sabato 26 gennaio 2013

CIE. Il coraggio del Sindaco.

Il Sindaco di Bologna oggi va al CIE. Si vede che i cosiddetti “politici” non sono tutti uguali. Chiunque conosce un po' il mestiere sa che un bravo politicante deve fuggire i problemi, temerli come una brutta influenza, lavarsene le mani con l'amuchina, mai affrontarli. E gli stranieri portano ricchezza, checché se ne dica, ma problemi, tanti. Merola al contrario “entra”, non aggira. Vedrete le reazioni. La più diffusa sarà chiedergli di occuparsi di “noi”, non degli altri. E invece siamo nella stessa barca. Una città deve sapere anche come vivono, quali diritti e doveri hanno, tutti i suoi abitanti. Anche i clandestini rinchiusi in base a norme di dubbia legittimità democratica ed ancor più dubbia efficacia. Sotto l'onda, sempre lunghissima, della necessità di arginare il fenomeno si è arrivati per gradi a realizzare una catena di luoghi a rischio, appaltati come un servizio, al massimo ribasso dei costi. Un'infezione. Il Sindaco dirà. A noi spetta richiamare l'opinione pubblica alla consapevolezza. Non ci si separa dalla globalizzazione e dalle sue maledizioni, separando i destini. I salvati di qua, i sommersi là, oggi nei CIE. Non saranno lager ma la strada della regolazione dei flussi, del governo dell'integrazione, della prevenzione della clandestinità passa altrove. Fra i reclusi ci sono incalliti, dalla vita e dalle cattive intenzioni, disperati, donne identiche per professione e volontà a tante loro colleghe badanti che sono fuori, nelle nostre case. Spesso hanno già lavorato, qui. Altri sono fratelli e sorelle di chi vive con noi. Mettere un punto e ricominciare. Sull'immigrazione è, ancora una volta, necessario.

"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità 26 I 2013

sabato 19 gennaio 2013

Parma. Cosa ci dice.

Gli arresti di Parma, la montagna di debiti che la stritola, sono la pietra tombale di una stagione. Quella delle cosiddette liste civiche promosse e sostenute dalla Destra. I “ghiacciai eterni” della Sinistra stavano sciogliendosi -così ci ripetevano praticamente tutti, e, dal '99 bolognese a Parma, ad altre realtà, in molti scommisero su un mix di tecnicità, corporazioni e zoccolo duro berlusconiano. Alleanze sante, o almeno molto benedette. Le esperienze non sono state tutte uguali, la vicenda parmense appare veramente inquietante. Forse perché è durata molto di più. Bene ha fatto il PD parmense a chiedere una commissione d'inchiesta, per fare luce, e per recidere consuetudini che potrebbero essere vive, ancora. Il M5Stelle insiste nell'indicare nella politica “di professione” la responsabile di quanto è accaduto. E' vero il contrario, è proprio una politica debole, sostituita dagli interessi, più che civici personali e tribali, ad aver fatto il buco. Per questo si dubita che la medicina possa essere l'andar per tentativi del fragile potere grillino, del Sindaco Pizzarotti, ritrovatosi in Municipio anche per molti consensi sbarcati da una Destra in disarmo. Bisognava interpellare un'altra città, alternativa agli affari, non rinchiudersi in un piccolo cabotaggio figlio, più che dell'inesperienza, dell'angustia progettuale. Dovrà farlo l'opposizione democratica per preparare un'alternativa di valori, di pratiche, di protagonisti sociali. Troppo ha governato il peggio dei ceti abbienti, ed ora la retorica dei tanti qualunquismi. Parli, agisca la Parma del lavoro, della cultura, essenziale, per la nostra Regione, per il suo futuro.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità 19 Gennaio 2013

domenica 13 gennaio 2013

Favia e la casta degli irresponsabili.

Favia va. Via, con Ingroia. Non ne siamo contenti per la neonata coalizione dell' "estrema". Certo non è affar nostro, ma ogni colpo alla credibilità della politica ci preoccupa, ci addolora, persino. E'un colpetto, in questo caso - vista la dimensione storico-politica del consigliere regionale filmaker - ma potrebbe contribuire, con altri ben più rilevanti, a dare il senso di una campagna elettorale giocata sull'inseguimento dell'improbabile, del degradato, del futile. Berlusconi con la sua stessa re-esistenza offusca tutto il quadro. Il monitor, per meglio dire, anche quello furbastro, questa volta troppo, degli anfitrioni Santoro e Travaglio. E poi Grillo, il padre di tutti i Favia. “L'antifascismo non mi compete”(si poteva dubitarne?) attesta a Casapound. La dogana è superata: todos caballeros, dal vaffanculo al menefrego, manganelli compresi. E poi Fede, e poi, se non basta, Moggi, e poi e poi..Non si deve permettere loro di “occupare” le elezioni. Gli italiani devono darsi un governo, migliore e più giusto anche della recente amministrazione. "O la casta o l'alternativa", urlano i banner su Facebook, dove incrociano i “Mi piace” opposizionisti in buona fede e mascalzoni.
Noi siamo l'alternativa. La casta sono loro: l'Italia irresponsabile di sempre. Il più è farlo capire. Per esempio sviluppando la campagna elettorale, quella vera fra i cittadini. Tutti, non solo Bersani,  a parlare, a proporre, a convincere. Con la forza delle Primarie ma sapendo che sono già alle nostre spalle. Tornando a Favia...no, non ci torniamo. Tanti, relativi, auguri. E' sufficiente.



"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 13 Gennaio 2013

sabato 5 gennaio 2013

Il lavoro, la concertazione e la vera politica.

Parliamo di lavoro e di un buon accordo, fra Coop e Sindacato. Una rondine, d'inverno, che vola e bene. E' politica anche questa, non si preoccupi chi vede la notizia solo nelle cronache di palazzi e salotti. Monti scende, o sale, in politica. Appare, promette, esige, sorride persino. Molti cambiamenti, alcune costanti. Le ossessioni sono poche ma di frequente ricorrenza. Personali: Stefano Fassina e Vendola. Globali, per così dire: la CGIL.
Universali: la concertazione fra governo e parti sociali. Roba vecchia, definisce con il brivido della lontana primavera tatcheriana. Bisognerà farci i conti. Comunque. Questione di rapporti di forza? Certamente, ma da misurare non solo con l'abaco il giorno dopo le elezioni. Il professore sa quel che dice e, soprattutto, sa a chi lo dice. Non è solo l'Europa. Sono settori importanti dell'economia e della produzione che proprio non ci credono che dalla crisi si possa uscire senza un drastico giro di vite sui loro dipendenti e comunque, pensano, visto che ci siamo, proviamoci, nel declino, a portare a casa più che si può.
Attenzione. A questi il PD dovrà saper parlare, a chi li segue dovrà dimostrare che c'è un'altra via, che conviene a tutti puntare sullo sviluppo. E senza concertazione addio produttività e sviluppo. Questo sarà il vero punto del “confronto” con il centro, varrà di più delle complicate ambizioni dei suoi innumerevoli leaders politici. L 'accordo di Bologna  dimostra cosa si può fare quando l'impresa vuole davvero “tenere” il mercato, quando il sindacato non sta in angolo, ma tutelando indeterminati e precari. Un tassello del mosaico che va a posto.


l'Unità, 5 gennaio 2013
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari

sabato 29 dicembre 2012

Ma cos'è questa crisi'

Anche da noi non va. Si combatte di più, con la Regione, i Comuni dalla parte giusta, ma la crisi cresce. Ma cos'è questa crisi?
Dicevano che la colpa era di finanzieri malandrini, dei loro titoli tossici, ma la bomba non è la miccia. In questi anni molte micce sono state disinnescate, salvando più di una volta titoli e banche, ma le esplosioni continuano. Ci hanno raccontato che la questione non era tanto quella di suscitare nuovo lavoro, ma di regolare “meglio” quello esistente. Il mercato avrebbe pensato al resto: tutti contenti, meno diritti ma il pane assicurato. Ma a forza di ridurre i salari, a cominciare da quelli dei giovani, il monte dei soldi disponibili per il consumo si è abbassato a tal punto che si producono troppe merci, non si vendono, si chiude. Eppure insistono. Gli dai  strumenti per assunzioni flessibili o a più basso costo? Usano le partite Iva. Per giovani e per vecchi precarizzati. E poi, e poi..Oppure niente. “Se non faccio così chiudo” Una difesa non sempre insincera ma che fa aumentare la stretta a quel consumo di cui le aziende dovrebbero pur vivere. Non c'è speranza allora? Bisogna fare “reset”. Cominciare una fila, dovrà essere lunghissima, di scelte antirecessione. Nessuno sa bene come. Ma una cosa diciamo ai liberisti, a quelli più bravi, quelli che vanno scrivendo Agende, aggiungete una frase in più: “abbiamo sbagliato”. Ai nostri che stanno gareggiando per le primarie dei parlamentari (Domani andate a votare!) un augurio e un consiglio: rivolgetevi ai lavoratori, ascoltate, proponetevi di rappresentarli. Però senza i nostri “ma anche..”
La crisi corre. Basta dirne anche uno soltanto e chi l'acchiappa più..

L'Unità, 29 dicembre 2012
"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari

sabato 22 dicembre 2012

Il teatro è necessario, il liberismo no

"Il contrario"
di Davide Ferrari
[L'Unità 22 XII 2012]

2013: 250° anniversario del Teatro Comunale di Bologna. 
Fra i migliori per qualità strutturali, la sua storia è un inconfondibile melange fra la provincia, il mondo, il gusto per le novità che via via hanno dato il segno alle epoche. 
La passione per Wagner, per esempio. 
Via ai festeggiamenti, dunque?
I tempi nostri non sono quelli dei facili applausi celebrativi. 
Si sta con il cuore stretto: i soldi raccolti localmente non bastano, la riduzione dei fondi statali, che potrebbe derivarne in automatico,
condannerebbe ad un declassamento probabilmente perpetuo. 
Da centro di produzione propria, a teatro-impresario che, di volta in volta, produce ciò che è più richiesto. 
Un passaggio, comunque, di enorme rischio. 
Il sistema della Lirica è una delle colonne dell'immagine dell'Italia e della sua produzione culturale concreta. 
Una riforma per metterlo in sicurezza non può consistere solo nel ritiro del pubblico e in meccanismi premiali per chi raccoglie di più altrove. 
Così può reggere solo La Scala.
La via, se c'è, è molto diversa. 
Il pubblico adegui i suoi fondi, in cambio chieda agli Enti Locali, alle Regioni, di razionalizzare e concentrare, e, ai privati, di farsi avanti, con ritorni fiscali e di marketing garantiti dalla solidità ritrovata degli enti.
 Solo se c'è garanzia di vita si potrà, infine, avere una forte revisione contrattuale per lavoratori che già stanno facendo
rinunce. Insomma: lo Stato deve dare e programmare, proprio per tagliare sprechi e duplicità, per attirare fondi privati non residuali.
Idee vecchie come la bella Clelia del Gluck, che aprì nel '763. Oggi
che il liberismo ci accompagna a non lontanissimi default, anche nella cultura, sembrano di nuovo freschissime.

sabato 8 dicembre 2012

Pubblica istruzione e città: la vera partita.

Il Rettore Dionigi accusa: si tagliano i fondi per la ricerca. Contemporaneamente, lo Stato continua a lasciare al Comune quasi tutto lo sforzo di “gestire” l'Infanzia. E' lo Stato il vero giocatore in panchina nella partita per l'istruzione pubblica. Questo vogliamo dire agli studenti ed ai bolognesi che hanno firmato per un referendum sulle convenzioni con le materne paritarie. Nessun dubbio sulla volontà dei cittadini di difendere la scuola. Ma l'informazione è stata, fino ad ora, molto carente ed i referendari, spinti dalle loro convinzioni, hanno tralasciato dettagli e chiarimenti. Il Comune di Bologna è il primo promotore della scuola pubblica. Nonostante il capestro del bilancio, impiega somme rilevantissime per le proprie scuole e, nello stesso tempo, convenzionandosi secondo trasparenza e qualità, interviene per tutti i bambini dai 3 ai 6 anni.
Il Comune gioca per lo stesso obiettivo che si chiede nelle manifestazioni. Il referendum invece, se va in gol, rischia di segnare nella propria porta. Le convenzioni non tolgono un euro da quanto comunque il Comune può spendere per le proprie scuole ed i propri insegnanti, per legge. Senza convenzioni starebbero peggio il 30% dei bambini e, se le paritarie chiudessero, si innalzerebbe stratosfericamente la lista dei senza posto. Non si parla di esamifici per liceali svogliati, qui, ma di bambine e bambini.
La Città degli studi, per tutte le età, deve ricomporre la propria squadra e chiedere fondi adeguati.
Se c'è, fra i referendari, chi lo intende, parliamone. Far decidere i cittadini sulla base di un confronto di verità è, ora che le firme ci sono, responsabilità di tutti.

"Il contrario" rubrica di Davide Ferrari, Sabato 8 Dicembre, sull'Unità E-R.

sabato 1 dicembre 2012

2 Dicembre. Voto e regole. Perchè l'Italia cambi.


“Votate, votate, votate!” Era l'allegro tormentone finale di Canzonissima, ricordate? Ogni anno veniva coniugato con un diverso jingle. In palio i 150 milioni della lotteria di Capodanno. Un tesoro, allora, negli anni di quella antica austerity.  
Ripetiamolo anche noi. Domani in palio, nel secondo turno delle Primarie, c'è ben di più. Si tratta di nominare, con l'indiscutibile democrazia di un voto, il candidato del centrosinistra al Governo dell'Italia. 
Votate, dunque. Sì, ma chi deve votare? Per diritto di cittadinanza, alla maggiore età, elettori lo siamo tutti. Ma le Primarie in questione non sono “per tutti”. 
Non sono un autobus dove si viaggia pagando i mitici 2 euro. Si è “cittadini del centrosinistra” se ci si è registrati come tali. Conta quella firma, conta quell'intenzione. Tutto si può far meglio, certamente, ma aver composto, questa volta, l'albo degli elettori del centrosinistra è stata una decisione giusta e trasparente, un'assicurazione contro burle e brogli, un 'oasi di serietà nell'Italia delle orgette e delle feste pagate coi rimborsi spese. Tutto qui. Ti sei registrato? Allora puoi decidere di votare,
al primo e al secondo turno, solo al primo o solo al secondo, di non votare. Come desideri. Non lo sei? Niente di male, ma questa partita, evidentemente, hai deciso non fosse, ora, la tua. Dicono che così “è brutto”. Dicono “chi vuole vada”, al seggio. Sarebbe come se, in una
elezione politica, al primo turno avessero votato gli italiani  e, al secondo, si volessero aggiungere gli svizzeri. Invece, con serenità e tranquillità, domani avremo un'altra buona prova. L'Italia dei trucchi deve cambiare, finalmente.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R
1 XII 2012

sabato 24 novembre 2012

Un voto, per pretendere un domani.



Il tempo breve di questa campagna elettorale per le Primarie del Centrosinistra è già alle nostre spalle. I leaders candidati sono tornati in quest' Emilia preoccupata, ferita dal terremoto e dalla disoccupazione. Bene accolti. A cominciare, naturalmente, dal favorite son Pier luigi Bersani, con la sua provata credibilità. Non è solo la generosissima tradizione democratica della nostra terra. Si è fatta strada l'idea che queste Primarie siano la ripartenza della politica. Ce n'è bisogno e la gente lo sa, più di quanto si creda. Si comincia a capire che la partita non è tra tecnici sapienti e plebe fannullona. La crisi non si risolve risparmiando, tagliando, spendendo sempre di meno. Senza idee, senza promozione di sviluppo non se ne esce. La stagione di emergenza non finirà con il Governo Monti, i vincoli europei andranno rivisti ma oro da redistribuire comunque non ci sarà, è verissimo. Proprio per questo la politica ha un compito enorme. Tocca a lei affrontare i problemi. I banchieri e i “professori” non sono vampiri evocati da occulti poteri antipopolari, ma, quando sanno fare, sono strumenti. Non possono e non devono fare di più. La parola è a noi, scegliamo una proposta, la migliore, e diamogli la forza sufficiente per governare. Non disperdiamoci nei rivoli avvelenati delle polemiche sulle date di nascita, gli scontrini delle sale, le affluenti vuotaggini dei luogotenenti in carriera. Abbiamo capito che sono lampi di contraerea contro la speranza. Domenica le urne siano chiare, siano una voce. “Ci riguarda”, come sempre. Mai come oggi. Il nostro oggi, di persone e famiglie, che non si arrendono, che pretendono un domani.

IL CONTRARIO
di Davide Ferrari
l'Unità E-R 24 XI 2012

sabato 17 novembre 2012

Neve assassina




Sotto la neve pane, si diceva. Molto è cambiato. Ci dicono gli scienziati che non può che peggiorare. Il surriscaldamento non è un fastidio cui si possa ovviare con un condizionatore. Le bombe d'acqua, le precipitazione brevi e violentissime sono in agguato. Il gelo sconosciuto, la nevicata assassina che ferma la città è il respiro di una tigre ferita a morte. La tigre è il Polo che si scioglie. Fino ad ora abbiamo preferito non pensarci. Si parla di tutto ma di ambiente non si parla. La politica segue l'andazzo. I Verdi sono scomparsi nelle quisquilie, i partiti migliori hanno lasciato l' impegno alle associazioni tematiche. Ma i Sindaci non possono ignorare i problemi, le conseguenze dei disastri climatici. Per prevenire, almeno un poco. Per ridurre il numero degli incidenti ed abbassare i costi sociali. Fa così anche il Comune di Bologna con misure severe. Fanno discutere. “Perchè la multa se vado in bicicletta sotto il nevischio?” e via andare, con mille domande, sui divieti, sui centimetri di coltre che li determineranno. “Ho sempre fatto così, che male c'è?” Non possiamo più fare quello che abbiamo sempre fatto. Ha ragione l'Assessore Malagoli. Però la battaglia dei comportamenti è la più dura. Non bastano le ordinanze, ci vuole informazione, tempestività e partecipazione. Sul coinvolgimento delle persone, sul farsi comunità, sentiamo che c'è da lavorare. La rete, a Bologna ancora forte, dei cittadini organizzati va coinvolta prima di ogni decisione. Già si fa? Non basta mai. Siamo già al dopo? Anche fosse, coinvolgiamo. “Dopo”, cioè adesso. Varrà molto di più del timore degli annunciati 39 euro di multa.

"Il contrario".
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R 17 XI 2014






sabato 10 novembre 2012

Regioni e Stato. Presidenti più forti. Un confronto da fare.



Assolti i  Presidenti di  Puglia ed Emilia-Romagna: è molto
importante. Siamo particolarmente lieti di vedere Vasco Errani uscire
rafforzato, nel suo impegno nella ricostruzione e nelle risposte alla
crisi.  Vale la pena di fare considerazioni ulteriori. L’Italia è , da
tempo, attraversata dalla globalizzazione. Anche sulle istituzioni il
vento ha soffiato forte. E’ sembrato che il modo di farvi fronte,
senza essere travolti, fosse quello, nell’Europa governata quasi
soltanto dall’economia, di rafforzarne la guida politica e la vita
democratica e, contestualmente procedere ad un drastico decentramento
di poteri, dal centro degli Stati alle Regioni. Poi la svolta della
crisi: un Governo vero dell’Europa non c’è, mentre sembra che il
federalismo” delle Regioni lo si voglia ridimensionare.
Il Disegno di legge Costituzionale di Monti riporta al Centro settori
strategici. Pochi denari: tutto va razionalizzato. Bene. Domandiamo,
però: “L’Italia si batte per rendere più governata e democratica
l’Europa o si limita a eseguire i “compiti a casa” ? L’Italia crede ad
un modello alternativo alle secessioni, basato su un forte
decentramento?” Non vorremmo che la riduzione del ruolo delle Regioni
fosse propedeutica, paradossalmente, a nuovi allineamenti della
politica all’economia, che si teme intralciata da particolarismi e
partecipazione. Le  Regioni hanno reagito poco. Sappiamo i motivi.
Ma, senza un patto rinnovato con i territori, Governo e società si
incontreranno ancora di meno, con esiti molto gravi. La maggiore
serenità di Presidenti di alto valore come Errani e Vendola potrà
ridare spazio ad un confronto. Doveroso. Tutto da fare.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 10 Novembre 2012

sabato 3 novembre 2012

“Ma dove siamo capitati ?”



Il politico Beppe Grillo dichiara che gli esponenti, del “Movimento 5
Stelle”,  non devono mostrarle, le stellette, in Tv, se no gliene
toglie qualcuna. Aggiunge considerazioni sul "punto G", riferite, in
qualche modo, alla gentile consigliera comunale di Bologna Federica
Salsi. Un Assessore di Ferrara , del mio PD, ma  giovane e
ultrariformista, rivolge su Facebook, nel santo nome di Blair, una
violenta offesa corporale, anatomica, a Nichi Vendola. Si è scusato, è
vero, ma tant'è: Grillo sdogana, l'intendenza segue. Si dirà che in
autobus, nei cessi delle scuole, davanti alle macchinette del caffè,
nei corridoi degli uffici terziari, il linguaggio non è diverso.
L'impressione però è che una "nuova" politica sia così convinta di sé
da sopravanzare il peggio del gusto comune. Una volta si era
consociativi, lenti, un po' falsi, bulimici di rapporti
interpersonali. Forse solo per questo più educati. Oggi battono le
campagne molte armate di rivoluzionari. Vogliono cambiare tutto e
intanto sostituirsi a "tutti".  I loro fans, leggiamo sulla rete, sono
pronti a difenderli da “bieche strumentalizzazioni”. Insomma viene
sempre buono il vecchio argomento della “verità di partito”. Noi la
prendiamo male, invece. Stiamo nella politica, ma ci chiediamo: “dove
siamo capitati?”. Ma ne abbiamo viste tante, resisteremo. Una cosa non
accettiamo: che una domanda simile se la pongano, allontanandosi,
quelli, molto migliori di noi, che, gente semplice, ingenua, non
accettano che il rispetto, la convivenza con la diversità non siano i
primi valori comuni. Questi no, non avete il diritto di allontanarli.
Sono loro, qualunque età ed esperienza abbiano, il nuovo ed il meglio.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 3 Novembre 2012

sabato 27 ottobre 2012

Reagire all'antica forza, nuova, del male.




L'offesa, di Forza nuova, alle persone omosessuali e all'ambasciata di Israele è gravissima. Guai a rispondere "nel merito", argomentando con le decisioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, che da anni e anni ha esplicitamente tolto la diversità di orientamento sessuale dalle malattie. Guai a rispondere che un'ambasciata, qualsiasi, ha nelle sue normali attività quella di collaborare con manifestazioni culturali, com'è il festival “Gender bender”. Guai. Reagire non deve essere difendere. Mettersi sulla difensiva è già far vincere il male. Sì “il male”. Esiste. Ama dividere, vive nella crisi e nel dolore, muta in odio per gli altri le tasche vuote, l'angoscia del licenziamento, l'impotenza a far fronte ai bisogni della propria famiglia. La rabbia per il presente tramuta in invidia, violenta verso chi sembra accolto, chi fa, chi va avanti. La storia è vicenda di uomini e donne, sotto ogni cielo uguali, nei sogni e nei limiti. Il male aborre la storia, la cambia in complotti oscuri. Il male ha paura della cultura, insinua in chi non sa o non comprende la tentazione di divenire, grazie all'odio e nel disprezzo, superiore al sapiente. Il male odia l'uguaglianza, sogna la conformità. Il Dio che ci ha chiamato per nome, riconoscendoci differenti e persone, tutti suoi figli, è, per lui, una
menzogna giudaico-cristiana. Usa il suo nome, invece, traviandolo, in "sacre" unzioni di capi e di schiavi, di dominatori e di arresi. Reagire. Facendoci uguali, ai gay della Salara, agli ebrei di ogni tempo, ad ogni popolo. Mettersi a lato di chi è sotto la scure, dichiarandoci parte di lui, oggi, nell'urgenza della risposta, domani, sempre.

Il contrario
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R, 27 Ottobre 2012

sabato 20 ottobre 2012

Primarie. Se no, no




Le primarie, pian piano, si stanno imponendo nell'immaginario italiano. Merito esclusivo del PD e dei suoi vari direttissimi predecessori. Merito? Sì, in un sistema bloccato e distante, pur con tutti i limiti e gli inquinamenti che sono loro propri, le primarie aiutano la partecipazione e legano i cittadini alla "Cosa pubblica", alla Repubblica. I contendenti, però, se devono, adesso, portare acqua al proprio mulino non dimentichino che, dopo pochi mesi, si ritroveranno dalla stessa parte di chi ha prevalso, volenti o nolenti. Nello stato delle cose presenti, con la crisi alla gola, difficile pensare che in caso di sconfitta alle primarie, si possa puntare sulla rovina del vincitore alle “secondarie”, cioè alle vere. Non c'è molta acqua per la politica, prosciugarla nei veleni lascerebbe solo un deserto, dove solo ben altre specie potrebbero sopravvivere. L'Emilia-Romagna, per tutto il centrosinistra, conta ancora più di qualcosa. Da qui si chieda, con fermezza, che si interrompano le campagne, il dileggio, contro i singoli dirigenti. Quella contro D'Alema è stata particolarmente insistita e sguaiata. Nello stesso tempo, non prima e non dopo, termini ogni delegittimazione degli sfidanti. Le nostre primarie non sono e non possono sembrare mai la ripetizione farsesca del “Riccardo III” di Shakespeare, tutto odio e disprezzo. Quel cattivissimo Re chiudeva implorando un “cavallo” in cambio del suo regno, una via d'uscita. Saremo noi, cittadini, militanti, elettori, a doverlo fornire, il cavallo, a chi vince, ed anche ad aiutare a rimontare in sella gli sconfitti, dopo questo primo voto. Lo faremo se motivati da una stima accresciuta, se no, no.

“Il contrario”
Rubrica di Davide Ferrari

L'Unità E-R, 20 Ottobre 2012

sabato 13 ottobre 2012

Haller, il nostro tedesco

Bologna è la città della Resistenza e del martirio. Marzabotto è sulle
sue montagne. Quando Helmut Haller vi giunse erano passati appena 17
.anni dalla Liberazione.
I bolognesi sapevano che la Germania non poteva ridursi  agli orrori
nazisti. Wagner da sempre è amato dal loggione del Comunale,  Goethe
passando a Loiano, si vide dedicare tutto, compresi zuccherotti e
torte montanare. Ma poteva essere un rischio impiantare, qui, un
calciatore tedesco.
Come avrebbe reagito  il “Senato” del Bar Otello, ma ancor più il
popolo largo, quello che ricordava le voci spietate, i
rastrellamenti, i corpi dei seviziati?
Haller poi era proprio tedesco, biondissimo, impossibile mimetizzarlo.
Il suo gioco, fantasia, luce,  realizzazione, sciolse ogni dubbio.
Un grandissimo. Qualcuno cominciò a chiamarlo "la perla bianca". Erano
gli anni di Pelè, la perla nera. “Helmut è di quella categoria”, si
diceva. Era vero, ma non riuscì a vincere ai Mondiale. Non fu colpa
sua. Dopo la vittoria rossoblu nel '64, suoi dovevano essere quelli
d'Inghilterra. Nel '66, a Wembley, lo fermò solo l'arbitraggio. Poi
andò alla Juve. anni vittoriosi. Ma Haller è sempre stato nostro, di
Bologna, non si discute.
Il suo carattere gioviale, curioso dei sapori della vita, dalla
gastronomia alla cultura, cambiò l'immagine stessa della Germania, in
città, forse in tutta Italia. Il nazismo ha portato  sterminio, ma i
tedeschi sono come tutti. Non sono  nemmeno come quelli che
perseguitano Fantozzi intimandogli silenzio e diete. Sono, anche, come
Helmut, con la sua pancetta simpatica che ogni anno cresceva e che
tutti perdonavano. A lui, il nostro tedesco. Una forza amica, che già
ci manca.

"Il contrario" rubrica di Davide Ferrari
l'Unità E-R 13 Ottobre 2012

sabato 6 ottobre 2012

Le spese in Regione e la necessità di volare.

L'intervento
di Davide Ferrari

Le spese in Regione e la necessità di volare.

Il Governo taglia i fondi ai “politici” delle Regioni. Fa bene.
Benissimo. Non è senza motivo, però, ricordare che molti contenuti del
nuovo provvedimento riprendono le regole che si è data
l’Emilia-Romagna. Evidentemente, se oggi tutti applaudono all’operato
del Governo, queste misure della nostra Regione erano giuste. Eppure
non le abbiamo viste sottolineate, negli infiniti commenti sulla
verifica degli scontrini. Non ci stupisce e non vogliamo abbaiare alla
Luna. Va così. Bisogna dimostrare, sul campo, credibilità e onore.
Nulla è scontato, nulla è garantito. Avevamo chiesto, sull’Unità,
misure drastiche, nazionali. Stanno arrivando. Ora si può andare
avanti. I demagoghi sono un pericolo, come gli scialacquatori.
Talvolta capita che coincidano, se le ultime cronache locali non sono
troppo ingenerose. Non è a loro che dobbiamo rendere conto, ma ai
cittadini. Ci vuole attacco e ci vuole difesa. Sì, difesa: delle cose
giuste, di ruoli che sono importanti per tutti. La diversità positiva
dell’Emilia-Romagna cesserebbe davvero nel momento in cui si
accettasse di ridurre al niente programmi e progetti. Se gli stolti
insistono a criticare la cosiddetta politica estera della Regione,
bisogna reagire. I fondi europei, e gli investimenti privati, non
arriveranno se si tagliano i ponti con Bruxelles, se non si mette più
il naso fuori di casa, per non addebitare i biglietti aerei. Volate in
Ryan Air, con le aviolinee di Filini e Fantozzi, ma volate, cari
governanti regionali. Guai se vi metteste a contare e ricontare le
notule con gli ex sodali di Favia. Allora sì che dovremmo chiedervi i
soldi indietro. Tutti. Perchè a nulla servireste.

L'Unità E-R, 6 10 2012

lunedì 1 ottobre 2012

Costi della politica. Una risposta definitiva.

Il contrario
Davide Ferrari



135.000 persone in Emilia-Romagna non hanno i soldi per comprare il cibo necessario, in un’Italia dove si ritiene trendy bandire un  concorso per l’unemployee of the year, il disoccupato dell’anno. Non c’è da stupire se i “costi della politica” suscitano sdegno e rivolta.
C’è chi ci marcia. Quest’ultima campagna, iniziata per la polvere alzata dalle tuniche svolazzanti negli immondi festini  del Lazio, non vorremmo finisca con ulteriori tagli alla sanità ed al sociale. In Emilia-Romagna si fa meglio e con meno. Si sono già aboliti i vitalizi, si riduce, si assicura una trasparenza prima, probabilmente, insufficiente. Non può passare l’idea che ogni cambiamento in meglio valga soltanto come ammissione di ritardi precedenti. L’Emilia-Romagna prosegua nel cambiamento.  Tuttavia l’impressione è di essere sotto un bombardamento. Le indagini in corso sono raggiunte da altre, dichiaratamente di “ricerca”. Come a dire:”cerchiamo e troveremo”. Serve, in tutta Italia, una drastica risoluzione del problema. Vogliamo essere chiari. Sarà anche giusto mettere in rete gli scontrini del bar, ma-ecco un'idea!- bisogna  decidere che gli stipendi politici, tutti, non superino una quota similare a quella di un normale salario medio dirigenziale, benefit compresi. Chi prende meno non cresca. Per gli altri : scendere. Neanche un Euro in più. Non è giusto che una elezione assicuri il benessere a vita. Ci vuole un patto con i cittadini, basato su una cifra credibile, fissata una volta per tutte, da far loro spendere in cambio di una politica dedita ed efficiente. I demagoghi non ci staranno mai, gli altri siamo sicuri direbbero di sì.
L'Unità E-R, 29 Settembre 2012

sabato 22 settembre 2012

Se manca il lavoro, la riforma fa male.


Ci vorrà tempo per capire gli effetti concreti di una riforma complessa, come quella “del lavoro”, di Monti e Fornero. Ci si attendeva un duro contraccolpo, in licenziamenti, dovuto alla parziale “sterilizzazione” dell'articolo 18. Forse è troppo presto per dirlo, ma le conseguenze più negative sembrano invece giungere dal versante “dell'entrata” nel lavoro stabilizzato. Diranno gli esperti. Salta agli occhi, tuttavia, un grave limite di tutta questa vicenda “riformatrice”. La crisi non dà tregua e le necessità di forza lavoro si riducono in ogni settore e, più o meno, ad ogni livello di qualifica. Questa legge è figlia invece di una lunga serie di teorizzazioni, tutte basate sull'idea che il mercato possedesse una naturale tendenza all'espansione, sempre troppo frenata dai famosi “lacciuoli” normativi. Teorie invecchiate inesorabilmente e oggi smentite dal baratro vertiginoso nel quale viviamo. Fornero le ha invece seguite, sospinta dalla necessità – dichiarata imperiosa – di dare segnali “ideologici” ai mercati. Compensare poi diritti persi in tema di licenziamento con rigidità, difficili nella crisi, nelle forme di assunzione è stato un po' come sommare i fischi coi fiaschi. L'economia reale, come sempre, si vendica, anche nel nostro territorio. Giungono notizie circa il rapido disfarsi, da parte di molte imprese, di propri dipendenti, prima di doverli assumere in via definitiva con le forme più rigide adesso previste. Che fare, allora? Bisogna creare lavoro. Senza questa priorità tutto il resto assomiglia all'agitarsi delle creature dell'apprendista stregone. Alchimie ed impiastri sul come si deve assumere e licenziare non possono sostituire la crescita. Se la politica vuole riconquistare credibilità, sarà bene se ne accorga. Alla svelta.

"Il contrario" rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R
22 settembre 2012

venerdì 14 settembre 2012

Feste giovani, commenti ammuffiti.



Resistono. Attese da decenni a dar prova, con il loro collasso, dell'ineluttabile scomparsa del partito di massa, le Feste perdurano, mentre si consumano rapide le ere geologiche della politica. E' che, a frequentarle, male non si sta, ed a farle si fatica, ma ci si diverte. Tutto qui. I motivi? 1)Nelle Feste, pur commerciando e ristorando, non è il denaro l'unico padrone. I soldi, oggi lo sanno tutti, tranne Oscar Giannino, quando comandano, fanno la felicità solo di chi ne ha troppi. 2)Le Feste consentono l'espressione di capacità che la vita lavorativa nega o limita. Lì opprimono immeritevoli gerarchie . Qui si sentono meno. Chi si impegna conta, anche se non ha preso la laurea in Albania. Non foss'altro perchè è difficile sostituirlo.
 Nel partito che le promuove c'è chi si scandalizza se Matteo Orfini scrive che, in politica, bisogna essere anche “contro”, avere un nemico. Eppure chi si sente ostile al PD non manca. La serena accoglienza a Renzi è stata giudicata il segno di uno sfacelo, dello sfondamento dei media nello zoccolo duro. Era curiosità di chi, sempre, ha voluto vederne tante. Nessuno creda, tantomeno il Sindaco fiorentino, di avere l'anima di questo popolo in tasca. Taccuini al vento, si va in cerca di veterani turbati dall'intimo di sfratto dall'albero genealogico rivolto da qualcuno a Togliatti. Invece, del caso, nulla importa a nessuno. A Bologna M5 e NoTav sgangherano? Dopo qualche parola (“Non toccateci Bersani!”) si è ripreso a lavorare. E si è trovato il tempo  per entusiasmarsi con Bauman e Morin. Molti i giovani si potrebbe aggiungere, ma come sa di muffa questa frase, le Feste non la meritano.

"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
14 Settembre 2012




venerdì 7 settembre 2012

Dopo Favia.


Parlare ancora di Favia, E' giocoforza. La notizia ha le sue leggi. Al netto di una vertiginosa imperizia, il consigliere regionale di Grillo, ha detto, fuori onda, la verità. Il Movimento 5 Stelle non è un luogo collettivo, di partecipazione. E' una impresa mediatica governata da un guru, del quale tra l'altro, Favia, e sodali, probabilmente mitizzano eccessivamente le qualità, cattive e buone. Se è così, Grillo non è la risposta alla richiesta di cambiamento, è all'interno del problema che la origina. Freddo affaire di minuscoli  telefoni rossi e verbi all'imperativo, questo grillismo. E' una stazione della via crucis verso il fondo di una vita politica che, fra calo della partecipazione, gestione malversata, o comunque in mani ristrette, dei soldi pubblici, ascesa di improvvisati e controriforme elettorali, ha visto i poteri sempre più personalizzati, opachi, lontani e autoritari. Cosa si può fare allora? Per Casaleggio è facile. Gli basterà pubblicare nel blog del suo UFO-robot il filmato di Favia all'incontrario. Prima l'outing e poi le lisciate ai capi, l'onda seguirà il fuori onda e tutto tornerà a posto. La strada è più lunga per noi, per chi vorrebbe pulizia e democrazia, tutte e due. In questo “noi” comprendo anche molti passati dal 5Stelle, di buona fede e di troppe malriposte speranze. Noi dobbiamo fare la strada all'inverso . Dall'antipolitica con seggio assicurato alla buona politica, dall'alto al basso, dall'invettiva all'idea. Non illudiamoci, anche questi episodi, tristi come la lingua di Favia, indurranno scoramenti e abbandoni. Invece è urgente partire, senza aspettare che albeggi, subito, fin da questa notte delle coscienze. 


"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità E-R
7 Settembre 2012