non gli è dovuta e che è un ulteriore crimine avergli assegnato.
Credo quindi importante ricordare questo impegno a dare nome che dalle città e dai cittadini in Europa verrà fatto questa sera e questa notte. Sono promotrici fra altre realtà le "Donne in nero" che hanno tante volte, sono ormai una ventina di anni, proposto forme un po' parallele, meno di massa, rispetto a quelle più tradizionali del movimento per la pace, ma che ogni volta ci hanno insegnato a cogliere un particolare aspetto della guerra, forse più vissuto, forse più umanamente e femminilmente vissuto e compreso, e perciò rifiutato.
Grazie signor Presidente.
Davide Ferrari
INTERVENTO IN AULA DI DAVIDE FERRARI SULLA MANIFESTAZIONE PER LA PACE "THE VIGIL".
Abbiamo avuto purtroppo qualche giorno fa, con una ampio eco di stampa, che poi subito è stata sopita, un dato spaventoso ,che io credo debba invece fare riflettere, sempre, ogni momento.
E’ il dato che gli studiosi della John Hopkins Bloomberg hanno estrapolato da una inchiesta sulla mortalità nel paese dell’Iraq. Da questa inchiesta ne è stato tratto un dato per difetto di circa centomila morti in questo anno di guerra.
Centomila morti, colleghi!
Se si pensa che nella prima guerra mondiale, terribile ecatombe, al nostro paese toccò in quattro anni di conflitto, di trincea, e di bombardamenti, anche allora ve n’erano, la terribile sventura di avere - se non mi sbaglio – 150.000 morti, su una popolazione circa doppia di quella dell’Iraq, possiamo pensare a che cosa siamo di fronte.
Io credo che questo dato drammatico debba essere ricordato, diffuso, forse approfondito, senza dubbio, anche scientificamente, ma in primo luogo politicamente.
Qualcuno ha detto: la guerra sia un tabù. Io mi accontento per ora di dire che ogni iniziativa per la pace deve trovare nuovo sviluppo e nuovo drammatico senso della propria urgenza.
A questo proposito ricordo che oggi, fra poche ore, inizierà a Bologna, come in tante altre città d’Europa, e del mondo, l’iniziativa così denominata: "The voigil", "vigilia", che al di là dei riferimenti al voto americano, certo importanti, ma che non mi sembrano i più cogenti, ha invece un contenuto proprio, forse drammatico,che credo meriti davvero la nostra attenzione.
Verranno in qualche modo simbolicamente richiamati, nominati, gli scomparsi. È iniziativa che rischia la crudeltà, me ne rendo conto, ma pure proprio nell’essere senza un nome sta la particolare fragilità e debolezza di queste vittime. La fragilità della memoria. Una fragilità che non gli è dovuta e che è un ulteriore crimine avergli assegnato.
Credo quindi importante ricordare questo impegno a dare nome che dalle città e dai cittadini in Europa verrà fatto questa sera e questa notte. Sono promotrici fra altre realtà le "Donne in nero" che hanno tante volte, sono ormai una ventina di anni, proposto forme un po' parallele, meno di massa, rispetto a quelle più tradizionali del movimento per la pace, ma che ogni volta ci hanno insegnato a cogliere un particolare aspetto della guerra, forse più vissuto, forse più umanamente e femminilmente vissuto e compreso, e perciò rifiutato.
Grazie signor Presidente.
Davide Ferrari
sabato 7 agosto 2004
“Si torna a scrivere, si torna a vivere”. Casadeipensieri2004
“Si torna a scrivere, si torna a vivere”.
Grandi firme alla Casadeipensieri
Si comincia il 26 agosto al Parco Nord.
Chi non ha notato che torna l’interesse per le grandi storie, per il romanzo di impegno, per il grande teatro? Insomma, dopo l’11 settembre, fra gli anticorpi di una società in profonda crisi c’è anche il ritorno della cultura e, in particolare, del ruolo insostituibile del romanzo, del racconto teatrale e musicale, della scrittura e della lettura di nuove narrazioni sulla società, la storia, le emozioni.
Casade pensieri, giunta alla 14° edizione, è all’altezza di questo grande ritorno.
Dal 26 agosto al 20 settembre, nella Festa dell’Unità di Bologna, verranno presentati 80 novità editoriali e si svolgeranno numerosi cicli di incontri basati sull’unione di lettura-spettacolo-dibattito.
Le grandi firme non mancano. Gianni Amelio verrà il 31 agosto; Carla Fracci sarà alla Festa il 13 settembre per parlare del suo spettacolo su “Petrarca e la pace”.
Valeria Moriconi e il Maestro Azio Corghi, uno dei principali compositori contemporanei, saranno il 9 settembre alla Sala centrale della Festa, che vedrà il 14 settembre il grande momento di Luis Sepulveda, al quale Sergio Cofferati consegnerà la “Targa ricordo di Paolo Volponi 2004”. La targa venne consegnata, lo scorso anno, ad Andrea Camilleri e all’indimenticabile Laura Betti. Proprio a Laura Betti sarà dedicata la serata di domenica 29 agosto, con la proiezione di un filmato originale promosso dalla Casadeipensie ri che vuole ricordare le sue tante presenze nella rassegna, della quale fu sempre particolarmente amica e affezionata consigliera.
Un’altra “Casa dei pensieri”, questa del 2004, capace, grazie alla forza del volontariato e del solido rapporto con il mondo culturale di portare a Bologna “tutto il mondo che legge e che scrive”.
Per l’ufficio stampa
Antonia Babini
Davide Ferrari
Direttore de "La Casa dei pensieri"
Consigliere comunale di Bologna
www.davideferrari.org
Grandi firme alla Casadeipensieri
Si comincia il 26 agosto al Parco Nord.
Chi non ha notato che torna l’interesse per le grandi storie, per il romanzo di impegno, per il grande teatro? Insomma, dopo l’11 settembre, fra gli anticorpi di una società in profonda crisi c’è anche il ritorno della cultura e, in particolare, del ruolo insostituibile del romanzo, del racconto teatrale e musicale, della scrittura e della lettura di nuove narrazioni sulla società, la storia, le emozioni.
Casade pensieri, giunta alla 14° edizione, è all’altezza di questo grande ritorno.
Dal 26 agosto al 20 settembre, nella Festa dell’Unità di Bologna, verranno presentati 80 novità editoriali e si svolgeranno numerosi cicli di incontri basati sull’unione di lettura-spettacolo-dibattito.
Le grandi firme non mancano. Gianni Amelio verrà il 31 agosto; Carla Fracci sarà alla Festa il 13 settembre per parlare del suo spettacolo su “Petrarca e la pace”.
Valeria Moriconi e il Maestro Azio Corghi, uno dei principali compositori contemporanei, saranno il 9 settembre alla Sala centrale della Festa, che vedrà il 14 settembre il grande momento di Luis Sepulveda, al quale Sergio Cofferati consegnerà la “Targa ricordo di Paolo Volponi 2004”. La targa venne consegnata, lo scorso anno, ad Andrea Camilleri e all’indimenticabile Laura Betti. Proprio a Laura Betti sarà dedicata la serata di domenica 29 agosto, con la proiezione di un filmato originale promosso dalla Casadeipensie ri che vuole ricordare le sue tante presenze nella rassegna, della quale fu sempre particolarmente amica e affezionata consigliera.
Un’altra “Casa dei pensieri”, questa del 2004, capace, grazie alla forza del volontariato e del solido rapporto con il mondo culturale di portare a Bologna “tutto il mondo che legge e che scrive”.
Per l’ufficio stampa
Antonia Babini
Davide Ferrari
Direttore de "La Casa dei pensieri"
Consigliere comunale di Bologna
www.davideferrari.org
lunedì 2 agosto 2004
Inaccettabile attacco a Paolo Bolognesi.
Bo, 2 Agosto 2004
"Ferrari: inaccettabile la rabbia della destra contro Bolognesi."
Rispondendo alle domande di una emittente tv Davide Ferrari, consigliere comunale Ds, ha così risposto alle accuse rivolte da esponenti dei partiti del Polo a Paolo Bolognesi, presidente dell' associazione dei famigliari delle vittime.
"Certamente Bolognesi ha usato toni duri ed ha fatto nomi e cognomi.
Bisognerebbe chiedersi quale dolore e quale forte sentimento di giustizia lo spingano, ancora una volta, a chiedere che sia fatta luce e che non continui, al contrario, una campagna di denigrazione delle istituzioni democratiche.
Se i politici della destra che lo attaccano, con una rabbia che è comunque inaccettabile, si sentissero in primo luogo dei cittadini di Bologna,feriti da una serie di stragi orrende, prima che dei dirigenti dei loro partiti, capirebbero di più e userebbero parole ben diverse".
Per Uff. Stampa
M.B.
"Ferrari: inaccettabile la rabbia della destra contro Bolognesi."
Rispondendo alle domande di una emittente tv Davide Ferrari, consigliere comunale Ds, ha così risposto alle accuse rivolte da esponenti dei partiti del Polo a Paolo Bolognesi, presidente dell' associazione dei famigliari delle vittime.
"Certamente Bolognesi ha usato toni duri ed ha fatto nomi e cognomi.
Bisognerebbe chiedersi quale dolore e quale forte sentimento di giustizia lo spingano, ancora una volta, a chiedere che sia fatta luce e che non continui, al contrario, una campagna di denigrazione delle istituzioni democratiche.
Se i politici della destra che lo attaccano, con una rabbia che è comunque inaccettabile, si sentissero in primo luogo dei cittadini di Bologna,feriti da una serie di stragi orrende, prima che dei dirigenti dei loro partiti, capirebbero di più e userebbero parole ben diverse".
Per Uff. Stampa
M.B.
domenica 1 agosto 2004
I giovani e Bologna.
"Giovani e città. Andare oltre le polemiche.Riaprire "il libro delle
cose da fare."
Iniziano i temporali estivi della politica locale.
Quelle manifestazioni meteorologiche che alcuni mezzi di
informazione, certamente rilevanti e professionali, vorrebberro
scagliare contro l'attuale Governo della città.
Di volta in volta si riscopre, dopo esattamente cinque anni, che
esiste il problema dei nomadi e dell'immigrazione clandestina, o che
ci sono importanti realtà associative che forse, "chissà", la nuova
giunta vorrebbe azzerare.
Ma i temporali passano presto e, in quest'epoca di "effetto serra",
sono più i tuoni che "altro".
E' già evidente che la Giunta affronterà, ad esempio, il tema della
convenzione con l'Agio, e della Montagnola, con equilibrio e con la
prudenza che deriva dalla volontà di ascolto.
Vorrei però approfittare della vicenda per tentare di andare oltre,
rivolgendomi a chi ha la responsabilità di governare ma anche, perchè
no?, all'opposizione e soprattutto alla società bolognese che credo
interessata.
Il vero problema, parlando dei giovani, dei luoghi che l'Ente
pubblico e le associazioni, loro propongono è il grande valore ma
purtroppo la perdurante scarsità del totale delle esperienze in atto.
il Comune di Bologna investe molto per la scuola, oltre il 13 per
cento del bilancio, ricordo a memoria, ma molto va alle primissime
età.
E' giusto, giustissimo, ma l'età del massimo rischio, della
accelerata evoluzione, l'adolescenza, è troppo poco coperta.
E' rilevantissimo l'investimento per le scuole medie superiori
comunali, gli Istituti Aldini Valeriani Sirani, ma qui parliamo
d'altro.
Parliamo della solitudine di ragazze e ragazzi che non hanno, fuori
dalla scuola alcun luogo dove cresdere con pari di età, di territori
senza giovani, di famiglie sempre più divise e inospiti.
In queste condizioni, con scarsissima socializzazione, si attende
l'età dell'approccio alla selezione negli studi ed al lavoro precario
e non garantito.
Non c'è da meravigliarsi se il disagio cresce, anche se da molti anni
non fa più notizia.
Occorrerebbe invece di alimentare polemiche, unire le forze, tutte le
forze che vogliono perseguire finalità pubbliche, in grandi progetti
integrati, non "chiavi in mano" ad un unico gruppo di proponenti, per
presentare opportunità nello sport, nella cura della preparazione
scolastica, nell'educazione alla salute ed alla sicurezza, nella
possibilità di fare arte e di esprimersi.
Ed anche di stare insieme senza dover fare per forza qualcosa ogni
minuto.
Il mondo cattolico, l'associazionismo sportivo nato dalla sinistra,
solo per citare due realtà senza voler far torto ad altri, hanno
certamente moltissimo da dire e sperimentate capacità organizzative,
ma altrettanto importanti sono le scuole pubbliche, che oggi hanno
più autonomia e devono essere il centro di progetti per ragazzi che
non vogliano essere velleitari o a "circuito chiuso".
Le scuole, nonostante Moratti, possono fare oggi, insieme
all'associazionismo quello che ieri, prima delle riforme di
Berlinguer, non potevano.Bisogna che gli enti locali lo comprendano.
Soprattutto sarebbe importante essere leali fino in fondo con lo
scopo che si vuole perseguire.
Ho scritto sopra di "grandi progetti" ma, se l'obiettivo è una
crescita sana e libera dei giovani, bisogna puntare su ogni
esperienza che favorisca l'autogestione e la libertà dei soggetti,
sia dei ragazzi che degli operatori.
Va riaperto, in modo nuovo, tutto il libro dei Centri giovanili dei
Quartieri, imparando da quelle realtà che sono prosperate anche nella
crisi di questi anni.
Le grandi realtà associative vanno coinvolte in una logica nuova,
perchè mettano la loro forza a disposizione di momenti di libertà e
di pluralità.
Puntando anche sulla proliferazione di piccole buone cose, vere e
diffuse.
Veder realizzare, dove c' è solo cemento, una pista per skates
autocostruita, veder nascere un gruppo per la "leggere insieme"
poesia e narrativa, in una biblioteca di un liceo prima abbandonata,
veder pulito un angolo dei nostri tanti spazi verdi, quelli più
piccoli ma di grande valore, grazie ad una presa in caricodi
responsabilità che coinvolga ragazzi.
Sono queste le piccole cose che danno forza ad una città che meriti
il nome e la storia di Bologna.
Davide Ferrari
da L'Unità, 31 Luglio 2004
cose da fare."
Iniziano i temporali estivi della politica locale.
Quelle manifestazioni meteorologiche che alcuni mezzi di
informazione, certamente rilevanti e professionali, vorrebberro
scagliare contro l'attuale Governo della città.
Di volta in volta si riscopre, dopo esattamente cinque anni, che
esiste il problema dei nomadi e dell'immigrazione clandestina, o che
ci sono importanti realtà associative che forse, "chissà", la nuova
giunta vorrebbe azzerare.
Ma i temporali passano presto e, in quest'epoca di "effetto serra",
sono più i tuoni che "altro".
E' già evidente che la Giunta affronterà, ad esempio, il tema della
convenzione con l'Agio, e della Montagnola, con equilibrio e con la
prudenza che deriva dalla volontà di ascolto.
Vorrei però approfittare della vicenda per tentare di andare oltre,
rivolgendomi a chi ha la responsabilità di governare ma anche, perchè
no?, all'opposizione e soprattutto alla società bolognese che credo
interessata.
Il vero problema, parlando dei giovani, dei luoghi che l'Ente
pubblico e le associazioni, loro propongono è il grande valore ma
purtroppo la perdurante scarsità del totale delle esperienze in atto.
il Comune di Bologna investe molto per la scuola, oltre il 13 per
cento del bilancio, ricordo a memoria, ma molto va alle primissime
età.
E' giusto, giustissimo, ma l'età del massimo rischio, della
accelerata evoluzione, l'adolescenza, è troppo poco coperta.
E' rilevantissimo l'investimento per le scuole medie superiori
comunali, gli Istituti Aldini Valeriani Sirani, ma qui parliamo
d'altro.
Parliamo della solitudine di ragazze e ragazzi che non hanno, fuori
dalla scuola alcun luogo dove cresdere con pari di età, di territori
senza giovani, di famiglie sempre più divise e inospiti.
In queste condizioni, con scarsissima socializzazione, si attende
l'età dell'approccio alla selezione negli studi ed al lavoro precario
e non garantito.
Non c'è da meravigliarsi se il disagio cresce, anche se da molti anni
non fa più notizia.
Occorrerebbe invece di alimentare polemiche, unire le forze, tutte le
forze che vogliono perseguire finalità pubbliche, in grandi progetti
integrati, non "chiavi in mano" ad un unico gruppo di proponenti, per
presentare opportunità nello sport, nella cura della preparazione
scolastica, nell'educazione alla salute ed alla sicurezza, nella
possibilità di fare arte e di esprimersi.
Ed anche di stare insieme senza dover fare per forza qualcosa ogni
minuto.
Il mondo cattolico, l'associazionismo sportivo nato dalla sinistra,
solo per citare due realtà senza voler far torto ad altri, hanno
certamente moltissimo da dire e sperimentate capacità organizzative,
ma altrettanto importanti sono le scuole pubbliche, che oggi hanno
più autonomia e devono essere il centro di progetti per ragazzi che
non vogliano essere velleitari o a "circuito chiuso".
Le scuole, nonostante Moratti, possono fare oggi, insieme
all'associazionismo quello che ieri, prima delle riforme di
Berlinguer, non potevano.Bisogna che gli enti locali lo comprendano.
Soprattutto sarebbe importante essere leali fino in fondo con lo
scopo che si vuole perseguire.
Ho scritto sopra di "grandi progetti" ma, se l'obiettivo è una
crescita sana e libera dei giovani, bisogna puntare su ogni
esperienza che favorisca l'autogestione e la libertà dei soggetti,
sia dei ragazzi che degli operatori.
Va riaperto, in modo nuovo, tutto il libro dei Centri giovanili dei
Quartieri, imparando da quelle realtà che sono prosperate anche nella
crisi di questi anni.
Le grandi realtà associative vanno coinvolte in una logica nuova,
perchè mettano la loro forza a disposizione di momenti di libertà e
di pluralità.
Puntando anche sulla proliferazione di piccole buone cose, vere e
diffuse.
Veder realizzare, dove c' è solo cemento, una pista per skates
autocostruita, veder nascere un gruppo per la "leggere insieme"
poesia e narrativa, in una biblioteca di un liceo prima abbandonata,
veder pulito un angolo dei nostri tanti spazi verdi, quelli più
piccoli ma di grande valore, grazie ad una presa in caricodi
responsabilità che coinvolga ragazzi.
Sono queste le piccole cose che danno forza ad una città che meriti
il nome e la storia di Bologna.
Davide Ferrari
da L'Unità, 31 Luglio 2004
sabato 31 luglio 2004
La scomparsa di Laura Betti.
Bo, 31 Luglio 2004
Nota stampa.
LA SCOMPARSA DI LAURA BETTI
Profondo cordoglio espresso da Davide Ferrari
Davide Ferrari, direttore della "Casa dei pensieri" , ha espresso il proprio profondo cordoglio per la scomparsa dell'attrice, regista e cantante Laura Betti.
Trasmettiamo la dichiarazione del consigliere.
"Sono stato amico di Laura per quindici anni.
Ma il suo nome era già noto alla mia generazione da molto prima.
La sua stessa giovinezza irrequieta era un mito per Bologna, la sua avventura a Roma, una persino con Marlon Brando, le sue canzoni, la "dolce vita" e poi, per sempre, il legame unico con Pier Paolo Pasolini.
L'immagine di Laura giovane era sempre quella che Fellini immortalò nelle ultime scene del suo grande film. Pasolini ne aveva usato il corpo e l'anima, trasformandolo mille volte.
E fu la Coppa Volpi, il successo internazionale e dopo il crimine orrendo della sua uccisione la vita interamente dedicata alla memoria ed alla divulgazione di lui e del suo pensiero.
Quando, con Gianni Scalia, nel '95, noi della "Casa dei pensieri" riprendemmo a parlare ed a far parlare della giovinezza di Pier Paolo Pasolini a Bologna, la Betti comprese subito l'importanza di indagare sulle radici culturali ed educative che la nostra città aveva lasciato in lui.
Il suo legame con la città divenne sempre più forte fino alla ultima volontà di trasferire alla Cineteca il fondo Pasolini, grazie alla intelligente diosponibilità di Bertolucci e Farinelli.
Il suo carattere proverbialmente impossibile mi aveva portato a tante liti e fughe, ma la sua capacità di commuoversi, di raccontare, la sua generosità interiore erano sempre le cose più importanti.
Perdiamo una grande artista, che ha attraversato tante arti diverse, una donna "terribile" e meravigliosa.
Davide Ferrari
Nota stampa.
LA SCOMPARSA DI LAURA BETTI
Profondo cordoglio espresso da Davide Ferrari
Davide Ferrari, direttore della "Casa dei pensieri" , ha espresso il proprio profondo cordoglio per la scomparsa dell'attrice, regista e cantante Laura Betti.
Trasmettiamo la dichiarazione del consigliere.
"Sono stato amico di Laura per quindici anni.
Ma il suo nome era già noto alla mia generazione da molto prima.
La sua stessa giovinezza irrequieta era un mito per Bologna, la sua avventura a Roma, una persino con Marlon Brando, le sue canzoni, la "dolce vita" e poi, per sempre, il legame unico con Pier Paolo Pasolini.
L'immagine di Laura giovane era sempre quella che Fellini immortalò nelle ultime scene del suo grande film. Pasolini ne aveva usato il corpo e l'anima, trasformandolo mille volte.
E fu la Coppa Volpi, il successo internazionale e dopo il crimine orrendo della sua uccisione la vita interamente dedicata alla memoria ed alla divulgazione di lui e del suo pensiero.
Quando, con Gianni Scalia, nel '95, noi della "Casa dei pensieri" riprendemmo a parlare ed a far parlare della giovinezza di Pier Paolo Pasolini a Bologna, la Betti comprese subito l'importanza di indagare sulle radici culturali ed educative che la nostra città aveva lasciato in lui.
Il suo legame con la città divenne sempre più forte fino alla ultima volontà di trasferire alla Cineteca il fondo Pasolini, grazie alla intelligente diosponibilità di Bertolucci e Farinelli.
Il suo carattere proverbialmente impossibile mi aveva portato a tante liti e fughe, ma la sua capacità di commuoversi, di raccontare, la sua generosità interiore erano sempre le cose più importanti.
Perdiamo una grande artista, che ha attraversato tante arti diverse, una donna "terribile" e meravigliosa.
Davide Ferrari
giovedì 1 luglio 2004
2 Agosto 1980. Dov'ero.
Ricordo bene. Ero in bicicletta, avevo poco più di vent'anni seppi della bomba in un bar telefondando a casa per un'informazione.La prima preoccupazione fu per il fidanzato di mia sorella, ferroviere. Saputo che nulla gli era accaduto, attraverso un giro di telefonate, nei paesi della Valle dell'Idice, giunsi, senza cambiarmi alla sede del mio partito il PdUP, e , come segretario di quella piccola forza politica cominciai la trafila delle telefonate e degli incontri con gli altri partiti.
Tutto il giorno con le scarpe coi tacchetti, da ciclista appunto.
Ricordo che, sembra incredibile, riuscii ad andare in Stazione solo il giorno dopo, la sera. Ricordo la luce dei fari, che mi parve fredda ed incolore. Ricordo le tante persone senza parole. Ricordo una città antifascista che vorrei ritrovare. Ricordo..
Davide Ferrari, consigliere comunale.
Scritto nel Luglio del 2004
Da "2 agosto 1980. Dov'eri", a cura di Massimiliano Boschi e Cinzia Venturoli, libro edito Da Pendragon, per l' Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna 2 Agosto 1980, e per il Centro di documentazione sullo stragismo.
Tutto il giorno con le scarpe coi tacchetti, da ciclista appunto.
Ricordo che, sembra incredibile, riuscii ad andare in Stazione solo il giorno dopo, la sera. Ricordo la luce dei fari, che mi parve fredda ed incolore. Ricordo le tante persone senza parole. Ricordo una città antifascista che vorrei ritrovare. Ricordo..
Davide Ferrari, consigliere comunale.
Scritto nel Luglio del 2004
Da "2 agosto 1980. Dov'eri", a cura di Massimiliano Boschi e Cinzia Venturoli, libro edito Da Pendragon, per l' Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna 2 Agosto 1980, e per il Centro di documentazione sullo stragismo.
mercoledì 9 giugno 2004
B E R L I N G U E R 1 9 8 4 - 2 0 0 4
Oltre il personaggio, l'attualità di una politica
mercoledì 9 giugno 2004
ore 20,30
c/o Arci Benassi, viale Cavina 4
Introducono il dibattito:
DAVIDE FERRARI
"La cultura italiana, dall'Eliseo ad oggi"
"La cultura italiana, dall'Eliseo ad oggi"
GIANCARLA CODRIGNANI"La sinistra e le donne"
on. ALFIERO GRANDI"Il lavoro, vent'anni dopo la vertenza Fiat"
Intervengono:
VIRGINIO MEROLA, DONATA LENZI
Presiede:
GREGORIO SCALISE
Nell'ambito della serata, intervento canoro diMARINA PITTA, della Accademia 96
lunedì 31 maggio 2004
Cosa può fare il Comune
Lunedì 31 maggio 2004 h 15,30, via longo 10712
"Cosa può fare il Comune per me, cosa posso fare per il bene comune"
dialogo alla Casa del gufo fra i cittadini e
DAVIDE FERRARI
Capogruppo DS e candidato consiglio comunale
e
SERGIO SACCHETTI
Presidente Centro sociale "Casa del gufo", zona ortiva Firenze-Osoppo
candidato del Centrosinistra al Consiglio quartiere Savena
"fra voglia di vivere e inflazione,
fra famiglia e solitudine"
"Cosa può fare il Comune per me, cosa posso fare per il bene comune"
dialogo alla Casa del gufo fra i cittadini e
DAVIDE FERRARI
Capogruppo DS e candidato consiglio comunale
e
SERGIO SACCHETTI
Presidente Centro sociale "Casa del gufo", zona ortiva Firenze-Osoppo
candidato del Centrosinistra al Consiglio quartiere Savena
"fra voglia di vivere e inflazione,
fra famiglia e solitudine"
lunedì 24 maggio 2004
Passion di Mel Gibson: fra evangelo e no.
Lunedì 24 maggio 2004, alle 20.30 presso la Sala Savonuzzi di Palazzo d'Accursio, si terrà la conferenza "Passion di Mel Gibson fra evangelo e no - Il film, i contenuti, la discussione".
L'incontro vedrà la partecipazione di Giovanna Grignaffini, docente all'Università di Bologna,Fernaldo Di Giammatteo, critico cinematografico,Yann Redaliè della Facoltà Valdese di Roma,e Davide Ferrari, direttore della "Casa dei Pensieri".
L'incontro vedrà la partecipazione di Giovanna Grignaffini, docente all'Università di Bologna,Fernaldo Di Giammatteo, critico cinematografico,Yann Redaliè della Facoltà Valdese di Roma,e Davide Ferrari, direttore della "Casa dei Pensieri".
giovedì 22 aprile 2004
Nidi. Il "piano Erode" di Guazzaloca e Pannuti.
Nidi. Il "piano Erode" del Comune di Bologna.
Proposte per una alternativa.
L'Assessore Pannuti, per fare fronte all'emergenza Nidi nel Comune di Bologna, vuole attivare 169 posti in più negli asili, entro settembre 2003.
Ricordiamogli che quest'anno le domande senza risposta sono state 500.
Tramontate, pare, le speranze nella controriforma Moratti e nel trasferimento forzato dal Nido alle Materne e dalle Materne alle Elementari di vaste "porzioni" di bambini, la maggior parte di questi posti si vorrebbero ottenere aumentando il numero dei bambini per sezione, fin dai lattanti.
Non basta: il Comune punta a ridurre il monte ore annuo per le attività collegiali del personale educativo.
In sintesi: la Giunta mostra stupore per la crescita, in corso e destinata ad aumentare, della propensione dei genitori a mettere i figli all'asilo nido, chiama a gran voce il privato a cavare le castagne dal fuoco ma l'unica cosa che fa' concretamente è indebolire il servizio pubblico, stipando i bimbi e attaccando la formazione continua degli operatori.
Abbiamo, senza troppa ironia, definito queste proposte "il piano di Erode".
Guazzaloca ha creduto di poter vivere di rendita, confinando la spesa sociale nei suoi limiti storici, senza investimenti rilevanti ma soprattutto senza comprendere cosa stava emergendo fin dalla metà degli anni '90, senza indirizzare risorse verso vere innovazioni.
Abbiamo denunciato subito, già dal bilancio presentato dall'Assessore Galletti nel 1999, l'assurdità di una politica che tendeva a nascondere l'aumento della pressione fiscale del Comune, mediante l'addizionale Irpef, con piccoli sconti sulle tariffe dei Nidi, senza una analisi della domanda di servizio e senza prevedere investimenti per dare risposte.
Le mutazioni del lavoro (più precarietà, piena occupazione femminile, aumento carichi di orario nel pubblico impiego), e l'esplodere del fenomeno dell'assottigliarsi del numero dei componenti del nucleo familiare, hanno determinato, con una forte e crescente necessità di servizi di cura, e di mensa, a sostegno della vita di tutte le generazioni componenti le famiglie.
Fra questi servizi il Nido era ed è evidentemente una assoluta priorità.
I cittadini non comprendono, giustamente, quale investimento sia più importante di garantire il Nido a famiglie che, al di là dei calcoli dell'Isee, hanno comunque un forte bisogno e nessuna possibilità di organizzare risposte alternative convincenti.
Guazzaloca, Galletti, Pannuti hanno pensato di poter "giocare" con le tariffe dei nidi coperti dalla fortissima spesa "storica" operata dalle giunte di sinistra.
Oggi raccolgono il fallimento della loro insipienza.
Un fallimento raccontato dagli stessi dati forniti dal piano del Comune che fotografa il quadro dell'aumento della domanda di servizio e della risposta data tra il 1998/1999 e il 2002/2003.
Se la popolazione in età è aumentata da da 7.573 a 8.266 bambini.( +739) i posti nido gestiti dal Comune sono saliti soltanto da 2.118 A 2.315 (+ 197 ).
Inoltre si è passati da 2.249 domande cinque anni fa a 3.122 per l' anno in corso.
Le cifre non sono un'opinione. Invece sono un'opinione sbagliata le sempre più stanche parole fatte dire a un distratto Guazzaloca, ad ogni presentazione annuale del rapporto Prometeia, sul presunto aumento della copertura della domanda e dei posti.
In realtà il "vero tasso di copertura", quello che deve calcolarsi su quanti chiedono il nido, è sceso a precipizio dal 94,18% di cinque anni fa al 76,46% di oggi.
Cosa si deve e si può fare, di buono, oggi, per le famiglie ed i bambini bolognesi ?
In primo luogo servono soldi. Le risorse ci sono, il Comune ha una delle più alte pressioni fiscali fra le grandi città.
Bisognerà rinunciare ad altre spese e fare che i bambini siano una priorità. Cosa che oggi non è.
Occorre un forte reinvestimento sul Nido, come perno di una politica che realizzi un ventaglio di possibilità integrative.
Ci sono delle scelte di qualità e bisogna pretenderle.
1) Nuovi nidi "a pieno orario" pubblici per 150 posti. La promessa di realizzarli in tre anni non si può intendere come un rinvio a dopo le elezioni del 2004.Bisogna partire subito.
Non ci si può nascondere dietro alla mancanza di spazio mentre ancora oggi si sfrattano scuole per tramutarne gli spazi in uffici.
2) Nuovi centri educativi qualificati, in collaborazione con aziende, a cominciare da quelle pubbliche, aperti anche all'utenza territoriale e/o impegno di aziende per nuovi nidi territoriali a riserva di posto per i dipendenti degli Enti coinvolti: Galletti chiacchera da anni, pericolosamente, di "nidi aziendali" ma siamo rimasti fermi. Con questi servizi e i project financing annunciati si deve puntare a raddoppiare l'aumento dell'offerta pubblica non a sostituirla.
3)Incremento dei servizi alternativi , domiciliari e di Nido convenzionato qualificato, facendo subito, con la Regione, una procedura di accreditamento standard che sia di garanzia per le famiglie.
In presenza di un piano serio sarebbe affrontabile l'emergenza, anche nell'immediato, aprendo un confronto con i Quartieri, le famiglie e le organizzazioni sindacali su soluzioni ponte per il prossimo anno.
Attenzione, però: l' infanzia non si ferma al Nido.
Sono 386 i bambini senza posto nelle Scuole Materne, ed il Comune ha inspiegabilmente chiesto una sola sezione statale in più, senza peraltro ottenerla.
Mancano classi a tempo pieno, alle elementari, per centinaia di richiedenti.
L'Assessore Pannuti firma le sue lettere con un gentile augurio di Eubiosia, buona vita!
Con un Assessore e un Sindaco così ci vorrebbe innanzitutto un augurio di buona fortuna !
Davide Ferrari.
22 04 2004
Proposte per una alternativa.
L'Assessore Pannuti, per fare fronte all'emergenza Nidi nel Comune di Bologna, vuole attivare 169 posti in più negli asili, entro settembre 2003.
Ricordiamogli che quest'anno le domande senza risposta sono state 500.
Tramontate, pare, le speranze nella controriforma Moratti e nel trasferimento forzato dal Nido alle Materne e dalle Materne alle Elementari di vaste "porzioni" di bambini, la maggior parte di questi posti si vorrebbero ottenere aumentando il numero dei bambini per sezione, fin dai lattanti.
Non basta: il Comune punta a ridurre il monte ore annuo per le attività collegiali del personale educativo.
In sintesi: la Giunta mostra stupore per la crescita, in corso e destinata ad aumentare, della propensione dei genitori a mettere i figli all'asilo nido, chiama a gran voce il privato a cavare le castagne dal fuoco ma l'unica cosa che fa' concretamente è indebolire il servizio pubblico, stipando i bimbi e attaccando la formazione continua degli operatori.
Abbiamo, senza troppa ironia, definito queste proposte "il piano di Erode".
Guazzaloca ha creduto di poter vivere di rendita, confinando la spesa sociale nei suoi limiti storici, senza investimenti rilevanti ma soprattutto senza comprendere cosa stava emergendo fin dalla metà degli anni '90, senza indirizzare risorse verso vere innovazioni.
Abbiamo denunciato subito, già dal bilancio presentato dall'Assessore Galletti nel 1999, l'assurdità di una politica che tendeva a nascondere l'aumento della pressione fiscale del Comune, mediante l'addizionale Irpef, con piccoli sconti sulle tariffe dei Nidi, senza una analisi della domanda di servizio e senza prevedere investimenti per dare risposte.
Le mutazioni del lavoro (più precarietà, piena occupazione femminile, aumento carichi di orario nel pubblico impiego), e l'esplodere del fenomeno dell'assottigliarsi del numero dei componenti del nucleo familiare, hanno determinato, con una forte e crescente necessità di servizi di cura, e di mensa, a sostegno della vita di tutte le generazioni componenti le famiglie.
Fra questi servizi il Nido era ed è evidentemente una assoluta priorità.
I cittadini non comprendono, giustamente, quale investimento sia più importante di garantire il Nido a famiglie che, al di là dei calcoli dell'Isee, hanno comunque un forte bisogno e nessuna possibilità di organizzare risposte alternative convincenti.
Guazzaloca, Galletti, Pannuti hanno pensato di poter "giocare" con le tariffe dei nidi coperti dalla fortissima spesa "storica" operata dalle giunte di sinistra.
Oggi raccolgono il fallimento della loro insipienza.
Un fallimento raccontato dagli stessi dati forniti dal piano del Comune che fotografa il quadro dell'aumento della domanda di servizio e della risposta data tra il 1998/1999 e il 2002/2003.
Se la popolazione in età è aumentata da da 7.573 a 8.266 bambini.( +739) i posti nido gestiti dal Comune sono saliti soltanto da 2.118 A 2.315 (+ 197 ).
Inoltre si è passati da 2.249 domande cinque anni fa a 3.122 per l' anno in corso.
Le cifre non sono un'opinione. Invece sono un'opinione sbagliata le sempre più stanche parole fatte dire a un distratto Guazzaloca, ad ogni presentazione annuale del rapporto Prometeia, sul presunto aumento della copertura della domanda e dei posti.
In realtà il "vero tasso di copertura", quello che deve calcolarsi su quanti chiedono il nido, è sceso a precipizio dal 94,18% di cinque anni fa al 76,46% di oggi.
Cosa si deve e si può fare, di buono, oggi, per le famiglie ed i bambini bolognesi ?
In primo luogo servono soldi. Le risorse ci sono, il Comune ha una delle più alte pressioni fiscali fra le grandi città.
Bisognerà rinunciare ad altre spese e fare che i bambini siano una priorità. Cosa che oggi non è.
Occorre un forte reinvestimento sul Nido, come perno di una politica che realizzi un ventaglio di possibilità integrative.
Ci sono delle scelte di qualità e bisogna pretenderle.
1) Nuovi nidi "a pieno orario" pubblici per 150 posti. La promessa di realizzarli in tre anni non si può intendere come un rinvio a dopo le elezioni del 2004.Bisogna partire subito.
Non ci si può nascondere dietro alla mancanza di spazio mentre ancora oggi si sfrattano scuole per tramutarne gli spazi in uffici.
2) Nuovi centri educativi qualificati, in collaborazione con aziende, a cominciare da quelle pubbliche, aperti anche all'utenza territoriale e/o impegno di aziende per nuovi nidi territoriali a riserva di posto per i dipendenti degli Enti coinvolti: Galletti chiacchera da anni, pericolosamente, di "nidi aziendali" ma siamo rimasti fermi. Con questi servizi e i project financing annunciati si deve puntare a raddoppiare l'aumento dell'offerta pubblica non a sostituirla.
3)Incremento dei servizi alternativi , domiciliari e di Nido convenzionato qualificato, facendo subito, con la Regione, una procedura di accreditamento standard che sia di garanzia per le famiglie.
In presenza di un piano serio sarebbe affrontabile l'emergenza, anche nell'immediato, aprendo un confronto con i Quartieri, le famiglie e le organizzazioni sindacali su soluzioni ponte per il prossimo anno.
Attenzione, però: l' infanzia non si ferma al Nido.
Sono 386 i bambini senza posto nelle Scuole Materne, ed il Comune ha inspiegabilmente chiesto una sola sezione statale in più, senza peraltro ottenerla.
Mancano classi a tempo pieno, alle elementari, per centinaia di richiedenti.
L'Assessore Pannuti firma le sue lettere con un gentile augurio di Eubiosia, buona vita!
Con un Assessore e un Sindaco così ci vorrebbe innanzitutto un augurio di buona fortuna !
Davide Ferrari.
22 04 2004
mercoledì 14 aprile 2004
Il Comune di Guazzaloca, 400.000 multe? (Stenografico)
Consigliere FERRARI - Ci sono state alcune osservazioni su vari punti, fatte da Consiglieri di opposizione, che io non riprendo, ma molto puntuali; ricordo per esempio quella del consigliere Mazzanti e anche del consigliere Merighi. Ho citato in Commissione, insieme a cose minori, il punto 13 di questa delibera, quello che riguarda il settore Polizia municipale; perché negli allegati che sono stati dati in Commissione compariva una lettera a mio avviso importante, del dottor Lucci, la quale testimoniava che sono previste circa 400.000 contestazioni verbali, da notificare a casa, per l’anno 2004.
Se non mi sbaglio, qui ci sono, anche in Consiglio per la verità, ma vedo anche che ci ascoltano, ci sono degli operatori della Polizia municipale che certo conoscono meglio di me questa materia, ma se non sbaglio le notifiche a casa sono per tante cose anche le soste. E infatti la lettera del dottor Lucci le citava espressamente. Ma sono in particolare, quelle a crescere, visto che il numero dei vigili non cresce, su quest’anno, sono quelle dovute ai vigili elettronici. Tant’è vero che il dottor Lucci dice: bisogna considerarne tante anche perché, oltre a RITA, andrà in funzione il varco su via Indipendenza.
Colleghi, 400.000 multe! Tanto che dobbiamo spendere due miliardi e quattrocento milioni perché, un po’ la privacy, un po’ la modulistica da cambiare, un po’ il numero enorme di moduli che occorre far stampare, per provvedere a questa valanga di multe bisogna fare questa variante di spesa. Poi ha un bel da dire Galletti: “non è vero, era previsto”. Va bene, era previsto; fatto sta che siamo a una variazione di questa entità, cioè considerevole, 1 milione e 135.000 euro, perché, qui non c’è scritto ma c’era nella lettera di Lucci, i colleghi ricorderanno, si prevedono 400.000 verbali da notificare a casa.
Allora, primo, si diceva che Sirio e i vigili elettronici non servivano a nulla. Ci sono qui dei colleghi che hanno avuto impeti gladiatori nel giustificare il fatto che questi sistemi non avrebbero sanzionato molto efficacemente. Accipicchia, ne mettiamo solo un tipo ed arriviamo a una previsione di 400.000 verbali. Non solo, ma purtroppo non mi posso fermare qua nella considerazione; troppo comodo.
Signori, la verità è un'altra; è che stanno piovendo multe a grappolo perché l’informazione è stata scarsa. E chi nella strada lavora, per esempio Cose.Puri, SACA, COTABO, CAT, io ne incontro molti, si lamenta. E’ stato anche fatto un articolo recentemente in un organo di informazione di queste cooperative e di queste imprese, il quale faceva segnalare che, dopo che per anni si è fatto credere, non mettendo Sirio in funzione, che non c’era alcun controllo, oggi siamo al delirio che vede persone essergli recapitati a casa grappoli di multe per decine e decine di milioni; e non si tratta di teppisti del sabato sera ma di operatori.
Allora, benissimo, l’ignoranza della legge non è una scusante, è vero; la Corte dei Conti impedirebbe forse qualunque abbuono, è vero anche questo. Ma, signori della Giunta, avete fatto un danno enorme. Prima nessun controllo, poi un controllo a scapocchia, fatto senza nessuna concertazione e informazione con la società bolognese. Questo è il risultato di una cattivissima politica. Ed oggi si vuol proseguire prevedendo questa espansione allegra dei verbali e delle multe; nonché questi acquisti.
Chiedo tra l’altro di sapere, se lo si sa qual è la ditta che verrà incaricata, per questi 2 miliardi e 300 milioni circa, mi farebbe piacere saperlo; ma se lo sappiamo. Se non lo sappiamo è lo stesso, si vedrà al momento delle gare. Ma in ogni caso, visto che c’è un prezzo, forse si prevede già un po’ di conoscere qualche interlocutore. Ma, a parte questo, colleghi, resta il punto: questa variazione di bilancio è una delle tante dimostrazioni del caos della politica del traffico oggi a Bologna. Un vero e proprio caos. Fino al 2002 avrei detto che era un caos solo basato sulla assenza di regole; oggi dico che è un caos basato sulla assenza di regole, su regole fatte rispettare senza informazione, senza programmazione, nella confusione più assoluta, nell’accatastamento dei mezzi, sia umani che elettronici, di controllo. Questo è il punto.
Spero che altri colleghi vogliano riflettere, della maggioranza, perché, insomma, noi voteremo contro ma con questa variazione di bilancio, su questo tredicesimo punto, come dire, affrontiamo un tassello di una questione che è molto sentita dalla popolazione. Colgo l’occasione, ci metto un minuto, intervengo su un argomento laterale ma che ha sempre qualcosa a che vedere con quanto stiamo qui discutendo, su questo punto. E cioè, devo dire, aveva citato il caso anche il consigliere Mazzanti di Alleanza Nazionale, mi sembra lo scorso Consiglio o due Consigli fa, con un’ottica molto diversa dalla mia ma pure questa è la dimostrazione di quanto il problema sia sentito. E cioè la questione degli orari notturni. Se negli orari notturni occorre ugualmente rispettare con le medesime condizioni le normative, è questione da discutere seriamente, colleghi, seriamente.
Io dico subito: non lo so. Però mi piacerebbe discuterne con esperti, con i mobility manager dei principali Enti pubblici, per vedere qual è la cosa migliore. Anche cosa si fa nelle altre città. Io non sono in grado di dire qual è la risposta. Dico solo che è molto sentito dai cittadini questo problema. Allora, oltre che comprare moduli per tre miliardi, per mandare le multe a casa, magari prendere una qualche decisione sarebbe utile. Inoltre, altra questione è questa; sono andati in funzione, al di là delle leggende metropolitane, pare che ce ne siano quattro o cinque, gli autovelox, anche in sede urbana.
Allora, faccio presente che io sono molto lieto di questo fatto, perché la battaglia contro la morte per incidente stradale deve essere una nostra priorità; io dico dopo la guerra c’è quello, perché il numero di ragazzi morti, oltre che di anziani, di persone qualsiasi, è elevatissimo. Però, colleghi, parliamoci chiaro, non è la stessa cosa un limite di velocità prima e dopo l’autovelox. Se prima dell’autovelox era 50 chilometri all’ora in un tratto, e nessuno lo faceva mai rispettare, per esempio un tassista o un autonoleggiatore poteva lavorare. Ma se adesso si viene a fare rispettare esattamente, come è giusto, come finalmente si deve fare, anche per iniziativa della Polizia della strada, esattamente i limiti, che però il Comune deve determinare, ci sono larghi tratti dei nostri percorsi urbani dove i limiti di velocità andrebbero probabilmente rivisti; perché altrimenti nessuno lavora più.
Allora credo che anche questo sia un tema molto importante; perché adesso siamo quasi al blocco. Cioè siamo ad operatori che vivono nel terrore e vanno a velocità di crociera, diremmo con altri mezzi di trasporto, anche meno. Come si fa? Sarebbe ora di prendere di petto questa questione, rimodulare non sulla base del lassismo e della strizzatina d’occhio, ma sulla base della costruzione di limiti seri, che abbiano una validità e una effettività per essere rispettati; e poi certamente l’attivazione, a partire da Sirio, o a finire a Sirio, non mi interessa, di tutti gli strumenti di regolazione degli accessi, dei varchi e delle velocità. Questo farebbe ridurre le multe, contemporaneamente farebbe stare più sicuri nelle nostre strade.
Se non mi sbaglio, qui ci sono, anche in Consiglio per la verità, ma vedo anche che ci ascoltano, ci sono degli operatori della Polizia municipale che certo conoscono meglio di me questa materia, ma se non sbaglio le notifiche a casa sono per tante cose anche le soste. E infatti la lettera del dottor Lucci le citava espressamente. Ma sono in particolare, quelle a crescere, visto che il numero dei vigili non cresce, su quest’anno, sono quelle dovute ai vigili elettronici. Tant’è vero che il dottor Lucci dice: bisogna considerarne tante anche perché, oltre a RITA, andrà in funzione il varco su via Indipendenza.
Colleghi, 400.000 multe! Tanto che dobbiamo spendere due miliardi e quattrocento milioni perché, un po’ la privacy, un po’ la modulistica da cambiare, un po’ il numero enorme di moduli che occorre far stampare, per provvedere a questa valanga di multe bisogna fare questa variante di spesa. Poi ha un bel da dire Galletti: “non è vero, era previsto”. Va bene, era previsto; fatto sta che siamo a una variazione di questa entità, cioè considerevole, 1 milione e 135.000 euro, perché, qui non c’è scritto ma c’era nella lettera di Lucci, i colleghi ricorderanno, si prevedono 400.000 verbali da notificare a casa.
Allora, primo, si diceva che Sirio e i vigili elettronici non servivano a nulla. Ci sono qui dei colleghi che hanno avuto impeti gladiatori nel giustificare il fatto che questi sistemi non avrebbero sanzionato molto efficacemente. Accipicchia, ne mettiamo solo un tipo ed arriviamo a una previsione di 400.000 verbali. Non solo, ma purtroppo non mi posso fermare qua nella considerazione; troppo comodo.
Signori, la verità è un'altra; è che stanno piovendo multe a grappolo perché l’informazione è stata scarsa. E chi nella strada lavora, per esempio Cose.Puri, SACA, COTABO, CAT, io ne incontro molti, si lamenta. E’ stato anche fatto un articolo recentemente in un organo di informazione di queste cooperative e di queste imprese, il quale faceva segnalare che, dopo che per anni si è fatto credere, non mettendo Sirio in funzione, che non c’era alcun controllo, oggi siamo al delirio che vede persone essergli recapitati a casa grappoli di multe per decine e decine di milioni; e non si tratta di teppisti del sabato sera ma di operatori.
Allora, benissimo, l’ignoranza della legge non è una scusante, è vero; la Corte dei Conti impedirebbe forse qualunque abbuono, è vero anche questo. Ma, signori della Giunta, avete fatto un danno enorme. Prima nessun controllo, poi un controllo a scapocchia, fatto senza nessuna concertazione e informazione con la società bolognese. Questo è il risultato di una cattivissima politica. Ed oggi si vuol proseguire prevedendo questa espansione allegra dei verbali e delle multe; nonché questi acquisti.
Chiedo tra l’altro di sapere, se lo si sa qual è la ditta che verrà incaricata, per questi 2 miliardi e 300 milioni circa, mi farebbe piacere saperlo; ma se lo sappiamo. Se non lo sappiamo è lo stesso, si vedrà al momento delle gare. Ma in ogni caso, visto che c’è un prezzo, forse si prevede già un po’ di conoscere qualche interlocutore. Ma, a parte questo, colleghi, resta il punto: questa variazione di bilancio è una delle tante dimostrazioni del caos della politica del traffico oggi a Bologna. Un vero e proprio caos. Fino al 2002 avrei detto che era un caos solo basato sulla assenza di regole; oggi dico che è un caos basato sulla assenza di regole, su regole fatte rispettare senza informazione, senza programmazione, nella confusione più assoluta, nell’accatastamento dei mezzi, sia umani che elettronici, di controllo. Questo è il punto.
Spero che altri colleghi vogliano riflettere, della maggioranza, perché, insomma, noi voteremo contro ma con questa variazione di bilancio, su questo tredicesimo punto, come dire, affrontiamo un tassello di una questione che è molto sentita dalla popolazione. Colgo l’occasione, ci metto un minuto, intervengo su un argomento laterale ma che ha sempre qualcosa a che vedere con quanto stiamo qui discutendo, su questo punto. E cioè, devo dire, aveva citato il caso anche il consigliere Mazzanti di Alleanza Nazionale, mi sembra lo scorso Consiglio o due Consigli fa, con un’ottica molto diversa dalla mia ma pure questa è la dimostrazione di quanto il problema sia sentito. E cioè la questione degli orari notturni. Se negli orari notturni occorre ugualmente rispettare con le medesime condizioni le normative, è questione da discutere seriamente, colleghi, seriamente.
Io dico subito: non lo so. Però mi piacerebbe discuterne con esperti, con i mobility manager dei principali Enti pubblici, per vedere qual è la cosa migliore. Anche cosa si fa nelle altre città. Io non sono in grado di dire qual è la risposta. Dico solo che è molto sentito dai cittadini questo problema. Allora, oltre che comprare moduli per tre miliardi, per mandare le multe a casa, magari prendere una qualche decisione sarebbe utile. Inoltre, altra questione è questa; sono andati in funzione, al di là delle leggende metropolitane, pare che ce ne siano quattro o cinque, gli autovelox, anche in sede urbana.
Allora, faccio presente che io sono molto lieto di questo fatto, perché la battaglia contro la morte per incidente stradale deve essere una nostra priorità; io dico dopo la guerra c’è quello, perché il numero di ragazzi morti, oltre che di anziani, di persone qualsiasi, è elevatissimo. Però, colleghi, parliamoci chiaro, non è la stessa cosa un limite di velocità prima e dopo l’autovelox. Se prima dell’autovelox era 50 chilometri all’ora in un tratto, e nessuno lo faceva mai rispettare, per esempio un tassista o un autonoleggiatore poteva lavorare. Ma se adesso si viene a fare rispettare esattamente, come è giusto, come finalmente si deve fare, anche per iniziativa della Polizia della strada, esattamente i limiti, che però il Comune deve determinare, ci sono larghi tratti dei nostri percorsi urbani dove i limiti di velocità andrebbero probabilmente rivisti; perché altrimenti nessuno lavora più.
Allora credo che anche questo sia un tema molto importante; perché adesso siamo quasi al blocco. Cioè siamo ad operatori che vivono nel terrore e vanno a velocità di crociera, diremmo con altri mezzi di trasporto, anche meno. Come si fa? Sarebbe ora di prendere di petto questa questione, rimodulare non sulla base del lassismo e della strizzatina d’occhio, ma sulla base della costruzione di limiti seri, che abbiano una validità e una effettività per essere rispettati; e poi certamente l’attivazione, a partire da Sirio, o a finire a Sirio, non mi interessa, di tutti gli strumenti di regolazione degli accessi, dei varchi e delle velocità. Questo farebbe ridurre le multe, contemporaneamente farebbe stare più sicuri nelle nostre strade.
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